Il Presidente della Juventus Andrea Agnelli sta cercando di spiegare, tramite i suoi avvocati Luigi Chiappero e Maria Turco, quanto accaduto nella vicenda che ha visto avvicinare alla sua figura le ombre scomode della mafia organizzata interna agli ultrà bianconeri. Una situazione scomoda dalla quale Andrea Agnelli vuol far capire è ovviamente estraneo. Il Corriere della Sera ha pubblicato parte del memoriale inviato dal Presidente della Juventus e dai suoi legali alla Procura. In una parte sottolinea l’obiettivo che aveva in mente la società e cioè: “L’ordine pubblico era il nostro fine”. Si spiega anche: “Le concessioni sono il frutto di necessità per mantenere un ordine pubblico che è sempre stato gestito di pari accordo con le forze dell’ordine”. Una situazione che nasconde ancora molti dubbi, ma che di certo deve trovare una decisione finale. Staremo a vedere quanto accadrà nei prossimi gionri e sicuramente ci saranno delle evoluzioni importanti da seguire con attenzione.
Da un paio di settimane si infittisce di mistero la storia che lega possibili collegamenti tra la Juventus nelle vesti del Presidente Andrea Agnelli e la mafia. Accuse diffamanti che sicuramente non possono essere avanzate senza che sia chiara la situazione e che ci siano delle prove certe perchè di mezzo c’è una delle società più importanti d’Europa e un uomo come Andrea Agnelli che si è sempre dimostrato preciso, puntuale e soprattutto onesto. Le ultime notizie parlano della decisione dei legali, Luigi Chiappero e Maria Turco, proprio del Presidente di scrivere alla Procura Federale e sottolineare come il club sia stato inmidito dai capi ultrà e che l’obiettivo era l’ordine pubblico. Una situazione svelata dal Corriere della Sera che ha riportato parte dei contenuti della lettera di trentasei pagine scritta da Andrea Agnelli con le sue memorie proprio su quanto accaduto. La spiegazione è questa: “Lo spessore criminale dei capi ultrà, interlocutori obbligati della società, ha fatto sì che nei dipendenti deputati a trattati con costoro uno stato di soggezzione che la realzione ha finito col sottovalutare pur conoscendola“.