Il virus Zika, trasmesso da un particolare tipo di zanzara e che sta diventando un’emergenza mondiale negli ultimi mesi, inizia a diventare un pensiero concreto in vista delle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Il Brasile è l’epicentro dell’epidemia; in questi giorni si è sparsa la voce (non ancora confermata) di possibili sospensioni di partite di calcio in Sud America e, anche se il Comitato Olimpico e il Ministero dello Sport brasiliano hanno fatto sapere che al momento l’emergenza non è tale da fermare i giochi (“l’unica volta è stato durante le due Guerre Mondiali” ha detto David Wallechinsky al The Associated Press), c’è chi la pensa diversamente. Per esempio Hope Solo, il portiere della nazionale femminile di calcio degli Stati Uniti. Campionesse olimpioniche e mondiali in carica, le ragazze americane sono le grandi attese al torneo olimpico ma l’estremo difensore ha detto a SI.com che “se dovessi decidere oggi non andrei in Brasile”. La Solo ha rivelato la sua paura: “non rischierei mai di far nascere un bambino malato ha raccontato, aggiungendo che “non so quando arriverà il momento per me e Jerramy (il marito Stevens, ndr) ma personalmente ho il diritto di avere un bambino sano”. Hope Solo ha anche parlato dei sacrifici che le atlete donne devono fare per poter competere; ha detto di accettare quelle scelte come parte dell’essere donna, ma il fatto di esser forzate a decidere “tra il competere per il mio Paese e sacrificare la potenziale salute di un bambino” non rientra in queste scelte. “Competere alle Olimpiadi dovrebbe essere una cosa sicura per ogni atleta, maschio o femmina”. Insomma, la Zika fa davvero paura; chissà se altri atleti seguiranno il filone di queste dichiarazioni di Hope Solo, a quel punto vedremo anche quale sarà la reazione del Comitato Olimpico.



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