Il suicidio di Raffaello Bucci, l’ex ultrà Juventus diventato collaboratore bianconero, secondo quanto riportato da Il Fatto e Repubblica si è trasformato in una spy story: i servizi segreti l’avevano ingaggiato per il suo ruolo di collegamento tra tifosi e società. Lo ha rivelato un dipendente dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna, che i dirigenti della Presidenza del Consiglio hanno messo a disposizione dei magistrati. Questi ultimi avevano ascoltato Raffaello Bucci per l’inchiesta sui rapporti tra tifosi e criminalità organizzata, interessata al business del bagarinaggio. Gli fu chiesto dei contatti con Rocco Dominello, figlio del boss della ‘ndrangheta e considerato l’elemento di raccordo tra capi ultrà pericolosi, come Dino Mocciola dei Drughi, e la criminalità organizzata. L’agente segreto ha confermato che quel colloquiò turbò Raffaello Bucci, che contattò i servizi segreti perché preoccupato per l’inchiesta. Per ragioni di sicurezza il nome dello 007 è stato sostituito con il termine “Gestore”, del resto aveva il compito di trovare informatori e collaboratori per poi gestirli. L’agente segreto ha spiegato di aver avuto un rapporto senza intermediari «relativo all’infiltrazione di frange eversive e di estrema destra nelle curve.



Nel 2013 Raffaello Bucci ipotizzava un legame tra ultrà e ‘ndrangheta e per questo informò i servizi segreti, non la Juventus, che due anni dopo lo ingaggiò per occuparsi dei rapporti tra la società e il tifo organizzato. I servizi segreti sapevano già dal 2013 del progetto criminale che i magistrati hanno sgominato nel luglio 2016. Il 7 luglio, giorno della morte di Raffaello Bucci, si è però verificato un improvviso black-out del servizio di intercettazione della procura di Torino, che stava ascoltando le sue chiamate. Ricostruire le ultime ore dell’ultrà è stato difficile dopo questo “incidente”: gli inquirenti sono riusciti solo a recuperare i numeri di telefono contattati. L’ultima telefonata, ad esempio, è quella con un’utenza della Questura di Torino, usata da un funzionario della Digos. «Era in ritardo per l’appuntamento che avevamo, mi disse che stava arrivando. In quei minuti, però, fermò la sua Jeep Renegade in mezzo alla careggiata per gettarsi da un viadotto a Fossano.

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