Si è ritirato dal calcio giocato. La sua ultima partita è coincisa con un gol – su rigore, ad aprire le danze – un altro penalty sbagliato ma soprattutto la la nascita della terza figlia, la mattina stessa della gara d’addio. Il 2-0 con cui il Racing Avellaneda ha battuto 2-0 il Temperley è l’ultima del Principe: una carriera cominciata ufficialmente nel 1999, proprio con la maglia biancazzurra del suo Racing. Cinque stagioni coronate da 33 gol, poi l’arrivo in Italia al Genoa: gioca un anno e mezzo, segna 33 gol in Serie B e porta il Grifone alla promozione. Non resta: il presidente Preziosi viene pescato con le mani nel sacco (letteralmente) e arriva la Serie C a tavolino. Non per Milito, che va a giocare nel Real Saragozza in Spagna: qui segna 53 gol in campionato e 61 in totale, poi compie la promessa di tornare a Marassi per vestire il rossoblu. Con il Genoa finalmente in Serie A, il Principe segna 24 gol (compresa una tripletta nel derby) e in lacrime (una prima volta) dà l’addio al popolo del Grifone. Lo chiama l’Inter di José Mourinho: il primo anno ne mette 30 in 52 partite, trasforma in oro tutto quello che tocca e sono suoi i gol decisivi per il Triplete, visto che segna il gol in finale di Coppa Italia, quello di Siena per la vittoria dello scudetto e soprattutto la doppietta nella finale di Champions League. Guardacaso esattamente 6 anni fa, anche se la sua partita di addio si è disputata il giorno prima. Con l’Inter però vive momenti in chiaroscuro: tanti infortuni, la rivoluzione, la crisi della squadra. Nel 2011-2012 in campionato segna 24 gol, ma nel biennio seguente ne segna 11 in totale; torna al Racing, dove ha tempo di segnare altre 21 volte prima di dire basta. “Smetto come ho sempre sognato” ha detto Milito nel corso della sua serata: “circondato dalla mia gente, nella mia casa”. Un lungo augurio per il suo futuro: sul campo ha fatto emozionare tifosi e non.