A margine del revival agli Australian Open 2017 (le finali Serena-Venus e Federer-Nadal), il mondo del tennis impegnato nel primo Slam della stagione ha registrato – purtroppo – anche un episodio raro e curioso: la squalifica di Maria Vittoria Viviani al primo turno del torneo juniores. Dei dettagli di quanto successo abbiamo già parlato (clicca qui per approfondire); a pochi giorni dall’episodio, abbiamo incontrato la diciassettenne tennista, rientrata in Italia con tutta la delegazione Under 18 azzurra, nella sua Lodi. IlSussidiario.net l’ha incontrata per un breve commento in esclusiva: visibilmente provata da fuso orario (10 ore) e stanchezza per il lungo viaggio di ritorno, ma anche combattiva e pronta a riprendere il discorso. “All’inizio ero scioccata” ha raccontato Maria Vittoria “ho pianto per un’ora e mezza filata. La cosa che mi faceva più arrabbiare era il fatto di aver fatto una preparazione intera per quel torneo, ed essere arrivata fino in Australia per poi essere vittima di un’ingiustizia”. Il che spiega bene anche qualcosa che da fuori si nota in maniera marginale o alla quale si dà spesso poco peso, ovvero quanto lavoro e quanti sacrifici richieda l’arrivare pronti ad un appuntamento, sia esso juniores – come in questo caso – o pro. Il tutto, ha raccontato la Viviani, è durato circa un quarto d’ora: “Il tempo necessario perché il referee arrivasse – il posto è davvero enorme – e comminasse la squalifica”. Diciamo subito che le conseguenze dell’accaduto non sono estreme: a livello juniores esiste una sorta di patente a punti (come la tradizionale patente di guida, già introdotta nella MotoGp ad esempio) con sospensione che scatta al raggiungimento dei 10 punti. La squalifica porta in dote 6 punti in automatico: di fatto Maria Vittoria dovrà convivere con una “patente” quasi piena per un anno o quasi (il prossimo aprile le verrà scontato un punto). Provando a ricostruire l’episodio con la diretta interessata, la “tesi” finale è ancora poco chiara: sicuramente il giudice di linea è l’unico ad aver visto il fatto, riportandolo all’arbitro del match, ma stabilire perché si sia deciso di far intervenire il referee resta un mistero. “Il raccatapalle non ha protestato, non si è messo a piangere, di fatto non è successo niente”. Senonchè per un’applicazione troppo fiscale – e anche poco corretta, come è riportato qui – del regolamento, Maria Vittoria Viviani ha fatto a suo modo storia, diventando la prima tennista squalificata in uno Slam a 27 anni dall’epocale espulsione di John McEnroe (sempre agli Australian Open). Archiviato l’episodio, ciò che conta è ripartire: la forza di un atleta sta proprio nel mettersi tutto alle spalle e seguire la teoria secondo la quale l’appuntamento più importante è quello che viene dopo. “Mi ha aiutato molto il sostegno che ho ricevuto da casa” ci ha raccontato Maria Vittoria “e quello del team che era a Melbourne con me. Anche se con fatica, sono riuscita ad allenarmi”. Nelle prossime settimane sarà impegnata nel 15000 $ di Bergamo, pronta a rimettersi in gioco. Perché questa squalifica agli Australian Open, per quanto ingiusta e scomoda, possa trasformarsi in un’altra opportunità di crescita.
(Claudio Franceschini)