DANIELE DE ROSSI E IL GESTO DI FAIR PLAY VERSO I GIOCATORI SVEDESI
Dallespulsione rimediata a Germania 2006, e che rischiò di rovinargli il campionato del mondo (poi parzialmente riscattato dal penalty trasformato in finale) al gesto di fair play di cui sta parlando tutto il mondo del calcio e che, in un certo qual modo, chiude la sua parabola in azzurro dopo quasi 13 anni: Daniele De Rossi è finito sulle prime pagine dei quotidiani sportivi (e non solo) di mezza Europa per via di un gesto cavalleresco molto apprezzato da parte dei calciatori svedesi, che lhanno reso di dominio pubblico nelle ultime ore. Il centrocampista della Roma, già protagonista del match che a Milano aveva sancito leliminazione dellItalia dai Mondiali in Russia col rifiuto di andare in campo opposto al ct Gian Piero Ventura per via di motivazioni tattiche, a fine gara sarebbe stato infatti lunico calciatore della Nazionale a salire sul pullman degli svedesi e a scusarsi con loro per lincrescioso episodio dei fischi al loro inno: infatti, prima della partita, gran parte del pubblico del Giuseppe Meazza aveva rivolto sonori fischi al Du gamla, du fria, il brano che viene suonato prima delle partite degli scandinavi.
IL PASSO D’ADDIO ALLA NAZIONALE DEL CENTROCAMPISTA
Tuttavia, secondo quanto riportano gli stessi giocatori della selezione gialloblu allenata da Jan Andersson, Daniele De Rossi non solo ha voluto scusarsi a nome di tutti per una pratica che ha messo in ridicolo il pubblico italiano in tutto il mondo ma, stando al difensore Pontus Jansson, ha voluto chiedere scusa pure per latteggiamento tenuto in campo da alcuni suoi compagni nel corso della gara: il 30enne terzino Mikael Lustig ha invece rivelato a Thomas Wilbacher, cronista dellAftonbladet al seguito della Nazionale, che il capitano della Roma ha anche sportivamente fatto gli auguri a tutti gli avversari per la qualificazione, augurando loro il meglio in vista di quei campionati mondiali che la Svezia disputerà in luogo dellItalia. De Rossi è stato un vero signore è lopinione unanime di tutta la delegazione gialloblu, dal momento che il calciatore, pur di fronte al dramma sportivo più importante della sua carriera in azzurro (arrivato peraltro nella serata in cui ha deciso di dire addio a quella maglia indossata dal 2004 a oggi), ha avuto la lucidità e il buon senso di tendere metaforicamente la mano ai vincitori, a differenza di altri suoi compagni e del commissario tecnico che nelle ore successive alla sconfitta invece hanno deciso di non metterci la faccia.