Dal 27 luglio al 4 agosto, dunque la decisione del Tas (Tribunale Arbitrale dello Sport) arriverà direttamente da Rio de Janeiro, dove avrà sede l’ultimo grado della giustizia sportiva nel periodo delle Olimpiadi. Questa infatti è stata la richiesta della Iaaf (la Federatletica mondiale) fatta pervenire alla Wada (Agenzia Antidoping Mondiale) per decidere sullarbitrato riguardo al caso della positività di Alex Schwazer, la cui partecipazione ai Giochi è ancora in sospeso. Durissimo il giudizio dell’allenatore del marciatore, Sandro Donati, su questo rinvio: Questa mossa finale è di unarroganza e di una viltà senza limiti, unindagine giudiziaria francese ha dimostrato che questa federazione è corrotta gravemente, ma nonostante questo il Ceo continua a lasciarla operare e commettere ulteriore danni gravi. Alex è stato distrutto nel morale e nelle energie nervose. Ha tentato con tutte le sue forze di reagire e di allenarsi al meglio ma ora siamo arrivati alla parola fine, viene eliminato con gli imbrogli un atleta di grande talento e con lui stanno provando a mettere a tacere per sempre anche me. Trattasi di un omicidio sportivo compiuto ad opera darte con unarroganza e viltà senza limiti.
Parla Sandro Donati sulla vicenda Schwazer e poi sulla crisi del doping in Russia: uno sfogo con accuse pesantissime che faranno certamente parlare nelle prossime ore e giorni interi. Una mafia del doping come la definisce il testimonial dellantidoping nello sport italiano che proprio per questo è stato scelto da Alex Schwazer per provare a riabilitarsi dopo la prima squalifica per doping anni fa. Ora la seconda ondata con cui rischia di non partecipare alle Olimpiadi di Rio (la decisione verrà presa nei prossimi giorni) ma con enormi punti oscuri in una vicenda che di chiaro non ha proprio nulla. Ecco il lungo sfogo che Donati oggi a riferito nellintervista su Repubblica: «Non mi sono piegato ed ecco perché adesso temo il peggio. Già la mia carriera di allenatore è stata stroncata 29 anni fa quando feci le prime denunce sul doping, ma oggi le contiguità fra alcune istituzioni sportive e ambienti malavitosi sono ricorrenti e dimostrabili. Durissimo Donati, che si sente accerchiato in un mondo ostile come quello dello sporto sia italiano che internazionale: odore di mafia, clan e molti soldi, afferma un arrabbiatissimo e deluso Sandro Donati. «Andrò al più presto alla procura della repubblica di Roma a rappresentare certe situazioni, ho molte cose da dire ma nei dettagli preferisco informare prima i magistrati. Per colpire me è stato macellato un atleta innocente che in passato ha sbagliato, ma che è un campione immenso che avrebbe sicuramente vinto a Rio la medaglia doro sia sui 20 chilometri che sui 50, continua in un fiume in piena davanti al collega della Repubblica. Per Donati la lotta allantidoping scoperchia un mondo di omertà e silenzio che uccide lo sport da anni e anni: «cè un sistema che non tollera che lantidoping venga fatto da soggetti esterni alla sua organizzazione, in questo caso la Iaaf. La vicenda è stata in questo senso unoperazione quasi geometricamente perfetta. Che lancia un avviso a tutti: di doping non si deve parlare. Cio? Coni? Istituzioni? Le accuse specifiche le farà davanti ai magistrati, ma intanto si sente davvero solo: «Qualche mese fa alcuni deputati della Commissione Cultura della camera mi avevano invitato per unaudizione. Mi sono preparato, poi le istituzioni sportive hanno lavorato per depennare il mio nome. Silenzio. Vogliono solo il silenzio.