Racconta nella sua autobiografia che una volta si mise nei guai a Dubai: nel corso di un match una suola della scarpa si staccò e lui impiegò parecchio tempo per recuperare del nastro adesivo e ripararla. Nel mezzo del processo uno spettatore si alzò dalla tribuna intimandogli di giocare e lui rispose più o meno di stare zitto e di pensare al suo pigiama (dice il rumeno che i vestiti tradizionali del posto rendevano indistinguibili le persone). Venne fuori che lo spettatore era lo sceicco a capo dello stato: al tennista fu necessaria una lettera ufficiale di scuse per lasciare il paese.
Laneddoto è utile per entrare nellargomento degli ultimi giorni: la squalifica di Nastase, oggi capitano della nazionale rumena di Fed Cup, dal match contro la Gran Bretagna per aver offeso prima larbitro e poi Johanna Konta, che stava giocando contro Sorana Cirstea, e il capitano britannico Anne Keothavong (in più aveva anche espresso un commento razzista nei confronti del figlio che Serena Williams aspetta). Ex numero 1 del mondo – il primo accreditato ufficialmente dal ranking Atp – vincitore di un Roland Garros e un Us Open, oggi ha 70 anni e non ha mai avuto un carattere facile.
Nastase è un uomo che si è sempre prodigato anima e corpo per la sua nazione e per lo sviluppo del tennis, come ha sostenuto la connazionale (e grande amica) Nadia Comaneci che, lo riporta la BBC, ha detto che Ilie è molto patriottico, a volte dice cose che non pensa; tutti in Romania lo amano, perchè è Ilie (lo amano a tal punto da avergli chiesto, poco dopo la fine del regime Ceausescu, di candidarsi a sindaco di Bucarest, cosa che ha fatto senza successo). A dire il vero lex ginnasta ha anche ammesso che è giusto che Nastase paghi per quanto fatto; la sensazione è che questa volta leclettico ex tennista si sia spinto oltre il consentito.
Nastase infatti è anche questo: un uomo le cui offese hanno portato la Konta a uscire dal campo in lacrime interrompendo il suo match (poi ripreso e vinto dalla britannica); per caricare il piatto il capitano rumeno ha affermato di non essere pentito, ed è stato anche bandito da Wimbledon: caso curioso e paradossale, dal momento che più volte il rumeno ha fatto richiesta di entrare nellAll England Club senza però essere ascoltato (tanto da dover spiegare ai figli di dover comprare regolarmente il biglietto per assistere alle partite).
Il fatto insomma è chiaro, nè Nastase lo ha negato; da qui si entra nel campo delle interpretazioni e delle fazioni. Chi sta con Johanna Konta, che spiega di non aver mai vissuto nulla del genere; chi con Sorana Cirstea che non capisce perchè lavversaria sia uscita dal campo di punto in bianco (tecnicamente si va incontro a una squalifica) e ha ricordato che io sono stata insultata tante volte e non me ne sono mai andata. Lepisodio è grave; da qui a trasformarlo in una battaglia sessista o demonizzare il protagonista ce ne corre.
Nastase era un giocatore che in campo si trasfigurava, e insulti ben peggiori li ha lanciati anche ai colleghi maschi; rompeva racchette e mandava tutti a quel paese, ma appena era negli spogliatoi ti invitava a cena dopo averti umiliato a parole (successe con un giovane McEnroe, che non se ne capacitava). Ha contribuito a dare al tennis una dimensione globale, è stato una star prima che Borg e McEnroe trasformassero il loro sport in una sorta di concerto rock da tutto esaurito e groupies urlanti, ha vinto tanto e per il suo Paese ha dato tutto, compreso saltare tornei importanti per giocare la Coppa Davis.
Certo: non ha mai avuto la calma flemmatica di un Roger Federer (o di un Bjorn Borg), nè la compostezza di un Artur Ashe (per restare ancora ai suoi tempi). Il che non significa che allora ha ragione lui – anzi, ha torto – ma solo che luomo e lo sportivo sono soggetti a errori, esattamente come quelli che oggi gridano alla squalifica a vita. Anche Nastase, che degli atteggiamenti sopra le righe ha fatto unarte ma senza mai recitare. Stavolta, semplicemente, è andato un po troppo oltre.
(Nota a margine: riguardo le accuse di razzismo, si ricorda che Nastase fu l’unico autorizzato dal diretto interessato a chiamare Ashe con l’appellativo di “Negroni”: sulle prime l’americano se l’era presa, poi rise di gusto nell’apprendere la spiegazione – “dalle mie parti si usa per indicare un ragazzino di colore che si veste bene”. I due furono grandi amici, così come il rumeno ha sempre avuto un grande rapporto con l’iraniano Mansour Bahrami, grande intrattenitore del circuito senior. Evidentemente Ilie ha esagerato con il futuro figlio di Serena Williams, ma ci si ferma qui).