OGGI COMINCIA IL TORNEO DI WIMBLEDON: COME OGNI ANNO DA 140 ANNI LA STESSA MAGICA STORIA…
La storia del torneo di Wimbledon ci ha consegnato tantissimi protagonisti che hanno segnato tante epoche: quelle cannibalesche di Pete Sampras e Roger Federer, quella di Bjorn Borg che fece diventare i tennisti più celebri delle rock star, quella di Martina Navratilova alla quale per prima fu proposto, per scherzo o meno, di giocare con gli uomini. Poi i tanti momenti epici: il tie break del 1980 che John McEnroe vinse per poi perdere la finale al quinto set, il pianto di Jana Novotna sulla spalla della Duchessa di Kent (si sarebbe rifatta cinque anni dopo, dovendo passare attraverso un’altra finale persa), la scalata delle tribune che Pat Cash, senza volerlo e saperlo, introdusse come grande tradizione nel mondo del tennis, la diciassettenne Maria Sharapova che in mezzo al centrale, davanti a migliaia di spettatori, cerca di telefonare in Russia per parlare con la madre.
Il torneo di Wimbledon compie 140 anni: era il 1877 quando Spencer Gore, un ventisettenne del quartiere, vinceva 6-1 6-2 6-4 contro William Marshall e per primo vinceva allAll England Cricket and Tennis Lawn Club, che aveva cambiato nome da quando Walter Clopton Wingfield aveva brevettato un gioco che, chiamato sphairistike, doveva molto alla pallacorda praticata anche nelle corti del Rinascimento. Giocava anche a cricket, il buon Gore; allora non lo sapeva, ma il suo nome avrebbe percorso gli anni e la storia e, pur rimanendo oggi tuttal più sconosciuto, sarebbe rimasto lì a scolpire la leggenda di un torneo di tennis che è esso stesso leggenda.
Se il torneo di Wimbledon è leggenda, lo deve molto anche ai primi anni: unepoca oscura, quasi senza immagini e del tutto senza tie break, lepoca dei pionieri. Quella di Dorothea Douglass, poi Chambers: vinse sette titoli in 12 anni prima della Grande Guerra, ma allora il regolamento prevedeva che il campione in carica difendesse il titolo giocando solo la finale. Nel 1919 a Londra sbarcò la ventenne Suzanne Lenglen: con un 10-8 4-6 9-7 iscrisse il suo nome nellalbo doro, andò dagli organizzatori chiedendo di giocare fin dal primo turno perchè avrebbe vinto comunque, lo fece per cinque anni consecutivi e per vederla in campo il pubblico affrontava ore e ore di coda sotto il sole cocente. Fino a che nel 1926 fece attendere per ore la Regina Mary e, collassata per la figuraccia dovuta a un disguido (così dicono: con lei non c’era nulla di certo) decise di ritirarsi ponendo fine alla sua carriera amatoriale.
Da lei ai 7 titoli della sua grande rivale (anche se giocarono contro una sola volta) Helen Wills che per prima si presentò a giocare in gonna corta – facendo scandalo ma dettando una moda – ai tre consecutivi di Maureen Connelly e ai rimpianti per quella maledetta caduta da cavallo (a nemmeno 20 anni aveva vinto nove Major e completato il Grande Slam di calendario). Il torneo di Wimbledon è anche la storia delle coppie di fratelli, precursori dei Bryan e apripista un secolo prima delle sorelle Williams: prima i Renshaw con uno di loro (Willy) che fece conoscere al mondo il gomito del tennista e lo curò dandosi al golf (e ancora oggi, con Sampras e Federer, è il recordman di titoli nel singolare) poi i Doherty che con otto titoli nel doppio (e sei complessivi nel singolare) fecero rinascere un tennis che si era inchinato al ciclismo nellinteresse popolare e perdeva colpi.
Il torneo di Wimbledon è la storia dei Tre Moschettieri di Francia: Jean Borotra, René Lacoste e Henri Cochet monopolizzarono lAll England Club per sei anni consecutivi, lasciando spazio in finale al solo Howard Kinsey in un periodo durato sei anni. Il torneo di Wimbledon è anche la storia dei perdenti: per Ivan Lendl lerba diventò una maledizione più delle due finali perse e il cecoslovacco dovette aspettare di essere un coach per sollevare un trofeo, Lili Alvarez ci ha perso tre finali consecutive e nessuno ha mai avuto una striscia come la sua, Andy Roddick è andato ad una volée dalla gloria e anche per lui le finali perse sono tre. Ma aveva ragione Rudyard Kipling, i cui versi campeggiano allingresso del campo centrale: trionfo e disastro sono due facce della stessa medaglia, al torneo di Wimbledon più che in altri posti.