Il 2016 non è andato come Fabio Aru sperava: quest’anno il corridore sardo ha puntato tutto sul Tour de France, ma ha chiuso la Grande Boucle fuori dai primi dieci a causa nel crollo proprio nell’ultimo tappone. Un’esperienza comunque utile, la prima volta in Francia per un campione emergente che ha già dimostrato grandi cose sia al Giro d’Italia, con due podi consecutivi nel 2014 e 2015, sia alla Vuelta che ha vinto nel 2015. Per il 2017 ci sarà un ritorno al passato, perché il grande obiettivo di Aru sarà il Giro. Inevitabile, visto che si tratterà dell’edizione numero 100 e che partirà proprio dalla sua Sardegna. C’è già grande attesa per il possibile duello con l’ormai ex compagno di squadra Vincenzo Nibali, che è passato alla neonata Bahrain-Merida mentre Fabio è rimasto alla Astana con maggiori responsabilità. Il sardo è dunque atteso da un 2017 molto importante: sogni, progetti, speranze sono raccontate dallo stesso Fabio Aru in una intervista esclusiva per IlSussidiario.net.
Quali sono gli obiettivi di Fabio Aru per la prossima stagione? Come pensa di prepararsi quest’inverno? Abbiamo definito bene gli obiettivi del 2017 durante il nostro primo training camp a fine novembre a Montecatini Terme. La preparazione è già iniziata con lavori alternativi alla strada, mountain bike e camminate in montagna.
Il Giro d’Italia 2017 partirà dalla Sardegna, cosa vuol dire per lei? Certamente per me è un grande onore sapere di avere contribuito, almeno in parte, con i miei risultati a questa Grande Partenza del Giro dalla Sardegna.
E cosa vuol dire per la Sardegna? Beh, per la Sardegna è una grande occasione di visibilità a livello mondiale attraverso lo sport.
Le piace il tracciato dell’edizione numero 100 della corsa rosa? E’ un bel percorso, a una prima occhiata mi sembrava molto equilibrato, con quelle due crono abbastanza lunghe. A guardare bene le altimetrie devo dire che le salite di certo non mancano.
Cinque frazioni di alta montagna con grandi salite: un Giro per Aru? Come si sa, la corsa la fanno i corridori e ci saranno sicuramente tanti campioni al via. Io cercherò di fare il mio meglio ovviamente.
Il finale a Milano con una corsa contro il tempo è una scelta ideale? Le crono si sa non sono la mia specialità preferita… Però è giusto che in un grande Giro tutti gli atleti abbiano terreno adatto alle proprie caratteristiche.
Cosa pensa di fare nelle due cronometro? Intanto dovremo andarle a vedere, dopo di che si potrà cominciare a pensare alla tattica.
Giusto l’omaggio ai grandi campioni del passato? Certo, credo che sia giusto rendere omaggio a chi ha fatto diventare grande lo sport. Aggiungo che Mauro Vegni e tutto il suo staff sono ottimi organizzatori e sono certo che sapranno inventarsi qualcosa di unico per rendere omaggio alle terre così duramente colpite dal terremoto.
Giro che dovrebbe vivere del duello Aru-Nibali, per la prima volta contro… E’ possibile, ma non dimentichiamoci che ci saranno certamente tanti altri campioni al via.
C’è anche il Tour nei suoi progetti per il 2017? Dobbiamo valutare bene con il management e gli allenatori.
Pensa di essere anche pronto per vincere qualche classica? Non è escluso che ci possa provare, ma è presto per parlarne.
C’è qualche obiettivo particolare a cui tiene nella sua carriera? Sicuramente fare bene al Giro e al Tour, dopo aver vinto la Vuelta lo scorso anno.
Cosa pensa del momento del ciclismo italiano? Mi sembra un buon momento, con atleti di vertice sia nei grandi giri che nelle corse di un giorno.
Com’è il suo rapporto con l’Astana? Ottimo, la squadra kazaka mi ha dato tanto e io gliene sarò sempre grato.
Ci sono campioni del passato a cui si è sempre ispirato? Ho grande considerazione per Alberto Contador ma non mi sono mai realmente ispirato a qualcuno in particolare.
Come ha iniziato a correre? Ho iniziato con la mountain bike, per poi passare al ciclocross e quindi alla bici da strada.
Com’ è Fabio Aru fuori dal ciclismo? Ho tanti interessi anche fuori dal ciclismo ma non ci penso per il momento, ora sono concentrato al 100% sul ciclismo, la mia passione e il mio lavoro. (Franco Vittadini)