, con tutta probabilità, non giocherà più nel Torino. Il suo destino è stato scritto mercoledì 6 gennaio, allo stadio San Paolo: dopo il calcio di rigore realizzato contro il Napoli, da buon ex lattaccante granata non ha esultato, come da consuetudine.

Non solo: ha anche giunto le mani e si è inchinato davanti ai tifosi partenopei. Un gesto che, come ha ampiamente spiegato su Facebook, significava un voler mettere fine alle tensioni createsi al tempo del suo addio, nel 2010. Un gesto che, agli occhi dei tifosi del Torino, ha invece significato una scusa per aver segnato contro una ex. E allora, apriti cielo: domenica, contro lEmpoli, Giampiero Ventura non lo ha fatto giocare. Non cerano le condizioni ha detto, e aveva ragione perchè i tifosi hanno esposto eloquenti striscioni facendogli ampiamente capire di non essere più desiderato. Non esulti dal 2001, i tifosi del Torino hanno ricordato a Quagliarella; una forzatura, ma è vero che lattaccante stabiese ha scelto di non esultare dopo i gol alle ex squadre, e se in undici stagioni hai vestito le maglie di sei squadre di Serie A (più altre due nelle serie minori) è piuttosto facile ritrovarsi a giocare contro una delle tue formazioni del passato.



Ai tempi, a precisa domanda, Quagliarella aveva risposto che la sua scelta gli aveva fatto guadagnare il rispetto dei suoi vecchi tifosi, una cosa per lui molto importante; peccato che questo gli sia costato molto in termini di rapporto con i supporter della squadra per cui attualmente gioca, e probabilmente la fine dellesperienza nel Torino, con cui è cresciuto nei primi anni da calciatore. Il punto di tutta la vicenda è un altro: lungi da noi giudicare le scelte di Quagliarella, ma in un calcio come quello di oggi non esultare contro le ex è fuori posto. Tutti ricordiamo le lacrime di Gabriel Batistuta dopo il tiro sotto la traversa contro la Fiorentina; ci commuovemmo, perchè era il pianto di un calciatore che a Firenze aveva lasciato cuore e anima, e quella rete pur rendendolo felice per la sua Roma era una sorta di pugnalata, e gli fece male sul serio.



Ma oggi? Quagliarella ha giocato una stagione nella Sampdoria, due nellUdinese, solo una nel Napoli (che pure significa qualcosa anche per la sua origine); e ci sono calciatori che non esultano e quasi si scusano per un gol a una squadra che li ha ospitati per sei mesi, magari in prestito. Questo è il problema: segnare e non esultare è diventato moda, vezzo, consuetudine non troppo pensata. In questo modo anche un gesto sincero e pensato, come può esserlo quello di Quagliarella, svanisce e appassisce di fronte alla miriade di emuli. In questo modo anche una reale e sincera contrizione, per un rapporto particolare e stretto (ricordate il Miccoli che fece gol al Lecce?), diventa una non esultanza tra le molte.



Forse sì, forse hanno ragione i tifosi del Torino; forse ha ragione Quagliarella, felice dentro di sè ma senza volerlo mostrare, anche perchè ognuno in fondo è libero di fare come meglio crede, l’importante è che in campo dia tutto. Forse hanno ragione tutti o non ha ragione nessuno, ma una cosa è certa: se per una non esultanza si è costretti a fare armi e bagagli, allora qualcosa non funziona.

(Claudio Franceschini)