Scende in campo anche Marina Berlusconi per condannare la condotta de La Stampa e Il Secolo XIX, i due giornali che stamattina – a proposito della cessione del Milan ai cinesi – hanno dato notizia di un’inchiesta della Procura di Milano ai danni di Silvio Berlusconi, accusato di riciclaggio. Questa la dura presa di posizione di Marina Berlusconi, presidente Fininvest:”Il tempo sembra passare invano per certi metodi di intendere lo scontro politico e per chi di questi metodi da ventanni è ostinato protagonista. La falsificazione di cui stamane si sono resi responsabili due quotidiani controllati dal gruppo De Benedetti, La Stampa e Il Secolo XIX, lascia indignati ed esterrefatti per la sua gravità. In tutta la lunga e complessa trattativa per la vendita del Milan, la Fininvest si è comportata con la massima trasparenza e correttezza, come conferma la stessa Procura della Repubblica di Milano, avvalendosi della collaborazione di advisor finanziari e legali di livello internazionale. Luscita dei due quotidiani, in piena campagna elettorale, lenorme spazio e i toni riservati ad una notizia che era già stata segnalata come falsa e che falsa è stata confermata dalla Procura della Repubblica, non lasciano dubbi sulle reali intenzioni di questa operazione. Condotta peraltro, sarà un caso?, proprio nei giorni in cui Carlo De Benedetti è sulle prime pagine per presunte vicende di insider trading.La Stampa e il Secolo XIX stamane hanno davvero scritto una pessima pagina di giornalismo. Un giornalismo che, impegnato nella sacrosanta guerra contro le fake news, non merita di vedere la propria autorevolezza mortificata da chi, in redazione, utilizza notizie false per logiche di parte. Lantiberlusconismo acceca ancora fino a questo punto?”. (agg. di Dario D’Angelo)



LA STAMPA CONFERMA LA NOTIZIA

Si sta trasformando in un giallo la presunta inchiesta della Procura di Milano nei confronti di Silvio Berlusconi. L’ex Presidente del Consiglio, secondo indiscrezioni riportate da La Stampa, sarebbe indagato per riciclaggio di denaro nella trattativa che ha portato alla cessione del Milan la scorsa primavera. Una secca smentita è arrivata anche dal procuratore capo della Repubblica di Milano, Francesco Greco, che ha detto:”Allo stato non esistono procedimenti penali sulla compravendita dell’ A.C. Milan. Non c’è un fascicolo, nemmeno a modello 45. Se un fascicolo esistesse lo avrei assegnato al nuovo dipartimento del dottor De Pasquale e ne sarei quindi informato”. Al netto di questa smentita, corroborata dalla forte presa di posizione da parte di Niccolò Ghedini, l’avvocato del Cav che ha parlato di “pervicace volontà diffamatoria che non può che avere ragioni correlate all’intenzione di interferire nell’imminente competizione elettorale”, il quotidiano torinese insiste. Secondo La Stampa, infatti, l’inchiesta esiste. Come finirà questa vicenda? (agg. di Dario D’Angelo)



GHEDINI NEGA TUTTO

Sta tenendo banco in queste ore, la notizia circa unindagine da parte della Procura nei confronti dellex presidente del Milan, Silvio Berlusconi, in merito alla cessione del club rossonero. Secondo gli inquirenti, il club meneghino sarebbe stato venduto ad un prezzo pompato, pari a 740 milioni di euro, rispetto al reale valore della stessa società. Molte le reazioni di fronte a tale indiscrezione, fra cui quella di Niccolò Ghedini, storico avvocato del leader di Forza Italia. Il legale ha puntato il dito contro La Stampa, il giornale che ha appunto sganciato la bomba: «Ancora una volta un giornale con una precisa connotazione politica e imprenditoriale dice Ghedini – aggredisce il presidente Berlusconi con una notizia totalmente inventata. Ghedini è venuto a conoscenza della notizia prima della pubblicazione della stessa, intimidando il quotidiano a non pubblicarla vista la sua infondatezza: «Nella serata di ieri prosegue lavvocato di Berlusconi – eravamo stati avvisati che la notizia, falsa, sarebbe stata pubblicata sul quotidiano La Stampa. Immediatamente avvertimmo il direttore del quotidiano e uno dei giornalisti della totale infondatezza, inverosimiglianza e falsità dell’assunto. Nonostante ciò la pubblicazione è avvenuta. E’ evidente dunque la pervicace volontà diffamatoria che non può che avere ragioni correlate all’intenzione di interferire nell’imminente competizione elettorale. Saranno ovviamente esperite tutte le azioni del caso. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



SOLO UNA BOLLA DI SAPONE?

L’inchiesta per riciclaggio inerente la vendita del Milan da parte di Silvio Berlusconi si è già rivelata una bolla di sapone? Il sospetto è proprio questo, dopo le parole di Francesco Greco, procuratore capo della Repubblica di Milano, di cui dà conto il portale Calcio e Finanza. Greco avrebbe dichiarato:”Allo stato non esistono procedimenti penali sulla vendita di A.C. Milan”. Smentita dunque la ricostruzione giornalistica effettuata da La Stampa, che parlava di “apertura dellinchiesta avvenuta poche settimane fa”. Possibile, al contrario, che indagini preliminari siano state svolte o siano tuttora in corso. Quel che è certo, dopo le dichiarazioni da parte del procuratore Francesco Greco, è che il cielo sopra i tifosi del Milan appare decisamente più sereno rispetto a poche ore fa…(agg. di Dario D’Angelo)

GIUSTIZIA AD OROLOGERIA?

La notizia pubblicata da La Stampa e da Il Secolo XIX è di quelle forti: Silvio Berlusconi è finito sotto inchiesta da parte della Procura di Milano per riciclaggio. Il sospetto, senza girarci troppo intorno, è che l’ex presidente del Milan abbia venduto la società rossonera  Yonghong Li a prezzo gonfiato per far rientrare suoi capitali dall’estero. Ipotesi di reato, appunto. Un’inchiesta che ancora deve dimostrare la sua effettiva corrispondenza nella realtà. Sui social, soprattutto tra i tifosi del Milan, è scattato subito l’allarme. Il timore, infatti, è che a subire eventuali ripercussioni siano proprio i rossoneri. Indipendentemente dall’esito dell’inchiesta, di cui avremo sicuramente riscontro nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, non può passare inosservato un dettaglio. Il famigerato closing è avvenuto ad aprile del 2017: non è strano che la Procura abbia deciso di indagare proprio a ridosso delle elezioni? C’è qualcosa di vero nel principio della cosiddetta “giustizia ad orologeria”? (agg. di Dario D’Angelo)

INCHIESTA SUL MILAN E BERLUSCONI

Brutte notizie per Silvio Berlusconi, bufera per il Milan. La Procura di Milano starebbe indagando sulla vendita del club rossonero: si ipotizza una cessione della società a prezzo gonfiato per schermare il rientro di una «cifra sostanziosa. Dunque, l’ipotesi di reato è di riciclaggio. La clamorosa indiscrezione è stata riportata dall’edizione torinese de La Stampa e dal Secolo XIX, secondo cui «una nuova tegola giudiziaria si sta per abbattere «sulla campagna di Berlusconi. Il Milan nell’aprile 2017 è passato dalle mani del leader di Forza Italia all’imprenditore cinese Yonghong Li. Secondo i due quotidiani, l’affare sarebbe avvenuto ad un prezzo di almeno 300 milioni di euro superiore al reale valore della società. Per questo sarebbero partite una serie di verifiche per accertare il percorso dei flussi finanziari. «In gran segreto, nei giorni scorsi, i pm hanno avviato un’inchiesta che tra le varie ipotesi comporta anche verifiche sul reato di riciclaggio, scrive La Stampa.

MILAN, INCHIESTA SULLA VENDITA: PREZZO GONFIATO?

Sarebbe il pm Fabio De Pasquale a coordinare l’inchiesta sulla cessione del Milan da parte di Silvio Berlusconi. Si tratta dello stesso pm che in passato aveva indagato il leader di Forza Italia per la frode fiscale sui diritti tv, ma anche quello che lo aveva difeso nel caso della scalata ostile di Vivendi a Mediaset. La Stampa ha ricordato che da tempo girano voci sulla compravendita del Milan, infatti l’estate scorsa l’avvocato Niccolò Ghedini consegnò in procura «documenti per attestare la regolare provenienza del denaro cinese. Poche settimane fa, invece, sarebbe stata aperta l’inchiesta: alla base «ci sarebbero nuovi documenti che dimostrerebbero esattamente il contrario. Non è ancora chiaro da dove sia partita la svolta, ma il quotidiano torinese scrive che una traccia potrebbe risalire «ai reali flussi di denaro partiti da Hong Kong e che «ci sono elementi nuovi che smentirebbero la regolarità di una bella fetta dell’operazione.