Fa fatica a trattenere il dolore Evelyne Binsack ai colleghi del Tio.ch, quotidiano svizzero: Ueli Steck era per lei non solo un compagno di tante avventure estreme nelle montagne di tutto il mondo, ma era prima di tutto un amico da 20 anni. «Un vero disastro, riesce a dire allinizio dellintervista giunta dopo la conferma della morte di Swiss Machine sullEverest. «Conoscevo Ueli da 20 anni. La nostra era unamicizia fondata su grande ammirazione e rispetto luno per laltro; hanno spesso arrampicato insieme e partecipato a spedizioni assai pericolose. «Ci siamo specializzati in percorsi differenti, ma seguivo con molto interesse il suo nuovo progetto: quanto successo è una perdita terribile per me, per l’alpinismo e soprattutto per la sua famiglia. Non posso fare a meno di pensare a sua moglie. Sono parole di amicizia e stima quelle che la donna esprime per il grande Ueli, tra il dolore e la voglia di raccontare al pubblico chi era davvero questo campione degli sport estremi morto in circostanze ancora tutte da chiarire. «Senza passione non si può vivere. Non poterla inseguire è come perdere parte della propria anima. E senza passione è impossibile compiere grandi imprese, scrive ancora la Binsack lodando lamico che ora non cè più. (agg. di Niccolò Magnani)
Ueli Steck è morto sull’Everest: l’alpinista è rimasto vittima di un incidente. La triste notizia è stata data dal sito The Himalayan Times, secondo cui il 41enne svizzero, soprannominato “Swiss Machine” per i suoi record, sarebbe caduto mentre affrontava un pendio ghiacciato del Nuptse. Il ritrovamento del corpo è avvenuto nei pressi del campo 1 della via nepalese all’Everest da parte di un gruppo di sei soccorritori. «La squadra ha raccolto i resti sparsi del corpo dello scalatore, scrive il sito nepalese. Un elicottero è stato inviato sul posto per recuperarli. Il corpo di Ueli Steck, che voleva tentare la traversata Everest-Lhotse, è stato trasferito a Kathmandu. A lanciare l’allarme alcuni alpinisti che hanno assistito alla caduta, ma era ancora generico, perché Ueli Steck non era l’unico alpinista presente in zona. Il timore che si trattasse proprio della Swiss Machine è sorto perché si sapeva che lo svizzero voleva effettuare una salita di allenamento sulla parete del Nuptse. Il riconoscimento del corpo è avvenuto inizialmente in base ai resti rinvenuti.
Ueli Steck, che voleva tentare la traversata con Tenji Sherpa, a quanto pare era da solo al momento dell’incidente. Probabilmente stava salendo in velocità, senza però proteggersi. Le esatte circostanze della sua morte non sono ancora note, ma secondo prime informazioni, sarebbe precipitato per mille metri. «La famiglia è enormemente rattristata e chiede che i media si astengano dallo speculare sulla sua morte, per rispetto e considerazione per Ueli. Quando ci saranno informazioni attendibili sulla morte di Ueli Seck i media saranno informati, è il comunicato pubblicato sul sito web dell’alpinista svizzero. Era uno dei più famosi alpinisti della sua generazione, soprattutto per la sua tecnica di speed-climbing, grazie a cui aveva stabilito il record per l’ascensione della parete nord dell’Eiger, nelle Alpi Bernesi: ha impiegato 2 ore e 47 minuti, senza utilizzare corde. Ueli Steck è stato più volte compagno di cordata dell’alpinista italiano Simone Moro.