Benché in campionato il percorso dell’Atalanta non sia dei più brillanti, la Dea di Gasperini continua a far sognare i suoi tifosi in Europa League: dopo 26 anni dall’ultima apparizione, la formazione bergamasca è tornata sul continente lo ha fatto da protagonista. Dopo aver passato indenne un girone di ferro (storico il successo record il 5-1 inferto all’Everton) ora però all’Atalanta attende un altro banco di prova difficilissimo ovvero il Borussia Dortmund, pescato a sorteggi per i sedicesimi di Europa League. Per raccontare i segreti della Dea in questa edizione difficile ma entusiasmante di Europa League  abbiamo sentito l’ex giocatore e allenatore dell’Atalanta Bortolo Mutti: eccolo in questa intervista esclusiva a ilsussidiario.net.



Cosa ne pensa dell’impresa dell’Atalanta in Europa League? E’ un’impresa nata già la scorsa stagione attraverso il lavoro di tutto lo staff tecnico, tutta la società, gli stessi giocatori che sono rimasti.

Quali sono i segreti di questi successi? Competenza, professionalità, la presenza di una società molto preparata con un grande settore giovanile, la presenza di osservatori molto validi. Si può pensare per esempio a Favini in passato. La capacità di sostituire i calciatori che se ne sono andati come Conti, Kessie, Gagliardini con altri altrettanto bravi!



Un’Atalanta molto competitiva anche in questo campionato? Certo c’è la possibilità dell’Atalanta oltre di ben figurare in Europa League anche di raggiungere di nuovo la qualificazione in questa competizione.

Si aspettava anche il primo posto nel girone con squadre come Lione e Everton? E’ stata una dimostrazione di grande calcio per un’Atalanta che tutti davano per spacciata di fronte a due grandi club come questi. L’Atalanta è arrivata prima nel girone, ha saputo vincere nettamente a Liverpool con l’Everton dando una lezione di calcio alla formazione britannica. Sono andato a Liverpool e ho visto veramente una grande Atalanta!



La squadra neroazzurra ha saputo sopperire anche al problema di non poter giocare a Bergamo. I suoi tifosi sono veramente eccezionali, l’hanno sostenuta sempre a Reggio Emilia e non hanno mai lasciato solo l’Atalanta. E’ una cosa che fa parte della storia di questo club con i tifosi bergamaschi che non hanno mai lasciato sola la loro squadra del cuore, anche nei momenti più difficili.

C’è il problema dello stadio però da risolvere per poter giocare al meglio in Europa. Un problema che si risolverà con la società che si adeguando nel migliore dei modi per risolvere questa cosa e dotarsi di un impianto adeguato.

Gasperini è il principale autore di queste vittorie? Gasperini ha fatto grandi cose, ma come ripeto è tutta la società, tutto lo staff  tecnico nerazzurro che sta lavorando nel migliore dei modi.

Quali sono i giocatori che si sono più messi in luce? Direi Petagna, Spinazzola, Cristante, Caldara, con tutta la squadra che ha saputo mantenere sempre un rendimento notevole.

Ora il Borussia Dortmund: quante speranze di passare il turno per la formazione bergamasca? Direi 50% ciascuno considerando che il Borussia Dortmund non è più la squadra di un tempo.

Come dovrà giocare l’Atalanta per battere il Borussia? L’Atalanta non dovrà snaturare il suo calcio, continuando a giocare nel solito modo come tutte le partite.

Un vantaggio giocare il ritorno in casa? Direi proprio che potrebbe essere un vantaggio molto importante in questo senso.

Atalanta società modello del calcio italiano? Sì è una società che ha sempre fatto bene, con una grande organizzazione, che ha sempre tirato fuori giocatori di valore, come Gabbiadini, Donadoni, Montolivo, tanto per citarne alcuni. E’ una società che già nella sua storia aveva raggiunto grandi traguardi in Europa, come la semifinale di Coppa delle Coppe con Mondonico nel 1988 contro la formazione belga del Malines. Nel panorama italiano attuale posso pensare per esempio alla Sampdoria che sta facendo molto bene.

L’Atalanta potrebbe vincere l’Europa League? Nel calcio tutto è possibile, bisognerà vivere partita dopo partita. Poi vedremo cosa avrà fatto l’Atalanta.

 

(Franco Vittadini)