E’ il nuovo allenatore della nazionale italiana di rugby. Conor O’ Shea, irlandese di Limerick sta guidando l’Italia dal primo giugno per un contratto di quattro anni. Vuole portare il rugby italiano ad alti livelli e in parte ci è già riuscito. Certo è venuta la sconfitta con gli All Blacks di notevoli proporzioni a Roma. Poi però per la prima volta nella sua storia gli azzurri hanno sconfitto il Sudafrica a Firenze, un’impresa cui è seguita la battuta d’arresto di Padova con Tonga. Per Conor O’ Shea una scommessa importante da vincere: nel frattempo ha tracciato un primo bilancio della sua esperienza, nell’intervista concessa in esclusiva per ilsussidiario.net.
Ci può dare un giudizio del rugby italiano? C’è molto talento, moltissime potenzialità. Il sistema è ottimo, molto migliore di quanto si possa pensare da fuori. Poi ho già detto che si potrà migliorare, ll fatto che il sistema sia valido non significa che non ci sia da migliorare sotto ogni aspetto.
Ha un’idea di gioco che vuole portare avanti? Vogliamo diventare la miglior squadra italiana della storia, una squadra difficile da affrontare. La strada che ci aspetta è lunga.
Cosa pensa della sconfitta con la Nuova Zelanda, che insegnamento ha tratto? E’ stata una prestazione migliore di quanto dica il punteggio. Avevamo chiesto work-rate e rispetto del piano di gioco, li abbiamo avuti.
E’ stato un giorno importante aver battuto una nazionale come il Sudafrica… Sono felice soprattutto per i giocatori più esperti come Parisse, Favaro, Cittadini, McLean. E’ un bel ricordo per i prossimi 30-40 anni, ma deve segnare un punto di partenza del nostro lavoro, non un punto d’arrivo.
Con Tonga però abbiamo fatto un passo indietro, in cosa manchiamo? Intanto, congratulazioni a Tonga. Poi insisto nel dire che il nostro è un gruppo di persone speciali. Siamo all’inizio di un viaggio che sarà lungo e difficile, ma siamo determinati a percorrerlo e a raggiungere gli obbiettivi che ci siamo prefissati.
Ha detto che cercherà di ringiovanire la Nazionale, su quali nomi punterà? Ci sono tanti giovani interessanti, in questo gruppo ma anche nell’U20 e negli Emergenti. Ripeto, il sistema è valido, per quanto necessiti di modifiche ed adattamenti.
Quali veterani invece sono ancora indispensabili? Anche qui, non voglio entrare nel merito dei singoli. Ma è ovvio che l’esperienza di atleti come Parisse, Favaro, McLean, Ghiraldini, Zanni, Cittadini, solo per menzionarne alcuni, abbia un peso specifico importante.
Sergio Parisse potrebbe essere il punto di riferimento per i giocatori più giovani? Parisse è un giocatore straordinario, con grande esperienza e grande carisma. Ma lo stesso vale per tanti altri veterani del gruppo.
In che posizione è il rugby italiano, dove vuole portarlo? Oggi non ha senso parlare di vincere il 6 Nazioni o la Coppa del Mondo in tot anni. Vogliamo semplicemente diventare la migliore Italia della storia.
Cosa si aspetta dal prossimo “6 Nazioni”? Non vedo l’ora di ritrovare la squadra a gennaio per preparare il Torneo e di tornare all’Olimpico per la prima partita contro il Galles. Sarà sicuramente fantastico.
Cosa ha portato della grande tradizione del rugby irlandese in quello italiano? Tutta la mia carriera da allenatore si è svolta in Inghilterra, mentre gran parte di quella da giocatore è stata in Irlanda: cerco di unire quanto di positivo hanno queste due culture rugbistiche, adattandolo nel modo migliore alla realtà che sto vivendo oggi.
Perchè nel suo paese il rugby raggiunge traguardi importanti? C’è stato un grande lavoro nel rugby irlandese negli ultimi vent’anni, un lavoro di cui si stanno raccogliendo oggi i frutti. Deve essere la nostra stessa ambizione: lavorare per lasciare un segno nel rugby italiano, oggi ma soprattutto nel futuro, per chi verrà dopo.
Le piacerebbe allenare l’Irlanda un giorno? Tra le cose che mi piacerebbe fare e quelle che voglio fare bene oggi c’è una grande differenza: parliamo dell’Italia?
Un’ultima sulla sua Irlanda: è candidata ad ospitare i Mondiali di rugby 2023, pensa che ce la farà? L’Irlanda è una grande nazione di sport, ha impianti magnifici, tradizione rugbistica e grande passione. E’ un’ottima candidatura, ci sono i motivi per essere fiduciosi.
L’Italia invece non si candiderà più: cosa ne pensa? Sono il CT della Nazionale, non mi occupo degli aspetti politici. Non conosco i motivi dietro la scelta di ritirare la candidatura per il 2023, sono temi che lascio al Presidente ed al Consiglio federale.
Quali sono i pregi e i difetti che vede nel movimento rugbistico italiano? Come ho detto c’è molto talento, tanta passione, tanto entusiasmo. Il sistema è valido, ma è ovvio che vada migliorato in alcuni aspetti. Dobbiamo aumentare la professionalità generale del movimento, penso che questo sia l’aspetto più importante.
Rugby nelle scuole, lo ha proposto alla Federazione? Non è mia competenza diretta, ma so che FIR fa già molto per portare il rugby nelle scuole e per promuovere il nostro sport tra i più giovani. Certo, il problema culturale della mancanza di sport nelle scuole italiane non è una tematica semplice.
All Blacks nazionale più forte del mondo: poi? L’Inghilterra sta facendo molto bene con Eddie Jones, dell’Irlanda abbiamo già parlato. Ma in generale vedo che il livello del gioco si alza stagione dopo stagione e non può che essere un bene per il nostro sport.
Come ha iniziato a giocare a rugby? Le piacerebbe insegnarlo un giorno ai ragazzi, aprire una scuola tutta sua? Ho iniziato a scuola, come tutti in Irlanda. Ho già lavorato con i giovani quando sono stato responsabile delle Accademie della Federazione inglese, una grande esperienza, da cui ho tratto molto. Per adesso non penso al dopo, sono concentrato sull’Italia.
Cosa le piace dell’Italia, ha nostalgia dell’Irlanda? Sto scoprendo un Paese magnifico, più affascinante di quanto immaginassi e con una cucina fantastica. Io e la mia famiglia abbiamo deciso di trasferirci a Sirmione, sul Lago di Garda, e le nostre due bambine vanno a scuola a Verona. Ed il loro italiano è già migliore del mio…
Quali sono le passioni, i sogni di Conor O’Shea? Ci sono persone che vorrebbe incontrare? Sono un uomo fortunato, ho una famiglia fantastica ed amo il mio lavoro, che è anche la mia passione.
(Franco Vittadini)