I capelli al vento su e giù sulla fascia che aveva iniziato a calpestare come centrocampista e poi come terzino di fascia mancina. Il ricordo di quello splendido ragazzo mai diventato grande non si è ancora spento, oggi che sono ventidue anni che Andrea Fortunato è morto. Un dolore che la Juventus, e più in generale il calcio italiano, si portano dentro da oltre due decenni e che mai potrà essere dimenticato. Nell’estate del 1993 la Juventus decide di fare un investimento importante, spende infatti dieci milioni di euro per andare a prendere questo calciatore dal Genoa su precisa richiesta di Giovanni Trapattoni che di lui amava dire ‘‘sul campo era come se avesse una prateria, che percorreva con volate lunghe“. Andrea Fortunato era un generoso, si era conquistato anche la maglia della nazionale azzurra che aveva vestito in occasione della gara di qualificazione dei Mondiali Estonia-Italia terminata col risultato di 0-3.
La malattia – L’inizio dell’incubo arriva il 20 maggio del 1994 quando durante un’amichevole col Tortona chiede al suo tecnico di non rientrare in campo perché si sentiva sfinito. Un dolore che l’aveva colpito all’improvviso e che convinse lo staff medico della Juventus, Riccardo Agricola su tutti, ad effettuare dei controlli approfonditi all’ospedale Molinette di Torino. L’esito di questi è tragico, Andrea Fortunato ha una leucemia linfoide acuta, una malattia dura ma che si può sconfiggere visto il progredire delle tecnologie legate alla medicina. Il primo trapiando arriva dalla sorella, ma non ha esito positivo, il secondo dal padre invece sembra un successo. Andrea Fortunato si riprende, sembra pronto a tornare alla vita di tutti i giorni tanto che si allena con il Perugia e segue un regime di day hospital nel luogo dove credeva di dover dire addio a tutti i suoi sogni. Finalmente può riabbracciare i calciatori della sua Juventus, che si era conquistato con grande fatica e che erano impegnati in una trasferta a Marassi a Genova contro la Sampdoria. All’improvviso però, come può capitare in questi casi, le difese immunitarie si abbassano e una polmonite si porta via quello che tutti consideravano il nuovo fenomeno della corsia sinistra italiana. Un vuoto che i calciatori della Juventus non riescono a sopportare su tutti gli amici Fabrizio Ravanelli e Gianluca Vialli. Proprio quest’ultimo, capitano dei bianconeri, leggerà in lacrime sull’altare un discorso di saluti indimenticabile: “Speriamo che in Paradiso ci sia una squadra di calcio, così che tu possa continuare ad essere felice correndo dietro a un pallone. Onore a te fratello Andrea Fortunato”.