Sono da poco finite le Paralimpiadi 2016 a Rio de Janeiro, dove l’Italia ha fatto incetta di medaglie. Uno dei protagonisti della spedizione azzurra è stato sicuramente Federico Morlacchi: un oro nei 200 misti e tre argenti nei 100 farfalla, nei 400 stile libero e nei 100 rana, che per il nuotatore varesino di soli 22 anni si aggiungono ai tre bronzi vinti a Londra 2012. Un campione di valore assoluto, che il suo problema (è affetto da ipoplasia congenita al femore sinistro) non ha certo fermato. Prestazioni di valore assoluto, spinto da una grande passione per il nuoto. Un atleta con un futuro ancora di rilievo, magari potrebbe regalarci successi ancora più importanti a Tokyo. Per farci raccontare le sue impressioni sulle Paralimpiadi e per conoscere meglio questo campione abbiamo sentito direttamente Federico Morlacchi. Eccolo in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.
Federico Morlacchi e il nuoto: è la sua grande passione? Direi di sì, il nuoto per me è innanzitutto una grande passione, poi sono venuti i successi.
Come ha iniziato? A 3 anni me l’hanno consigliato per la schiena. Da lì sono andato avanti.
Tre bronzi a Londra, un debutto importante alle Paralimpiadi… Mi sono presentato da outsider e sono riuscito a prendere tre medaglie di bronzo. Quell’anno tra l’altro avevo anche la maturità, ho affrontato questi due impegni in poco tempo.
A Rio un oro e tre argenti, un palmares fantastico… E anche un quarto posto! Penso di aver fatto bene, mi presentavo come uno dei favoriti, ma non era facile gareggiando in diverse gare. Posso dirmi soddisfatto di questi risultati.
Come ha costruito la sua vittoria nei 200 misti? Ho fatto una grande prestazione, soprattutto ho disputato la mia frazione a rana migliore di sempre. Lì ho costruito il mio successo. Una cosa impensabile tre anni prima, visto che proprio la rana non si addice a un atleta con un arto inferiore con disabilità.
Che ricordo ha di Rio? Bellissimo, si parlava di diversi problemi che potevano riguardare Rio ma tutto è andato benissimo. Anzi posso dire che rispetto a Londra, che è stata un’Olimpiade molto fredda, questa è stata molto bella, con tanto entusiasmo del pubblico.
Ha visto la città? Sì, quasi tutta tranne addentrarmi nelle periferie più povere. L’ho trovata fantastica, sono stato in spiaggia, alla statua del Cristo Redentore, in altri posti. Rio mi ha conquistato!
Cosa significano le Olimpiadi per un atleta? Tutto! Prima devi partecipare per poter puntare a vincere, poi puoi conquistare i tuoi successi più belli.
Preparazione, allenamenti, come si arriva a un appuntamento così importante? Ci vuole tanto allenamento, tanta palestra. Essere concentrati mentalmente, ad esempio non ci si può concedere più di un mese di vacanza all’anno per staccare. Devi pensare sempre a quell’obiettivo così importante. Mangio di tutto ma senza eccedere in niente. Poi il sonno è fondamentale, è importante riposare per essere al top della forma.
Ci sono dei campioni a cui si è ispirato? Phelps è il nuoto, dico solo questo…
E’ molto giovane: quali sono i suoi obiettivi, quante Olimpiadi vorrà fare? Spero di essere convocato per Tokyo, di poterci essere anche in Giappone.
La popolarità la spaventa? No, mi fa piacere firmare un autografo, fare una foto. E’ una cosa che non mi dà fastidio.
Cosa consiglia a un giovane con problemi di disabilità, lo sport può essere un aiuto? Lo sport è un grande aiuto, consiglio veramente a un ragazzo che ha questi problemi di praticare sport.
Quali sono gli hobby, le passioni di Federico Morlacchi? Mi piace leggere, sono juventino, un “gobbo”, non mi posso certo lamentare… Poi sono tifoso delle squadre della mia città. Sono varesino. Il Varese nel calcio ha sfiorato la serie A, ma adesso purtroppo è fallito. La Pallacanestro Varese quando posso vado a vederla. Ho un buon rapporto con questo club, uno dei più grandi della storia del basket. Infine mi piacciono i videogiochi.
Fa anche l’università… Sì mi divido tra nuoto e studio, osteopatia al Teco. Devo dire che grazie al nuoto posso viaggiare tanto. E’ bello questo, posso sempre visitare nuovi posti. L’anno prossimo andrò in Messico, questa cosa mi affascina già adesso… (Franco Vittadini)