Il doping di Stato in Russia si allarga sempre di più: Olimpiadi, sistema di complotto istituzionale che mirava a favorire gli atleti russi perché bisognava compensare quello che allinterno del Paese era percepito come un trattamento preferenziale per le nazioni occidentali, come si legge nel lungo reportage del New York Times che riporta le voci dirette i alcuni importanti funzionari russi nel mondo sportivo. Viene dunque per la prima volta da mesi confermato da Mosca di aver saputo e approvato il metodo dei cocktail di Grigory Rodchenkov, ex responsabile del laboratorio antidoping di Mosca chiuso perché assolutamente non in regola con le norme Wada. In sostanza, fino alle Olimpiadi di Sochi, il medico era coinvolto con tanto di confessione pubblica nello scorso luglio nei cocktail da lui creati con tre steroidi da fornire agli atleti come parte assolutamente integrante del programma. Che il Cremlino però non sapesse queste pratiche risulta un fatto senza dubbio misterioso, specie se si guarda la fuga improvvisa dello stesso Rodchenkov: dimesso a febbraio, è partito per gli Stati Uniti dicendo di temere per la sua vita. In quel periodo infatti due suoi ex colleghi, Vyacheslav Sinev e Nikita Kamayev, sono morti, ufficialmente per problemi cardiaci.
Sulla vicenda del Doping di Stato in Russia le ammissioni di questa mattina rivelate dal New York Times riguardano al momento solo i funzionari dello sport russo che durante le scorse Olimpiadi di Sochi avrebbero organizzato un sistema quasi perfetto per aggirare lantidoping mondiale e favorire i propri atleti. Al momento il Cremlino ne resta fuori ma come dicevamo anche qui sotto in una vicenda che riguarda lintero sport russo è difficile che non vi siano responsabilità anche ad alto livello a Mosca; nel frattempo, tra le tante rivelazioni fatte dal NYT, si scopre come i funzionari russi non avrebbero aggirato il Cio solo alle Olimpiadi di Sochi 2014. Il complotto era infatti ad ampio raggio e avveniva anche per le Olimpiadi estive degli ultimi 10 anni almeno. Dalle interviste rilasciate al quotidiano Usa, si scopre come «i funzionari del Cremlino pur ammettendo l’esistenza di un “complotto” continuano a respingere l’accusa che il programma di doping fosse gestito direttamente dallo Stato e quindi dal governo di Vladimir Putin, sostenendo inoltre che il ricorso al doping sistematico sia servito alla Russia per compensare quello che all’interno del paese era percepito come un trattamento preferenziale per le nazioni occidentali da parte delle autorità sportive a livello mondiale.
Svolta choc in Russia: arrivano le prime ammissioni sul Doping di Stato organizzato e istituito da anni da Mosca verso quasi tutte le discipline olimpiche e non, ammettendo dunque il sistema di fronde sportiva architettato e svelato dalle prime confessioni sette mesi fa del direttore laboratorio anti-doping russo, Grigory Rodchenkov. La svolta arriva dal New York Times che riporta oggi nellinchiesta decisiva sul Doping di Stato russo le voci di numerosi funzionari di primo e secondo ordine che in questi anni avrebbero organizzato quel complotto istituzionale, come lo chiamano, per poter formare un programma di doping geniale gestito centralmente da Mosca. Il piano studiato nel dettaglio per poter garantire il totale dominio ai Giochi Olimpici di Sochi 2014 (invernali) e anche per i prossimi appuntamenti di Olimpiadi sia invernali che estive. “Era un complotto istituzionale” attuato negli anni, ha dichiarato al giornale newyorchese Anna Antseliovich, direttore generale dell’agenzia anti-doping della Russia, convinta che i vertici del governo di Vladimir Putin non ne erano coinvolti; il ministro russo dello Sport ha sempre negato le rivelazioni. “Non voglio parlare per conto delle persone responsabili”, ha aggiunto Vitaly Smirnov, 81 anni, chiamato da Putin quest’anno per riformarne il sistema anti-doping della nazione e che nell’era sovietica era un funzionario per lo sport, come riporta il sito di Rai News24.
Ma Putin sapeva del clamoroso complotto di Doping organizzato da Mosca e dai vertici dello sport russo negli ultimi anni? La domanda sorge spontanea dopo le prime ammissioni ufficiali arrivate direttamente da alcuni protagonisti del sistema anti-doping russo che pare a questo punto essere marcio dal suo interno. Le ammissioni che arrivano da alcuni voci raccolte dal New York Times faranno clamore non solo in Russia ma in tutto il Cio mettendo a serio rischio le parteciparono ai prossimi Giochi Olimpici di centinaia di atleti: va anche detto che, queste prime parziali ammissioni, arrivano nel tentativo di ricostruire un filo, un ponte, un dialogo con la autorità sportive internazionali dimostrando di voler collaborare per porre fine al diabolico sistema di Doping di Stato. Ma resta il capire se a livello centrale, inteso come il Cremlino, potesse sapere e addirittura organizzare tale sistema; al momento questo viene del tutto smentito dallo stesso ex-ministro dello Sport Smirnov. «Dal mio punto di vista, in quanto ex ministro dello Sport ed ex presidente del comitato olimpico, abbiamo fatto tanti errori”, ha continuato Smirnov secondo il quale “dobbiamo scoprire le ragioni che spingono giovani atleti a doparsi, che li portano ad accettare il doping. Putin al momento viene escluso dalle responsabilità, additando tutto ai funzionari addetti allo Sport e allorganizzazione anti-doping russa; resta il dubbio che si porterà avanti fino ai prossimi Giochi Invernali, nella vicina Core del Sud nel 2018.