In Italia il modello del calcio totale è stato riprodotto dal Milan allenato da Arrigo Sacchi, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. I rossoneri si contraddistinguevano per il dinamismo quasi esasperato dei suoi giocatori, riassunto nell’idea del pressing asfissiante e continuo cui gli avversari erano sottoposti. Aiutato da interpreti straordinari Sacchi riuscì ad inculcare la sua idea di calcio totale forgiando una squadra che attaccava anche difendendosi. Anche questo modello di calcio totale si caratterizzò per una forte impronta olandese: la presenza di giocatori come Franklin Rijkaard, Ruud Gullit e Marco Van Basten rese la manovra del Milan imprevedibile ed inesorabile al tempo stesso, aiutando la squadra a dominare in Italia, in Europa e nel Mondo. 



La morte di Johan Cruijff ha richiamato alla mente l’idea da sempre associata al grande campione olandese, quella di ‘calcio totale‘. Ovvero un gioco in cui tutti i calciatori della squadra partecipano attivamente all’azione d’attacco e quella difensiva, ampliando di conseguenza le propria preparazione tecnica e tattica. Ad esempio il terzino diventa ala spingendosi in avanti appena possibile, i centrocampisti passano in modalità ‘box to box’ correndo da una porta all’altra del campo; il centravanti arretra per partecipare alla manovra e diventa all’occorrenza il primo difensore quando la palla la muovono gli avversari. La prima squadra ad applicare sul campo queste idee è stato l’Ajax di fine anni ’60 ed inizio anni ’70 del secolo scorso, guidato da Rinus Michels che nel 1999 è stato eletto allenatore del secolo dalla FIFA. Sotto la sua guida i Lancieri si affermarono in Europa vincendo anche due coppe dei Campioni consecutive (1971 e 1972), e fornendo alla nazionale olandese la base per i mondiali di Germania ’74 in cui i Tulipani si arresero solo in finale alla Germania Ovest. Johan Cruijff era il simbolo del calcio totale, perché in grado di disimpegnarsi in ogni zona del campo con l’agilità di un’ala, la resistenza allo sforzo di un centrocampista e l’efficacia in zona gol di una punta. Il tutto condito da una classe sopraffina che lo ha reso uno dei più forti giocatori nella storia del calcio. Se oggi

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