L’impresa di Elia Viviani, condotta ieri sera nella finale dell’Omnium maschile, dove ha vinto una gloriosissima medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio 2016 non può lasciare nessuno indifferente, men che meno Marco Villa, il tecnico della nazionale italiana del ciclismo su pista ed ex campione olimpico nell’americana assieme a Silvio Martinello alle olimpiadi di Sidney 2000, dove vinse la medaglia di bronzo. L’allenatore di Viviani, dopo la vittoria del veronese ha infatti dichiarato: “ certamente meritato. sei anni che ci lavoriamo. Elia non ha pensato a questa gara solo negli ultimi due mesi, è stato nella galleria del vento lo scorso anno e quest’anno. Era un po’ in credito. L’oro lo ripaga. Sicuramente ci abbiamo lavorato in tanti: i miglioramenti nel quartetto, i risultati degli juniores, degli under 23. un movimento che sta crescendo e speriamo che non si fermi tutto qui”. Sulla prestazione dell’azzurro ha poi dichiarato: ” contentissimo. Ha fatto la gara perfetta. Quando ho visto che hanno attaccato Gaviria e Hansen non è andato nel panico, ha aspettato. A differenza degli altri anni li ha aspettati. Quando è caduto a terra è stato un brutto momento perché una caduta del genere l’ha fatta a Melbourne quando era in testa e si è scheggiato il bacino”.
Elia Viviani ha scritto una pagina memorabile dello sport italiano conquistando la medaglia doro nella specialità dellOmnium Maschile e rendendo il bottino tricolore in questa Olimpiade di Rio 2016 ancora più ricco. Lo stesso Viviani dal proprio account Facebook ha voluto ringraziare quanti hanno reso possibile questimpresa e quanti lhanno sempre sostenuto ed in particolar modo la propria famiglia: La mia famiglia? Mi sostiene da quando ho iniziato a pedalare a 8 anni. Mi hanno sempre seguito, papà e mamma cerano ed è stato il momento più forte della serata. Indecisi fino allultimo se partire o no, alla fine decidono per il Si. Erano lì che vincessi o perdessi, a casa idem tutti riuniti per tifarmi, la Nonna, Attilio, Luca, Alberto e cuginetti zii tutti tutti! Questa medaglia doro è per tutti voi!.
L’impresa condotta ieri da Elia Viviani, vincitore della medaglia d’oro nell’Omnium maschile alle Olimpiadi di Rio 2016 è qualcosa che entra di diritto nella storia del ciclismo italiano. Una gara davvero combattuta dominata fino alla fine, dove neanche la rovinosa caduta ha potuto destabilizzare la tranquillità e la concentrazione dell’azzurro e che finalmente scaccia l’incubo di Londra 2012. Le parole dello stesso Viviani al termine della sua impresa a Rio de Janeiro, sede della 31 edizione dei giochi olimpici sono chiaramente commosse: ” quasi incredibile, non ho ancora capito cosa sta succedendo. Ho vinto la corsa più importante della mia vita, era da quattro anni che pensavo solo a questa medaglia. vero che bisognava accontentarsi dell’argento e del bronzo, ma volevo l’oro. Ho speso tanto tempo e credo che il mio merito è di averci sempre creduto, di avere sempre a supporto Marco (Villa, il c.t. della Nazionale pista, ndr). E grazie alla mia famiglia e a Elena (Cecchini, impegnata nella corsa in linea femminile, ndr) che riescono e tenermi tranquillo nei momenti di panico”.
L’emozionante vittoria di Elia Viviani nella prova dell’Omnium del ciclismo su pista alle Olimpiadi di Rio 2016 si inserisce in una linea storica molto corta ma assai importante per l’affermazione di questa disciplina in Italia. Dalle Olimpiadi di Atlanta 1996 quando l’Italia vinse tre medaglie d’oro a quelle brasiliani il cammino è stato lungo e non sempre puntuato di successi. Dopo la tripletta di Antonella Belluti (medaglia d’oro nell’inseguimento femminile), Silvio Martinello (medaglia d’oro nella corsa a punti) e Andrea Collinelli nella prova di inseguimento individuale (per considerare solo le discipline olimpiche del ciclismo su pista), dobbiamo aspettare Sidney 2000. In occasione dell’olimpiade australiana erano stati Silvio Martinello e Marco Villa ad ottenere la medaglia di bronzo nell’americana. Fino a oggi, anzi alla notte di ieri alle Olimpiadi i Rio 2016, dove ci ha pensato il grandissimo Elia Viviani a rinverdire e rinvigorire gli entusiasmi degli italiani per questa disciplina che di solito non occupa le prime colonne dei quotidiani.
La splendida prestazione di Elia Viviani, nella finale dell’ Omnium maschile del ciclismo su pista che si è svolta nella tarda serata di ieri, che ha valso al veronese ben la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio 2016 però non è stata tutta rose e fiori come sembrerebbe leggendo il tabellino dei punteggi. Una brutta e rovinosa caduta avvenuta all’ultima prova che rischiava di rovinare tutto il lavoro di 4 anni condotto con sacrifici e fatica dal nostro ciclista azzurro. A 108 giri dalla conclusione della corsa a punti, prova decisiva per l’Omnium Park Sanghoon si è urtato con Mark Cavendish e Viviani non ha potuto evitare di rovinare sul ciclista sudcoreano. Fortunatamente Viviani si è subito rialzato e ha ripreso la corsa: la direzione di gara inoltre ha concesso al ciclista 5 giri supplementari per recuperare il tempo perso. Dono che Viviani ha saputo sfruttare al meglio concludendo la prova della corsa a punti con il secondo tempo a quota 38.3 punti, appena alle spalle del neozelandese Kennet, che ha concluso a 40.2 punti.
Raccontando la splendida prestazione di Elia Viviani nella Omnium maschile del ciclismo su pista, che gli ha valso la medaglia d’oro per queste Olimpiadi di Rio 2016 non possiamo non analizzare nel dettaglio anche le ultime due decisive prove affrontate dall’atleta veronese, che questa notte ha issato il tricolore italiano ancora in alto in questi giochi brasiliani, che già hanno regalato tante emozioni ai tifosi italiani. Il finale è la corsa a punti, che Viviani affronta da primo in classifica: certo la tensione tanta e lo spettro di Londra 2012 dove il ciclista perse tutto proprio nell’ultima prova è forte. La prova è stata una lotta davvero al cardiopalma dove Viviani, sempre in testa è sempre rimasto nel mirino di Cavendish prima e di Gaviria poi, con il francese Boudat autentica mina vagante sulla pista brasiliana. Punto dopo punto Viviani non si fa distrarre e con la volata numero 14 i 5 punti che gli valgono la vittoria sono assicurati. E’ medaglia d’oro per l’azzurro, che chiude la classifica con 207 punti a più di dieci lunghezze dal favorito Mark Cavendish medaglia d’argento a 194 punti e il bronzo di Hansen, fermo a quota 192.
Elia Viviani è sicuramente il grande protagonista della notte appena trascorsa alle Olimpiadi di Rio 2016: la sua medaglia d’oro vinta nella competizione dell’Omnium maschile nel ciclismo su pista è infatti stata qualcosa di indimenticabile. Un successo costruito con la testa e le gambe durante le sei prove che hanno portato l’azzurro sul gradino più alto del podio dopo la delusione vissuta a Londra 2012. Ma andiamo a vedere nel dettagli duo delle prove affrontate da Viviani nella notte, forse le più significative per il punteggio raggiunto alla conclusione, ovvero quella dell’eliminazione e della crono a un 1 km. La terza prova, forse la più congeniale per l’atleta italiano, quella in cui non è mai sceso dal podio non è nemmeno l’apice della sua prestazione di ieri notte. Una prova assolta in maniera perfetta, quasi da manuale, dove primeggia mettendosi alle spalle il francese Boudat e il colombiano Gaviria, vincitore degli ultimi due mondiali. E’ la prova perfetta che fa balzare Viviani in seconda posizione nella classifica generale a due soli punti di distanza dallo stesso Boudat e a otto rispetto a Cavendish. Ancora meglio nella quarta prova quella del chilometro, forse il tallone d’achille dello stesso Viviano e causa della disfatta di Londra 2012 (quando era stata designata come ultima prova). Viviani grazie al terzo tempo balza in tesa alla classifica.
Elia Viviani ha vinto ieri sera la medaglia d’oro nella prova del ciclismo su pista dell’Omnium: è la quinta medaglia d’oro per l’Italia in queste Olimpiadi di Rio 2016 ed è sicuramente tra le più sofferte ed emozionanti. La prova di Viviani, è una prova lunga che va costruita con costanza e sapienza nel distriubuire le energie, difficile soprattutto a livello mentale. 6 le prove di fuoco che Viviani ha dovuto passare, 6 cerchi entro cui saltare cercando sempre il miglior punteggio. Il primo ostacolo è stato lo scratch, dove ha trionfato il campione uscente, il danese Norman Hansen, che ha tenuto dietro quei sei che egli stesso aveva indicato come i più pericolosi nella corsa al podio: per Viviani l’esordio è amarissimo con il settimo tempo, ma il nostro atleta non si è dato per vinto. La risalita inizia già nella seconda prova l’inseguimento, dove il veronese ha fermato il cronometro sul 4:17.453, il suo miglior tempo da sempre: già qui si cominciava a intuire la voglia di medaglia di questo giovane ciclista. La voglia di riscatto dopo la prova di Londra 2012 era tanta, e fortunatamente non è rimasta insoddisfatta.
lottava medaglia doro dellItalia alle Olimpiadi Rio 2016. La specialità è quella del ciclismo su pista omnium: una gara massacrante che si sviluppa su sei diverse prove, ognuna delle quali assegna un punteggio da sommare per la classifica generale. La gara definitiva, quella sui 160 giri, è stato il capolavoro tattico di Elia: è caduto e si è rialzato, era in testa ma ha subito lattacco di due tipetti come Mark Cavendish (non ha bisogno di presentazioni) e Lasse Norman Hansen (campione olimpico uscente) ma a differenza del passato ha mantenuto la calma, non è uscito mentalmente dalla corsa e anzi ha contrattaccato, ampliando il suo vantaggio. Elia Viviani, 27 anni da Isola della Scala (provincia di Verona): un ciclista che come altri si divide tra pista e strada, che a Londra 2012 aveva partecipato alla gara in linea (trentottesimo) e a quella omnium (sesto). Già nel 2015 era stato ottimo su strada: con il Team Sky, dove era passato dalla Cannondale, aveva vinto la seconda tappa del Giro dItalia (Albenga-Genova), tre tappe del Giro di Britannia e due dellAbu Dhabi Tour. Nel suo palmarès figurano due argenti e un bronzo ai Mondiali su pista, cinque ori e tre bronzi agli Europei Elite; ha partecipato quattro volte al Giro dItalia (mai nei primi 100, con unesclusione per essere arrivato fuori tempo massimo questanno), una al Tour de France (162esimo) e una alla Vuelta (128esimo); anche nelle grandi classiche non aveva mai lasciati il segno (addirittura non ha mai visto il traguardo del Giro delle Fiandre, cui ha partecipato tre volte). Da qualche anno la pista è diventata il suo mondo principale: è arrivato alle Olimpiadi di Rio con la certezza di potersi prendere la medaglia e lo ha fatto, ed è addirittura la medaglia più bella. Un oro che permette allItalia, sia pure temporaneamente, di posizionarsi al quinto posto del medagliere.