Il primo giorno del torneo di Wimbledon vede poche sorprese, molte conferme e due sole note dolenti: Rafa Nadal e Andy Murray hanno rispettato il loro pronostico e non sono caduti nei tranelli del primo turno, battendo in agilità e con una velocità imponente, addirittura 1ora e 46 minuti per lo spagnolo con 6-1 6-3 6-2 contro Millman. Detto di Kyrgios che saluta la compagnia per un ritiro dovuto a motivi fisici, “stecca” la prima Roberta Vinci che purtroppo non riesce ad avere la meglio della gemella mancina della Pliskova. Pronostici rispettati un po’ ovunque, con Tsonga, Venus Williams, Halep, Cilic e Kerber tutti col segno positivo dopo il primo round di Wimbledon. L’Italia prosegue con il “ni” visto che si può festeggiare per il passaggio di Bolelli, Seppi e Giorgi (in grande spolvero), mentre cade la speranza Vinci, eliminato Fabbiano (anche se dopo 2 ore contro Querrey) e Cecchinato. Menzione d’onore a Francesca Schiavone, che passa il primo turno con un secco 6-1 6-1 alla Minella in neanche un’ora di gioco. Insomma ladies and gentlemen, da come avete intuito lo spettacolo è solo cominciato.



Per il primo giorno del torneo di Wimbledon c’è già un primo tonfo illustre, anche se si tratta di un ritiro per problemi fisici. È Nick Kyrgios, il fenomeno giovanissimo che sta ancora avendo qualche difficoltà nell’esplodere del tutto, è stato costretto al ritiro mentre era sotto 2-0 contro il francese Pierre-Hugues Herbert, non certo uno specialista di Wimbledon. Troppi problemi all’anca per il settimo favorito, secondo i bookmakers inglesi, alla vittoria nel centrale il prossimo 16 luglio: il giovane Nick ha dovuto arrendersi e come lui rischiava, sempre per un problema all’anca, anche il copione in carica dello Slam inglese, il principino Andy Murray. Per lui invece tutto facile, in tre set si è liberato di Bublik allontanando almeno i primi timori. Per i grandi tennisti in questi ultimi anni i primi turni sono sempre più “difficili”, non tanto per la qualità degli sfidanti, ma per il loro agonismo che spesso si scontra contro i campioni in rodaggio in vista della seconda settimana.



E allora non mancano clamorosi colpi di scena, come hanno insegnato esempi non molto distanti: da Roger Federer, nel 2013 uscito al secondo turno contro la meteora Sergiy Stakhovsky (che mise fine alla sequenza di 36 quarti di finali consecutivi nel Grande Slam) a Rafa Nadal, battuto sempre in quell’anno sciagurato per il duo regale Roger & Rafa sull’erba inglese (da Steve Darcis, in 3 set). Fino ovviamente allo scorso anno, quando il campione e numero 1 praticamente imbattibile per un anno e mezzo Novak Djokovic perse contro Sam Querrey. Insomma caro NIck, almeno tu hai avuto la buona giustificazione dei problemi fisici rispetto a questi mostri sacri del tennis, il tempo è dalla tua!



Ha prato introducendo il 140esimo torneo di Wimbledon uno che di finali sull’erba se ne intende eccome: dopo tante finali perse, ben tre consecutive, è arrivato nel 2001 quel successo che nessuno credeva più possibile. Si tratta ovviamente del mitico Goran Ivasinevic, mister Ace, che ancora oggi si emoziona come un bambino al primo giorno nell’All England Club: «tutto era speciale e sentivo il calore della gente che alla fine mi spingeva perché sono sempre stato uno vero, ho sempre mostrato tutto me stesso, nel bene e nel male. Ho urlato, ho esultato, mi sono infuriato e alla fine ho pianto. Perché sì, quello è stato il giorno che ha cambiato la mia vita». racconta di quella incredibile finale vinta nel 2001. Ma il pensiero corre subito ad oggi con il pronostico del buon “Ivan” diretto a favore del re elvetico con la racchetta: «Non c’è dubbio che Roger Federer sia il favorito numero uno, ma non escluderei dal gioco altri giocatori. Per esempio Rafa, che dopo la straordinaria stagione sul rosso arriverà carico di energia e fiducia. E metterei nel gruppo anche Marin Cilic, che sta crescendo sempre di più e ha dimostrato di essere molto forte sull’erba».

Per l’inizio del torneo di Wimbledon ha parlato in esclusiva al Daily Mail, Nick Bollettieri: ecco, per capire davvero la figura di questo famosissimo allenatore di tennis bisogna distinguere i lettori in due categorie, chi ha letto “Open” di Andrè Agassi e chi non l’ha letto. È ovvio che daremo ai nostri lettori la possibilità e il “compito” di provvedere al più presto al “grave peccato” e non diremo di più rispetto alla reale figura di Bollettieri. Sperando di avervi incuriosito, andiamo invece a vedere cosa il mitico Nick ha commentato all’inizio di questo 140esimo torneo di Wimbledon nella magia dell’All England Club. Si va da Murray – «Per quanto riguarda il suo gioco, il cambiamento più grande che ha fatto ora è che sta più dietro dalla linea di fondo. Prima entrava in risposta, ora dà agli avversari il tempo necessario per piazzare la palla. Ma Lendl è un tipo particolare, a poker sarebbe un concorrente perfetto. Quindi non si sa mai» – fino a Maria Sharapova, «Circa due mesi fa, Sven Groeneveld era all’accademia con Maria e suo padre Yuri. Sven è il più bravo coach al mondo e Maria colpiva la palla in modo magnifico. Se c’è qualcuno a poterci riuscire, questa è Maria. Mentalmente è più forte che mai, bisognerà vedere se il corpo regge».

Ma il passaggio più gustoso è proprio su André Agassi, il suo ex allievo, e il nuovo “assistito” Novak Djokovic in piena crisi “mistica”: «quando si parla di Andre Agassi niente è una sorpresa. Quando giocava, era energico in tutto, nei comportamenti, nel modo di vestire, nel look. Ma penso che Agassi sia la scelta perfetta. Djokovic è in una buca e Andre ha l’esperienza per risollevarlo perché ci è già passato. Lui non è decisivo nella tecnica di Novak, ma nell’aspetto mentale e caratteriale perché anche lui ha attraversato situazioni del genere». Gli anni passano ma per Bollettieri la “storia” sembra essersi fermata e da tempo!

La scena sarebbe la stessa di ogni Torneo di Wimbledon: l’ultimo punto, di norma al quinto set per rendere il clima ancora più atteso, i ciuffi d’erba rimasti (non sono tantissimi dopo la finalissima, ovvero dopo due settimane di match ogni giorno) che accolgono il vincitore sdraiato e trionfante in quegli attimi che ogni tennista sogna almeno una volta nella sua carriera. Bene, ma se ci fossero ai due lati del campo, Roger Federer e Bjorn Borg, chi davvero potrebbe essere quello “sdraiato” e chi invece quello scalpitante al nastro per attendere la mano del vincitore e infilarsi negli spogliatoi con cocente delusione? Non lo sapremo mai, con i due più grandi tennisti, forse, della storia, sicuramente di questa superficie (non ce ne voglia Pete Sampras, anche lui a 7 trofei, ma un leggerissimo gradino in meno anche solo per l’amore del pubblico e per le sfide epiche in finale a Wimbledon).

Come fare Pelè vs Maradona, o come Messi vs Cristiano Ronaldo, o ancora Mansell vs Senna, e potremmo andare avanti all’infinito… Il più grande è difficile eleggerlo, operazione anzi impossibile, di certo quanto hanno regalato al tennis e al pubblico nei loro successi è qualcosa di impagabile che li rende, per una volta, vincenti anche prima di scendere nel nostro ideale campo n.1 di finalissima tra lo svedese e lo svizzero. Ecco, uno dei due ancora può togliersi soddisfazioni “reali” sul campo di Wimbledon dimostrando che a quell’età e in questo modo fantascientifico, si può essere ancora non solo competitivi ma vincenti. Roger Federer, direste voi? Noi non lo sappiamo, di sicuro in quella “finale” che tutti vorremmo un vincitore c’è e già ci sarà: la grande bellezza (non ce ne voglia Paolo Sorrentino)…

Un esordiente che a 26 anni stava per smettere e invece si ritrova al Torneo di Wimbledon nel tabellone principale, quasi per caso, è una notizia già di per se. Se poi ci aggiungiamo che è italiano acquisisce una certa qual dose di affetto per chi da qui guarda con speranza a qualche talento italico nell’erba dei Re. Stefano Travaglia potrebbe sembra il classico “in gita” per le lande della miriade di campi inglesi, eppure la sua forza d’animo, il suo orgoglio e la sua tecnica di base lo ha fatto arrivare là dove forse da qualche anno era atteso, prima di finire nel dimenticatoio per colpa di un infortunio tanto brutto quanto odioso. Eccolo qui a poche ore dal suo esordio con il russo Rublev, non un inizio impossibile, il buon Travaglia: «in vita mia non avevo mai giocato sull’erba, non l’aveva mai vista così da vicino, e mai avevo vinto un match nelle qualificazioni di uno Slam», spiega con estrema sincerità il buon Stefano che invece dopo un giro di qualificazioni giocato a mille si è conquistato la grande occasione.

«È il torneo più importante al mondo, nessun segreto speciale però, ho affrontato ogni match senza pensare al fatto che giocavo su una superficie che non conoscevo visto che ero reduce dai challenger in Italia sulla terra rossa». Il classico “sudore” innalzato a emblema per questo giocatore che ha appena iniziato l’avventura a Wimbledon e non ne vuole sapere di finirla in breve. Ha avuto tanti infortuni e pensava di smettere dopo l’ultima al polso e alla schiena: ha sperato e si è impegnato, ed eccolo qua nel torneo di Wimbledon, alla corte dei Re.

Si apre il sipario sulla 140esima edizione di Wimbledon, il torneo di tennis più affascinante e accattivante dell’intero panorama mondiale sull’erba sognata da ogni tifoso e giocatore dello sport più individuale possibile. Eppure Wimbledon (e il tennis) sono molto di più; un anniversario come questo non fa altro che sottolineare una nota già esistente: la poesia e la magia che quel suono di pallina gialla effettua ogni volta che “calpesta” i fasci d’erba inglesi nel Centrale dell’All England Club, sono impagabili e ipnotizzano molti più spettatori di quanti realmente di norma seguono il circuito Atp. In questa poesia e magia, l’ultimo figlio dei grandi eroi “classici” di Wimbledon si appresta al suo ennesimo Slam d’Inghilterra per poter il suo ottavo e immortale titolo su questa erba inglese di origine ma svizzera di adozione. Roger Fededer è legato in maniera inscindibile a questa “terra”: vincendo e regalando 7 delle pagine più belle del gioco del tennis a Wimbledon ha contribuito in maniera consistente a “legare” il suo nome alla leggenda di questo sport, riuscendo a sopravvivere alle nuove generazioni di mostruose capacità fisiche.

Lui il fisico lo mantiene più o meno intatto da ormai 35 anni e arriva incredibilmente da favorito ai nastri di partenza anche di questo Wimbledon. La forza della tecnica, l’impossibile geometria della perfetta “racchetta” elvetica quasi da sole attirano pubblico da tutto il mondo: «ho una stanza dei trofei a casa dove mantengo al sicuro tutte le mie coppe. Ogni trofeo ha la sua storia. Ogni torneo è fatto di battaglie, anche prima di giocare: ma sono qui per vincere, mi impegno sempre al massimo per arrivare al 100% a Wimbledon». Noi un sospetto ce l’abbiamo: che quella stanza possa aver un domicilio ben preciso, quello del Centrale di Wimbledon. E se poi questo 2017 lo confermasse, sono 14 giorni contati da oggi per poterlo scoprire…

La 140esima edizione del Torneo di Wimbledon si apre con una giornata subito ricca di match importanti, specie per i big che devono evitare l’effetto distrazione ed entrare subito in ritmo in modo da scaldare i motori per la seconda settimana, decisiva, verso la finalissima di domenica 16 luglio. Oggi vedono aprirsi il palcoscenico il detentore del titolo nello slam d’Inghilterra e il campione fresco fresco di Roland Garros, Andy Murray e Rafael Nadal, assieme agli altri due Fab Four Federer e Djokovic (in campo domani) ancora i veri favoriti per Wimbledon, nonostante gli anni passino per tutti. L’avvio più difficile ce l’ha però chi insidia da anni quei 4 nomi, a volte prendendo il posto di uno dei 4 (a turno), Stan Wawrinka: si apre con un match ostico contro Medvedev, emergente nuovo talento russo, mentre per il principino scozzese due volte vincitore di Wimbledon il torneo si apre con la sfida ad Alexander Bublik (KAZ). Il re della terra rossa invece apre con John Millman (AUS), mentre Philipp Kohlschreiber (GER) v Marin Cilic (CRO) forse rappresenta il match più atteso del primo turno, assieme al match della Azarenka, grande favorita senza Serena Williams (assente per gravidanza) oggi contro Catherine Bellis. Nastri pronti, racchette alzate, si parte!

Non poteva mancare l’omaggio anche del web per l’inizio di questa speciale 140esima edizione del torneo di Wimbledon: con un doodle animato, anche Google partecipa della festa dal All England Club di Londra. Un logo animato, come ormai sempre più spesso viene deciso dai vertici della Big G, che esalta la bellezza e il divertimento del torneo di tennis più ammirato al mondo: due racchette che scambiano davanti agli spalti per l’occasione formati dalle lettere di GOOGLE. Il tutto per dimostrare come l’evento più atteso dell’anno tennistico in realtà è diventato, anzi lo è sempre stato, un appuntamento che richiama l’attenzione anche dei più profani al gioco. L’eleganza, la sfida, le stelle che cadono e le stalle che si esaltano, la conferma delle leggende e la polemica in pieno stile british. Tutto sotto il sole (e più spesso la pioggia) di Wimbledon per il suo start numero 140. Dal 1877 quando Spencer Gore, un ventisettenne del quartiere, vinceva 6-1 6-2 6-4 contro William Marshall, fino a Andy Murray nel 20016 in finale contro Milos Raonic: in mezzo vi è tutta la leggenda di questo sport, da Borg a McEnroe fino ad Agassi e Sampras per arrivare ai “nostrani” e moderni Federer (forse il più grande di tutti e proprio qui a Wimbledon) e Nadal. Tutto è pronto, tenendo a mente la frase di Kipling che campeggia all’ingresso nel circuito: «che tu possa incontrare il trionfo e il disastro e fronteggiare quei due impostori nello stesso modo».