Mediaset contro Sky, ci risiamo. Nel mirino del Biscione però finiscono innanzitutto Lega Calcio e Infront, perché favorirebbero la pay-tv di Rupert Murdoch con un bando che non rispetterebbe alcuni criteri della legge Melandri. Per questo l’asta per i diritti televisivi della Serie A per i campionati dal 2018 al 2021 andrebbe sospesa: lo ha chiesto il gruppo Mediaset in un esposto al Garante della Concorrenza, l’Antitrust. Sono due le principali richieste: che una sola tv non accumuli più pacchetti ottenendo così l’esclusiva sulla Serie A e che i diversi pacchetti siano bilanciati, cioè arricchiti di altre squadre forti.



Il Pacchetto B per il digitale terrestre è considerato poco appetibile dal gruppo Mediaset, perché ci sono solo quattro squadre di prima fascia: la Juventus, il Napoli e le milanesi. Di scarso interesse sono, invece, Crotone e le altre tre neopromosse della Serie B. Il Pacchetto D è, invece, molto interessante, perché permette la trasmissione delle partite con tutte le tecnologie, annovera 324 partite, di cui 132 in esclusiva, che non rientrano negli altri pacchetti e comprende 12 squadre tra cui Roma, Lazio, Fiorentina e Genoa. Proprio attorno a loro si consuma lo strappo: l’asta precedente permise la loro messa in onda solo per il digitale terrestre, l’attuale asta le riserva alla multi-piattaforma.



I legali di Mediaset – come riportato da la Repubblica – sostengono che il Pacchetto B non abbia la forza di trattenere o conquistare abbonati e che il bando della Lega Calcio incoraggerebbe le televisioni a fare da asso-piglia-tutto. Cioè si invita a comprare il Pacchetto D e B per offrire agli abbonati la totalità delle gare del campionato. Ciò richiede una potenza economica enorme, cioè di 600 milioni di euro annui come base d’asta. Quindi il bando della Lega Calcio favorirebbe Sky, che ha una base di abbonati pari a 5 milioni di utenti. Anche loro però pagherebbero le conseguenze del regime di monopolio, visto che Sky scaricherebbe l’investimento aumentando i prezzi.



Il Biscione cerca allora di acquistare tempo: l’obiettivo era puntare su un blocco “pregiato” di partite, ma il deficit di Premium dopo la fallimentare acquisizione dei diritti della Champions e la guerra con Vivendi legano le mani a Cologno. Deciderà l’Antitrust.