L’Autodromo di Imola ha ricordato oggi Ayrton Senna a 23 anni da quel primo maggio nel quale il pilota brasiliano perse la vita. Nel pomeriggio Gian Carlo Minardi, l’ex pilota Gianluigi Martini e Andrea Cordovani, direttore di Autosprint, lo hanno raccontato prendendo spunto dalle immagini del fotoreporter Angelo Orsi, il cui sodalizio con il campione durò 11 anni. «Nessuno ci ha ordinato di correre in Formula 1, ma non siamo pagati per morire, dichiarò Ayrton Senna commentando l’avvento delle nuove regole che avevano tolto sicurezza a macchine e piloti. Tra i ricordi dei suoi fan non solo i successi, ma purtroppo anche il soccorso in pista con quei teloni che coprivano il corpo inerte a terra. E la speranza che si trattasse solo di un brutto incidente, ma non letale. Alle 18:40 il cuore però cessa di battere: la frattura alla base cranica si rivela devastante. E la tragedia invade il Brasile espandendosi in tutto il mondo. Ayorton Senna non era uno come tanti, ma un predestinato. Nessuno lo ha dimenticato: quel sorriso non si è mai spento per i suoi tifosi e tutti gli appassionati di Formula 1. (agg. di Silvana Palazzo)
«Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota; e corro veloce per la mia strada; anche se non è più la stessa strada; anche se non è più la stessa cosa: sì, è linizio della canzone dedicata ad Ayrton Senna da un grande della musica italiana come Lucio Dalla che forse più di tutti, in poche battute di un brano musicale, è riuscito a dare immagine e testimonianza di quella tristezza e malinconia che ancor prima della morte tragica in pista segnavano la vita e la carriera del miglior pilota di Formula 1 di tutti i tempi. Un dialogo, un rapporto con Dio che in maniera tormentata aveva contraddistinto tanto la vita quanto ovviamente la tragedia per quella morte assurda di un fenomeno che dal Brasile seppe conquistare il mondo sportivo. Dalla lo ricorda molto bene nel suo brano Ayrton, «E ho deciso una notte di maggio; in una terra di sognatori; ho deciso che toccava forse a me e ho capito che Dio mi aveva dato; il potere di far tornare indietro il mondo; rimbalzando nella curva insieme a me; mi ha detto chiudi gli occhi e riposa; e io ho chiuso gli occhi. A 23 anni dalla morte di Ayrton Senna incredibilmente rimane ancora intatta quella magia che viene prima di ogni polemica, dietrologia o complottismo sorto dopo la sua morte mai pienamente spiegata. Una magia nata in pista e diffusa non solo con i suoi successi, ma con quegli occhi tristi che ne hanno fatto unicona, schiva eppure così vincente, umile eppure così spavaldo in pista (tanti piloti non lo sopportavano dentro alle piste di Formula 1). Un uomo e un paradosso: è morto Ayrton e quel 1 maggio 1994 il mondo intero si è davvero fermato davanti a quella tragedia nella pista di Imola. Qui in Italia lo amavano in tanti, senza mai essere stato della Ferrari, e anche questo dà la cifra di cosa era Ayrton Senna. Semplicemente un pilota, eppure così rappresentante di quella malinconica strada che ci separa dal destino, tanto ineffabile quanto imprevedibile, e soprattutto misterioso. «Anche se forse non è servito a niente; tanto il circo cambierà città; tu mi hai detto chiudi gli occhi e riposa; e io adesso chiudo gli occhi. Grazie Lucio Dalla. E grazie Ayrton.
Ayrton Senna è morto durante il Gp di Imola del 1994, era una domenica 1 maggio e il mondo intero si fermò davanti a quella gara di San Marino che improvvisamente si è portata via alla tremenda curva del Tamburello il pilota forse più forte di tutta la storia della Formula 1. La festa del lavoro, non per i piloti che quel giorno semplicemente facevano il loro dovere nel circus tra i più competitivi della storia, con numerosi grandi piloti che si contendevano il campionato mondiale. Una gara così tragica, che ha visto addirittura due morti (Senna e Roland Ratzenberger) e il gravissimo ferimento di Rubens Barrichello, che poi per fortuna si riprese, non si è mai più ripetuta. Una tragedia immane che fece interrogare tanti allinterno della Formula1 e che portò decisivi passi avanti verso una migliore sicurezza: erano le 14.17 di quella drammatica domenica quando al settimo giro di pista Ayrton Senna perde il controllo della sua Williams, schiantandosi contro un muro di protezione alla curva del Tamburello. La causa fu la rottura del piantone dello sterzo che non permise di fatto al povero pilota brasiliano di curvare in tempo. Si schiantò a 211 km/h e limpatto fu tremendo, tanto che lo fece rimbalzare indietro di almeno 70 metri sulla pista; morì non subito in seguito ad un mix micidiale di sfortuna, non solo limpattò infatti ma anche una gomma che si staccò e colpì Ayrton in testa e infine un pezzo della sospensione che si spezzò ed entro nel casco trafiggono Senna appena sopra locchio. Una tragedia senza senso che fece piangere il mondo per quel 34enne che aveva fatto sognare la gente con le sue imprese: ecco il video tremendo dellultimo giro di Ayrton Senna nel Gp di San Marino 1994.