Daniele Lupo è stato protagonista di uno dei servizi più apprezzati della puntata di oggi di Dribbling. Il fuoriclasse azzurro di beach volley ha raccontato il suo mondo, partendo dai suoi inizi e dalle partite con il nonno e gli amici: «Io ero il più piccolo del gruppo, ma loro si muovevano meno. Scommettevano e quindi mi spronavano insultandomi, quindi mi hanno dato la giusta cattiveria ha raccontato Daniele Lupo al programma di Raidue. Ha parlato anche il suo coach, Giorgio Pallotta: «Viene chiamato il “mago” dai brasiliani, perché ha dei colpi che non sono spiegabili. Questo lo rende unico a livello mondiale. La velocità ha un ruolo chiave nel beach volley per Daniele Lupo: «Devi essere velocissimo a capire e ricordare, se sei più lento dell’avversario hai perso. Il surf è un’altra passione dell’azzurro, che è legato ad Alice, la sua fidanzata: «Ci siamo conosciuti ad Ostia. A 14 anni ne dimostrava 20, ma è stato tutto più semplice perché i nostri genitori si conoscevano. Mi ha scritto su Facebook e allora ho cominciato a sciogliermi. Daniele Lupo ha parlato anche del tumore osseo che gli venne diagnosticato nel 2015: «Un po’ di paura c’era, ma avrei giocato a beach volley anche se avessi dovuto fare la chemio o la radioterapia. Clicca qui per il video dell’intervista di Daniele Lupo a Dribbling.



Daniele Lupo è tornato a parlare della sua partita più dura, quella contro il tumore: lo ha fatto oggi ai microfoni di Dribbling, su Raidue. Il fuoriclasse di beach volley, nel marzo 2015 era in ospedale per un problema al ginocchio, poi la scoperta del tumore. I giorni successivi all’operazione sono stati duri: l’attesa per l’esame istologico, i cattivi pensieri, ma anche l’affetto della sua famiglia. Poi la fine dell’incubo: dopo l’intervento l’azzurro non ha avuto bisogno di sottoporsi alla chemioterapia. L’argento olimpico di beach volley a La Repubblica aveva raccontato quel momento difficile: «Sono rimasto paralizzato dal terrore. Poi un giorno ho chiamato mio papà: “Pa’ me sa che questo è un esame. Una sfida. E quella paura è stata trasformata in benzina da Daniele Lupo: «Quando sei stato ricoverato con quella diagnosi, quando hai visto nel letto a fianco uno a cui avevano appena tolto un rene, o un vecchietto che stava per morire, beh andare sotto di sette break in una partita, per quanto importante, diventa, diciamo così, fattibile. Guarire da un tumore è possibile tanto quanto vincere una medaglia alle Olimpiadi per Daniele Lupo. Lezioni di vita ne ha avute anche dai manga, una delle sue passioni: «Hanno messaggi in codice da capire: l’amicizia, non smettere mai di lottare e ti insegnano anche ad avere sogni. Clicca qui per il video promo di Dribbling su Daniele Lupo.



Leggi anche

Milano Cortina 2026: presentate le Olimpiadi della Cultura/ Lombardia: "3mln per sostenere i progetti"