Fra pochi minuti andrà in onda la lunga intervista che Alex Schwazer ha concesso a Rai Sport per la rubrica Dribbling, tradizionale contenitore sportivo del sabato pomeriggio. Nei giorni scorsi sono già stati resi noti ampi stralci delle dichiarazioni dello stesso Schwazer, ma anche del suo allenatore Sandro Donati e dell’avvocato Gerhard Brandstatter, tutti decisi a scoprire la verità, per loro ben diversa da quanto ha sancito la giustizia sportiva, che per la seconda volta aveva squalifcato il marciatore azzurro nella scorsa estate, impedendogli di partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Alex si è definito “vittima” di questa vicenda e ha invocato un cambio di regole nel mondo dello sport: fra pochi minuti però potremo ascoltare per intero le dichiarazioni di Schwazer, Donati e Brandstatter, un appuntamento da non perdere vista l’importanza che ha assunto questa vicenda. (Aggiornamento di Mauro Mantegazza)



Torna a parlare del discusso caso di doping che lo ha escluso dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 e lo fa con una lunga intervista esclusiva concessa al giornalista di Rai Sport Andrea Fusco, che andrà in onda durante la tradizionale rubrica del sabato Dribbling, in onda su Rai Due alle ore 13.30. Ampi stralci dellintervista a Schwazer sono già stati diffusi in anteprima, ecco la prima frase del marciatore altoatesino: Contro questo sistema non posso vincere, ma non accetto il verdetto. Di questa vicenda sono la vittima, non certo il colpevole”. Schwazer è stato squalificato per ben otto anni alla vigilia delle ultime Olimpiadi, dal momento che per lui si tratta della seconda squalifica, vissuta però dal marciatore come una vera e propria ingiustizia: “Il processo penale – si legge ancora nelle anticipazioni diffuse da Adnkronos – va avanti e voglio la verità. Questa storia sarà importante non solo per me ma anche per altri sportivi. Lo sport deve cambiare le regole, che siano uguali per tutti, non solo per chi lo pratica ma anche per funzionari, medici e dirigenti. Il mio campione di urina deve essere portato in Italia, sottoposto ad indagini accurate per capire bene di cosa si tratta”.



Protagonisti della lunga intervista anche lavvocato Gerhard Brandstatter, che assiste Schwazer nel processo penale, e il professor Sandro Donati, che aveva accettato di allenare Schwazer dopo la squalifica per la positività accertata alla vigilia della precedente edizione delle Olimpiadi, quelle di Londra 2012. Proprio limpegno di Donati, da sempre paladino della lotta al doping, aveva dato fiducia nel rientro del campione olimpico di Pechino 2008: a maggio 2016 un fantastico ritorno allagonismo con la vittoria nel Campionato del mondo a squadre di Roma, poi però la doccia gelata della nuova positività proprio a ridosso della partenza per Rio. Donati ha voluto ricordare che in meno di un anno “Schwazer si è sottoposto a più di 60 controlli a sorpresa presso lOspedale San Giovanni, rinunciando alla finestra Wada e dando la piena disponibilità per tutto il giorno. Ora chiediamo il test del Dna sul campione di urine. Se il magistrato accerterà linnocenza di Alex, puntiamo a farlo tornare alle gare. E vi garantisco che sarà difficile battere Schwazer in una sola gara da qui a Tokyo 2020″.



Anche lavvocato Brandstatter non ha usato mezzi termini nelle dichiarazioni che ascolteremo sabato pomeriggio nel corso di Dribbling: “Siamo al centro di un complotto. Abbiamo tutte le certezze e i riscontri che non cè stato alcun caso di doping. Abbiamo già informato la Procura di Bolzano che metteremo una taglia, ricompenseremo chi saprà darci notizie utili su cosa è realmente successo. Sappiamo bene da Sochi in poi che le provette possono essere manomesse (con riferimento allo scandalo doping emerso in Russia circa i padroni di casa ai Giochi invernali di Sochi, ndR). Questo e un attacco portato soprattutto nei confronti del professore Sandro Donati, il simbolo dellantidoping”. Ricordiamo che il caso Schwazer aveva fatto discutere moltissimo la scorsa estate, tanto che il definitivo verdetto del TAS circa la squalifica del marciatore arrivò soltanto a Rio de Janeiro, a Giochi Olimpici già iniziati, escludendo il marciatore dalla 50 km che avrebbe avuto luogo pochissimi giorni dopo. La vicenda però non è ancora finito, Alex e il suo staff non lasceranno nulla di intentato.