Limmagine più vivida che avremo per sempre di Jana Novotna sarà quella di Wimbledon 1993: sconfitta 6-7 6-1 4-6 da Steffi Graf, dopo essere stata avanti 4-1 nel terzo set (con palla per il 5-1), la ceca si era lasciata andare a un pianto sconsolato, sorretta dalla Duchessa di Kent. Lo ricorderemo ancora e ancora: soprattutto oggi, perchè in mattinata è arrivata la notizia della morte dellex tennista. Da tempo combatteva con un cancro, ma di notizie ne arrivavano poche; la famiglia aveva sempre serbato privacy e silenzio sulla questione. Aveva 49 anni: ritirata da ormai 18, era stata introdotta nella Hall of Fame nel 2005 insieme a Jim Courier, Yannick Noah e Earl Buchholz, che magari non tutti ricordano ma che da juniores ha avuto una fulgida carriera (tre Slam vinti in meno di un anno) senza riuscire a ripeterla da pro, pur essendo riuscito a raggiungere i primi cinque al mondo. Jana Novotna è stata una grande giocatrice: le statistiche parlano di 24 titoli nel singolare e di 12 Slam nel doppio. La Novotna però ha anche raggiunto altre tre finali in un Major, e per due volte in tre edizioni è stata argento olimpico (sempre nel doppio) con un bronzo nel singolare ad Atlanta 1996. Battuta, guarda un po, da Arantxa Sanchez Vicario con la quale ha vinto sei di quei 12 Slam.
LEREDE DI MARTINA
I primi cinque Major, la Novotna li ha vinti in coppia con Helena Sukova: quasi un destino se pensiamo che la madre Vera era stata la prima allenatrice di una certa Martina Navratilova – con un peso fondamentale sulla crescita di una delle tenniste più forti di tutti i tempi – una giocatrice alla quale ovviamente anche Jana si ispirava. Da buona connazionale, cresciuta in un periodo nel quale la sensazionale Martina si affacciava al grande tennis (aveva 10 anni quando la Navratilova finalmente vinceva il primo Wimbledon), la Novotna cercava di imitare il suo idolo sul campo: anche lei praticava il serve & volley, servizio potente e lunghe discese a rete. Quando le due cecoslovacche vincevano ai Championships, nel 1989, Vera Sukova se nera andata da tempo: anche lei consumata da un tumore al cervello, a 50 anni. La Novotna non ha mai ripetuto i risultati della Navratilova, ma cinque anni dopo anche lei ha potuto fregiarsi dellinduzione nella Hall of Fame del tennis.
I SUCCESSI DELLA NOVOTNA
Jana Novotna ha dovuto aspettare di avere quasi 30 anni per mettere fine, definitivamente, alla sua nemesi: nel 1998 la cecoslovacca è finalmente riuscita a mettere le mani su Wimbledon, il suo primo e unico Slam nel singolare. Lo ha fatto in grande stile, come era giusto che fosse: eliminando cioè, in semifinale, quella Martina Hingis che dodici mesi prima le aveva strappato ancora una volta il grande sogno, rimontandole un set di svantaggio e prendendosi i Championships. Per quattro volte la Novotna è arrivata in finale Slam, per tre volte ha perso: quasi come se avesse spezzato una maledizione, lanno dopo si è definitivamente ritirata sentendo di aver compiuto quello che doveva compiere. Per non farsi mancare nulla, in quel 1998 ha vinto il quarto Wimbledon nel doppio, in coppia proprio con la Hingis; le due quellanno avevano giocato tre finali Major, perdendo però le altre due. E stata a lungo tra le prime 10 al mondo: nel 1997 ha chiuso la stagione al secondo posto del ranking, la posizione più alta mai raggiunta.