E’ la ragazza dell’impossibile, perchè nella sua vita è stata capace di compiere imprese incredibili. Beatrice Vio è diventata un simbolo dello sport italiano e non solo, con quel suo oro nel fioretto individuale alle Paralimpiadi di Rio che ha esaltato tutti. Lei la scherma c’è l’ha nel sangue, è una vera campionessa se si considera che è anche detentrice del titolo mondiale. E ha solo diciannove anni. Simpatica, estroversa, un simbolo per tutti gli atleti italiani che hanno partecipato alle scorse Paralimpiadi di Rio. Una “Ragazza magica”, come la canzone che Jovanotti le ha dedicato. Beatrice, un personaggio di cui sentiremo parlare ancora per tanto tempo… per ripercorrere le emozioni delle Paralimpiadi e non solo ilsussidiario.net ha intervistato in esclusiva proprio Bebe Vio.



Sensazioni, emozioni, qual è il tuo ricordo della tua medaglia d’oro di Rio?

So di aver urlato tantissimo, riguardando un video mi sono resa conto che ho gridato anche più di quello che credevo… praticamente non finivo più! E di aver pianto per l’intero palazzetto! La tensione era tantissima e dopo aver dato la stoccata decisiva non ho capito più niente!



Hai usato una tattica particolare per battere in finale la schermidrice cinese Zhou Jingjing?

Nessuna tattica, in quei momenti devi cercare di mantenere la concentrazione ai massimi livelli e cercare di essere più veloce dell’avversaria.

Eri la favorita: come hai saputo mantenere la concentrazione in tutte le Olimpiadi?

La pressione era molto forte e le settimane precedenti non ho potuto allenarmi molto perché mi ero fatta male alla spalla. È stata dura rimanere concentrati ma ce l’abbiamo fatta, soprattutto grazie allo stupendo team che ho alle spalle e che mi aiuta tantissimo!

Contenta di essere stata portabandiera dell’Italia della cerimonia di chiusura?



Contentissima! È stato un onore essere scelta dal Presidente del CIP Luca Pancalli come portabandiera. Entrare al Maracanã seguita da tutti gli atleti italiani e sventolando il tricolore fa un certo effetto…

Eri già stata a Londra tra i tedofori: cosa vuol dire partecipare alle Olimpiadi?

Le Paralimpiadi di Londra sono state un assaggio perchè all’epoca non ho gareggiato, ho solo fatto da tedofora in qualità di futura atleta alle Paralimpiadi. Rio invece è stata un’esperienza pazzesca! Ho vissuto a pieno ogni singolo instante, si respirava felicità e solidarietà in ogni angolo. Bellissimo!

Punti a Tokyo 2020?

Che domande, certo! Speravo di concludere la mia carriera con Roma 2024 ma purtroppo forse non potrà essere così. Tokyo comunque rientra senza dubbio tra i miei piani!

Campionessa del mondo e olimpica, hai tirato scherma a scopo pubblicitario con Valentina Vezzali: è lei il tuo modello?

Conosco Valentina Vezzali ed è una grandissima atleta, la ammiro molto! Ha avuto una carriera davvero invidiabile e sarebbe un sogno riuscire a replicarla!

Come hai iniziato a fare scherma?

Ho iniziato a fare scherma quasi per caso, a 5 anni. Mi avevano portata in palestra qui a Mogliano per provare pallavolo ma, finita la lezione, ho attraversato il corridoio e sono rimasta folgorata da questi ‘zorro’ vestiti di bianco che si stavano allenando… c’è poco da fare, è stato amore a prima vista!

Quanto conta lo sport per persone portatori di handicap, consigli di farlo a persone nella tua condizione? 

Lo sport migliora la vita di tutti, disabili e normodotati! Ti aiuta a socializzare, a credere in te stesso e a porti degli obiettivi per migliorarti poi sempre di più. È un elemento fondamentale della mia vita e vorrei che lo fosse anche per molte altre persone.

 

Ci puoi parlare dell’iniziativa della tua famiglia di art4sport, di questa Onlus di valore sociale così importante? 

Art4sport è l’Associazione ONLUS che abbiamo creato insieme ai miei genitori dopo la mia malattia. Lo scopo è quello di aiutare bambini e ragazzi amputati a fare sport fornendo protesi, attrezzature e tutto ciò che è di cui hanno bisogno per praticare un’attività sportiva. Ad oggi l’Associazione conta al suo interno 18 ragazzi che formano l’art4sport team e che praticano un sacco di discipline: scherma in carrozzina, canoa, tiro con l’arco, basket in carrozzina, calcio amputati, nuoto, wushu (le arti marziali cinesi, ndr), equitazione, atletica…

 

Cosa si potrebbe fare di più, anche al di fuori dell’ambito sportivo, per chi è portatore di handicap?

 Purtroppo c’è questo prefisso “dis” che spesso è troppo ridondante in molti aspetti della vita quotidiana. Noi con art4sport cerchiamo di abbattere qualsiasi tipo di barriera, fisica ma anche mentale, questo secondo me dovrebbe essere fatto da tutti.

 

Hai posato in questo settembre 2016 con la grande fotografa Anne Geddes, per una campagna a favore della vaccinazione contro la meningite. Puoi raccontarci?

 Anne Geddes è una fotografa australiana che adoravo fin da piccola: ha ideato questo progetto chiamato Win for Meningitis, con lo scopo di sensibilizzare il mondo nei confronti della meningite e di promuovere la vaccinazione. Ha “chiamato a raccolta” alcuni atleti colpiti da questa malattia per portare avanti un messaggio molto chiaro: vaccinatevi e vaccinate i vostri bambini!

 

Jovanotti ti ha dedicato la canzone “Ragazza magica”. Cosa ha significato per te?

 In realtà qualche anno fa, ad un concerto al Palaverde di Treviso, mi ha dedicato anche “Ragazzo fortunato,” la canzone dalla quale è stato preso il titolo del mio libro “Mi hanno regalato un sogno”. Lorenzo è il mio cantante preferito, è un grande! Ho ascoltato “Ragazza magica” un sacco di volte a Rio perché mi piace tantissimo e mi carica un sacco. Quando in aereo al ritorno è partito il suo messaggio e poi quella canzone sono rimasta senza parole! Tutti mi guardavano, ero un po’ imbarazzata ma è stata una sorpresa stupenda!

 

Ci sono personaggi dello sport e non solo dello sport che ammiri particolarmente? 

Nella domanda precedente abbiamo parlato di Jovanotti quindi cito lui in primis! Un altro personaggio che ammiro è Oscar Pistorius, so che questo per lui non è un momento facilissimo ma è stato comunque un grande atleta.

 

Quali sono i tuoi hobbies, le tue passioni, com’è Beatrice fuori dal mondo delle gare?

 Sono una normalissima ragazza di 19 anni. Quando posso mi piace uscire con gli amici, fare festa ed andare a bere un aperitivo nei bar di Mogliano, la città in cui vivo. In Veneto non puoi non bere lo spritz, è un appuntamento al quale non si può proprio mancare!

 

Hai dei sogni che vorresti realizzare?

 Certo, non bisogna mai smettere di sognare! Il mio sogno sarebbe quello di “spodestare” Luca Pancalli e Giovanni Malagò diventando un giorno Presidente del CIP e poi del CONI e unificare i due Comitati sportivi, quello olimpico e quello paralimpico, in un unico Comitato Sportivo Italiano, perché lo sport é uno solo ed è uguale per tutti.

 

(Franco Vittadini)