La finale conquistata da Roger Federer negli Australian Open 2017 ricorda in maniera sinistra (per il prossimo avversario) quanto accadde a Wimbledon 2012. La data ricorda lultimo Slam vinto dal Re, il numero 17: lo svizzero non trionfava in un Major dal 2010 (proprio al Melbourne Park) e si presentò a Londra con la schiena più o meno a pezzi. Al terzo turno incrociò Julien Benneteau, andò sotto due set a zero e il francese arrivò a due punti dal match e al 6-8 nel tie break del quarto set; faticò anche contro Xavier Malisse e, quando sfidò il numero 1 Novak Djokovic in semifinale, tutti sapevano come sarebbe andata. Solo che non andò così: Federer vinse in quattro set e in finale superò un Andy Murray che stava ancora studiando il modo per battere lo svizzero soprattutto mentalmente (ci sarebbe riuscito il mese dopo sullo stesso campo, ma questa è unaltra storia). Fu record: sette Wimbledon, come Pete Sampras. Quattro anni e mezzo più tardi siamo ancora qui, comprese le precoci eliminazioni di Djokovic e Murray come cinque anni fa era stato Nadal, clamorosamente battuto da Rosol al secondo turno: nel frattempo Federer non ha più vinto Slam, ha giocato tre finali perdendole (tutte contro Djokovic) ma chi nel 2013 sosteneva come il campionissimo fosse finito si è dovuto ricredere già da qualche tempo. Fermo dalla semifinale di Wimbledon persa contro Milos Raonic, lo svizzero arriva alla finale degli Australian Open dopo aver superato, entrambi in cinque set, Kei Nishikori (da 0-1 sotto) e Stan Wawrinka (avanti 2-0 si è fatto rimontare per poi chiudere); ragionevolmente la sua condizione fisica non poteva essere ottimale ma è in casi come questo che si vede il campionissimo, quello capace di giocare oltre i limiti del proprio corpo e vincere con la testa e la strategia. Non saranno più i tempi delle finali e dei titoli a ripetizione (tra il 2004 e il 2009 ha giocato un impressionante numero di 20 finali Slam sulle 24 disponibili, comprese 10 consecutive) ma anche così Federer ha un appuntamento con la leggenda: i suoi 17 Major sono già record assoluto, ma lo svizzero può ancora diventare il più anziano vincitore Slam in era Open (Jimmy Connors e Andre Agassi detengono il primato con 32 anni e 9 mesi) e stabilire il primato per larco temporale più lungo tra primo e ultimo Slam (farebbero 13 anni e mezzo da quel primo Wimbledon, Pete Sampras è fermo a 12 anni esatti). Bill Tilden, che si prese i Champioships a 37 anni e 5 mesi, è ancora lontano ma era quasi 40 anni prima del fatidico 1968; sicuramente Federer non ha bisogno di altri numeri per giustificare il fatto di essere tra i primi tre tennisti migliori di tutti i tempi (forse anche il più grande, ma a un certo punto si entra nel soggettivo), ma questi record lo renderebbero ancora più immortale. Come ultimo dato, prima dellultimo atto di domenica, pensate a questo: Federer potrebbe vincere lultimo Slam (magari solo per adesso) contro quel Rafa Nadal che è stato il suo avversario storico e contro cui ha giocato otto finali Slam (perdendo le ultime quattro). Oppure, se proprio vogliamo, potrebbe vincerlo contro Grigor Dimitrov, che per tanto tempo è stato considerato il suo erede naturale (che poi il bulgaro non abbia rispettato le premesse è discorso a parte); il modo ideale di chiudere un cerchio che anche aperto, trattandosi di Roger, sta comunque benissimo.
(Claudio Franceschini)