Scrivere qualcosa su Alex Zanardi è difficilissimo e facilissimo allo stesso tempo. Difficilissimo perché ricadere nella retorica e nella banalità con lui è molto semplice. Facilissimo perché gli spunti che ti regala, semplicemente trascorrendo qualche ora insieme, sono infiniti. Però oggi non era possibile non scrivere nulla. Il motivo? Semplice. Alessandro Zanardi da Castel Maggiore compie 50 anni. Questo eterno ragazzo della provincia di Bologna ha riscritto tante volte la storia dello sport e soprattutto quella dei limiti umani. Se guardiamo semplicemente gli ultimi mesi della sua incredibile esistenza, è stato capace di vincere tre medaglie alle Olimpiadi di Rio (due ori e un argento), di tornare a correre con una BMW M6 GT3 al Mugello e vincere gara due domenica scorsa dopo che non guidava un’auto da corsa da più di un anno e scrivere un emozionante libro con Gianluca Gasparini (il secondo insieme) dal titolo “Volevo solo pedalare…ma sono inciampato in una seconda vita”. E vorrei partire proprio da un passo del suo ultimo libro, fresco di stampa, per raccontare questo incredibile campione. “La verità è che il mondo è pieno di persone meravigliose capaci di ispirare gli altri. Io sono solo più esposto, più spesso sotto i riflettori. E chi dice: ‘Cavolo Zanardi, come ragiona bene, io al suo posto non ne sarei capace’ si sbaglia. Siamo circondati da esempi, non è necessario andare a vedere proprio uno come me”. E ancora. “La mia storia è bella e forte perché ha un percorso romantico, solo da raccontare: mi sono rimesso in piedi, sono tornato a correre in auto e vincere in un mondiale, quello Turismo, contro dei normodotati e poi ho conquistato le medaglie alle Olimpiadi. C’è un lieto fine che vorresti trovare in ogni film. Ma credetemi, ce ne sono tanti altri di esempi. Come è più di me”. In queste poche righe c’è tutto Alex. Un uomo che riesce a raccontare imprese epiche come se si trattasse di una partita di carte al bar con gli amici. E che stando sempre “con i piedi per terra”, come ricorda con un pizzico di ironia ogni volta, ti rammenta che lui è una persona fortunata. Che sia nella prima vita che nella seconda è riuscita a realizzare i suoi sogni. La sua filosofia è semplice e lo ha ricordato in un bellissimo cortometraggio che si trova su YouTube in cui commenta il trionfo Olimpico di Londra 2012 così: “Non sono salito sulla mia bicicletta perché volevo andare a Londra e vincere, ma ho vinto perché volevo stare sulla mia bicicletta”.
Un’equazione semplice che nasconde una passione infinita per quello che si fa e la consapevolezza (quando stai con lui lo dice sempre) che i limiti dell’uomo, anche quello colpito da malattie o incidenti come il suo, sono solo quelli che lui si pone, non quelli che la sorte gli presenta. Quando sta in mezzo ai ragazzi disabili della scuola di SciAbile di Sauze d’Oulx, è capace, in mezza giornata, di trasmettergli una fiducia nella vita che si portano a casa e consente loro di vedere il futuro sotto una luce diversa. Non diventano tutti campioni e solo pochissimi possono anche solo pensare di ottenere risultati lontanamente paragonabili ai suoi. Ma non è questo che importa. Importa che una ragazza come Carlotta Visconti, ad esempio, colpita da tetraparesi spastica e che scia a Salice dal 2003, incarnando lo stesso spirito sia diventata un’atleta della nazionale italiana di boccia Paralimpica. Il messaggio è questo. Non fermarti. Prova a pensare dove puoi arrivare, nonostante tutto. Non rassegnarti. Lui è sicuramente (insieme a Bebe Vio) famoso e conosciuto. Ma ci sono tante storie simili alla sua e i recenti giochi Paralimpici lo hanno dimostrato. Alex aggiunge poi una parlantina straordinaria e un senso dell’umorismo unico. Una sera mi è capitato di stare con lui ad un evento e sentirgli dire a Paolo Rossi, il bomber italiano del Mondiale del 1982 in Spagna: “Sai io di calcio ho sempre capito poco e ho sempre giocato male. Fai conto che ho più sensibilità nei piedi oggi che prima dell’incidente!”. Non vi dico la faccia di Pablito. Lo stesso è accaduto lo scorso weekend al Mugello quando sabato sera ha scoperto di essere febbricitante prima di gara due: “Colpa mia – ha dichiarato – ho camminato a piedi nudi nella pioggia e mi sono raffreddato”. “La cosa bella – ha scritto in chiusura del suo libro – è che a cinquant’anni sono ancora qui a divertirmi, con tanti progetti da inseguire. Ci saranno di certo: il giorno in cui il fisico non mi consentirà più di fare sport ad alto livello mi inventerò qualcosa di diverso”. Buon compleanno Alex da Castel Maggiore!