Campionato di Serie A in pausa: ne approfittiamo per un focus dedicato ad uno dei ruoli più particolari del calcio. Quello del portiere che quest’anno ha riaffermato interpreti conosciuti ma anche portato alle luci della ribalta nuovi personaggi. E’ il caso di Gianluigi Donnarumma, che a sedici (!) anni si è ritrovato titolare nel Milan; la ‘vecchia guardia’ invece è ancora guidata da un altro Gianluigi, quel Buffon che vent’anni fa esordiva in Serie A. Per parlare dei portiere nel campionato italiano ilsussidiario.net ha intervistato in esclusiva Felice Pulici, numero 1 scudetto con la Lazio nel 1974.



Buffon è ancora il numero 1 per eccellenza del calcio italiano? Direi di sì ma lui ormai è fuori categoria, sta alla categoria dei portieri un pò come Roma a quella delle grandi città del mondo…

Cosa si aspetta ancora da lui? Che possa aiutare altri colleghi a crescere, che dispensi un pò dei suoi segreti a qualche prospetto più giovane. Anche se poi lui parla anzitutto con le prestazioni in campo e la serietà in allenamento.



Quest’anno ha esordito Gianluigi Donnarumma: sarà lui il suo erede? Per quello che ha fatto vedere finora si può ipotizzare per lui un futuro da ‘nuovo Buffon’. Difende la porta del Milan e ha 16 anni, un dato incredibile.

Nel panorama nazionale quali altri portieri vede particolarmente bene? Per il momento penso che se parliamo di potenziali eredi di Buffon il nome di Donnarumma sia quello più credibile, ha esordito in Serie A senza battere ciglio eppure per l’età che ha dovrebbe giocare negli allievi.

Quali sono i portieri in grado di raccogliere il testimone da Buffon per la Nazionale? Mi piace molto Marco Sportiello dell’Atalanta, non è nemmeno troppo reclamizzato ma sta offrendo un rendimento costante, ha parato più di un rigore e per l’Atalanta è una sicurezza.



In una nazione da sempre patria di portieri cerchiamo sempre più numeri 1 stranieri, come mai? Può darsi anche che dipenda dal fatto che all’estero hanno imparato molto da noi ed emergano sempre più portieri di valore. Anche in nazioni come il Brasile, che da sempre sfornano più giocatori di movimento, stanno imparando ad allevare i portieri nel migliore dei modi. Ai miei tempi c’era Gilmar ma era quasi un caso isolato, le cose però sono cambiate…

E’ anche una questione di cultura calcistica in Italia? E’ cambiato il modo di giocare ma il portiere ha sempre un suo valore: è un ruolo particolare, molto delicato e fondamentale. E’ anche vero che non curiamo molto i vivai, cosa che fanno nelle altre nazioni, dove si guarda anche al ruolo di portiere.

Quali sono stati i più grandi numeri uno del calcio italiano di tutti i tempi?

Direi anzitutto Giorgio Ghezzi che era il mio idolo, poi non posso non citare Enrico Albertosi, Dino Zoff, il ‘Giaguaro’ Castellini. Andando più indietro nel tempo c’era Sentimenti IV, che però non ho mai visto giocare.

In questa graduatoria dove si può inserire Felice Pulici? Sono stato il portiere titolare della Lazio campione d’Italia nel 1974, un ottimo portiere ma non come quelli che ho nominato.

Tornando a Buffon invece, qual è il suo posto tra i portieri della storia? Lo metto al fianco del leggendario Lev Jascin, che per oltre vent’anni ha difeso la porta della Dinamo Mosca ed è stato l’unico portiere ad aver vinto il pallone d’oro.

E lo spagnolo Ricardo Zamora? Di lui si sono dette tante cose, ha giocato dagli anni ’10 ai ’30 del secolo scorso ed è più difficile paragonarlo ai portieri dei decenni successivi.

Cosa fa grande un portiere? Anche la squadra che gli sta davanti perché nel calcio non si vince da soli, a livello tecnico e mentale la capacità di intervenire in qualsiasi momento della partita a prescindere da quanto è successo prima, per capirci anche al 94′ minuto.

Quali sono stati i suoi maestri? Tommaso Maestrelli, allenatore di quella Lazio che arrivò fino allo scudetto e Bob Lovati, che era il vice e preparatore dei portieri. Mi aiutava molto e con le sue dritte sono migliorato.

Cosa ha imparato da loro? Anzittutto una cosa che col passare degli anni ho riscoperto come sempre più vera: la forza di un portiere non risiede solo nella sua preparazione fisica ma anche in quella mentale, che gli consente di affrontare al meglio le diverse situazioni di gioco.

(Franco Vittadini)