Battendo lo Spezia per 2-1, l’Alessandria ha raggiunto la semifinale di Coppa Italia. Un’impresa assolutamente clamorosa, considerato che il glorioso club piemontese è attualmente in Lega Pro (dopo 18 giornate è secondo con 32 punti, a meno 3 dalla capolista Cittadella). L’ultima squadra di terza divisione a raggiungere questo traguardo era stato il Bari allenato da Bruno Bolchi, nel 1984: da segnalare che la semifinale casalinga non verrà giocata al ‘Moccagatta’, capiente solo per seimila posti, ma l’Olimpico di Torino. 



La gara del Picco era iniziata male per gli ospiti, sotto a causa di un rigore causato da Celjak e trasformato da Calaiò. Dopo molte fasi alterne, a decidere la contesa è stata la decisione di Gregucci di immettere finalmente Bocalon. Proprio l’attaccante di scuola interista, infatti, nel finale ha prima pareggiato e poi messo a segno la rete vincente quando era già iniziato il recupero. Un risultato che però non può essere considerato clamoroso, visto quanto combinato in questa edizione di Coppa Italia dall’Alessandia.



La partita vinta in Liguria rappresenta infatti l’ultima tappa di un cammino iniziato il 2 agosto, quando la squadra allenata da Angelo Gregucci ha battuto in casa l’Altovicentino con il risultato di 2-0. Nel secondo turno i grigi hanno quindi sconfitto la Pro Vercelli in un derby d’altri tempi, superando gli avversari per 2-1 in trasferta, per poi andare a battere a domicilio la Juve Stabia, stavolta con il minimo scarto. Ai sedicesimi di finale è stato poi il Palermo a cedere il passo all’Alessandria, in una partita disputata al Barbera e terminata 3-2. Gli ottavi hanno quindi visto i mandrogni violare il campo di Marassi, ai danni del Genoa, con un 2-1 arrivato al termine di una gara molto intensa e spettacolare. Infine i quarti, che ha visto i piemontesi violare il Picco contro uno Spezia che pure era riuscito ad eliminare la Roma negli ottavi.



Ora l’Alessandria si appresta a sfidare il Milan, in una doppia semifinale che vedrà ancora una volta i ragazzi di Gregucci partire con il pronostico avverso. Considerato quanto fatto sin qui, i rossoneri non potranno però permettersi di sottovalutare gli avversari se non vorranno incappare in pessime sorprese. Il cammino inanellato nella seconda competizione nazionale conferma peraltro quanto di buono sta facendo la squadra in questa stagione. In Lega Pro, infatti, l’Alessandria è sinora seconda in classifica, a tre punti dalla capolista Cittadella, quindi con buone speranze di tornare in quella Serie B dalla quale il glorioso sodalizio piemontese manca ormai da decenni.

La squadra ha i suoi punti di forza nel difensore Santiago Morero, nel centrocampista Adriano Mezavilla e nell’attaccante Riccardo Bocalon. Il primo è un roccioso difensore argentino che ha giocato anche nella massima serie, vestendo con profitto le maglie di Udinese, Chievo e Siena. Mezavilla è invece un centrocampista brasiliano che negli anni passati si era già messo in mostra per la proprietà di palleggio e le doti geometriche nello Juve Stabia, in Serie B. Infine Bocalon, attaccante di 26 anni ormai noto come elemento di categoria, grazie alle tante reti realizzate negli anni passati con le maglie di Venezia e Prato. Anche in questa stagione sta confermando il suo fiuto del gol, con 10 reti che sono risultate molto preziose nell’economia del gioco alessandrino.

Altri elementi che sono riusciti a farsi notare quest’anno sono il roccioso difensore croato Vedran Celjak, un passato nella massima serie del suo paese, e gli attaccanti Manuel Fischnaller e Antimo Iunco. In particolare il secondo si è fatto anche notare in massima serie con la maglia del Chievo Verona, mentre Fischnaller ha indossato la maglia della Reggina in serie B. Tra i più giovani, oltre al portiere Gianmarco Vannucchi in prestito dalla Juventus (classe 1995), si sta facendo notare l’esterno offensivo Manuel Marras, ventiduenne prelevato proprio dallo Spezia. Una squadra quindi senza grandi stelle, che però Gregucci ha saputo forgiare alla perfezione, puntando su…

…agonismo e corsa, ovvero le doti che fecero grande nel passato l’Alessandria. Va infatti ricordato come il sodalizio piemontese sia stato una stella di prima grandezza del calcio italiano negli anni tra i due conflitti mondiali. Nel corso degli anni ’20 i grigi produssero una lunga serie di atleti capaci di vestire la casacca della nazionale italiana, a partire da quell’Adolfo Baloncieri che dopo essersi rivelato ad Alessandria, andò a costituire il trio delle meraviglie al Torino insieme a Libonatti e Rossetti.

Altro grande fuoriclasse forgiatosi con la maglia dei grigi fu poi quel Giovanni Ferrari che sarebbe negli anni ’30 diventato una colonna della Juventus e della nazionale che vinse i Mondiali del 1934 e 1938. Non va poi dimenticato Luigi Bertolini, altro punto di forza della nazionale di Pozzo, mediano capace di rompere il gioco avversario e di impostare il proprio con analoga efficacia e ultimo epigono di una scuola dominante nel periodo in questione. Oltre a loro vanno poi ricordati una lunga serie di giocatori ormai entrati nel mito, a partire da Avalle, Cattaneo e Banchero.

Nella seconda metà degli anni ’30, con l’avanzata del professionismo, l’Alessandria perse però a poco a poco l’efficienza dimostrata nel decennio precedente e dovette adeguarsi ad una nuova dimensione, quella della provinciale di lusso, detenuta sino alla fine degli anni ’60. Una dimensione che vide il club piemontese ancora protagonista in Serie B, prima di affondare definitivamente nel calcio semiprofessionistico, dal quale non è più riuscito a risollevarsi. Ora, però, proprio le imprese inanellate in questa edizione di Coppa Italia sono finalmente riuscite a riportare i grigi alla ribalta, facendo nuovamente parlare di un sodalizio che ha scritto alcune delle pagine più belle del calcio italiano dei pionieri.