Delusione e amarezza per la concessione della semilibertà all’ultras Daniele Micale, condannato per l’omicidio di Filippo Raciti, non è stata espressa solo dalla vedova dell’ispettore. Lo stato d’animo è condiviso da Silp Cgil: «Siamo stupiti e rammaricati e le norme contro i violenti negli stadi, più volte promesse, non sono mai state approvate dal Parlamento. Speriamo lo faccia il prossimo per Filippo e per le donne e uomini in divisa che ogni settimana garantiscono la sicurezza alle manifestazioni sportive, ha dichiarato il segretario Daniele Tissone, come riportato da La Sicilia. Il segretario generale del Sap, Gianni Tonelli, è stato ancor più duro: « solo una vergogna. Così legittimano condotte antipolizia e l’odio, sempre più imperante, nei confronti delle forze dell’ordine. Per il Coisp invece la semilibertà di Micale «fa rabbrividire. Niente riduzione della pena per Antonino Speziale, che è stato condannato ad un altro anno di reclusione per aver assistito ad un allenamento del Catania nonostante sia ancora sottoposto a Daspo, inoltre nel carcere di Favignana è stato trovato in possesso di un telefonino. (agg. di Silvana Palazzo)



LA VEDOVA DELL’ISPETTORE: QUESTA INGIUSTIZIA

Marisa Grasso, vedova dell’ispettore Filippo Raciti, ha commentato la decisione del Tribunale di sorveglianza di Catania di concedere la semilibertà a Daniele Micale, uno dei due ultrà condannati per la morte del poliziotto. «Avverto il dolore della sconfitta, ma è la legge. Appena ho saputo ho sentito come un peso, maggiore amarezza e ingiustizia. Accetto la legge, ma non è giusto, ha dichiarato Maria Grasso all’Ansa. Per la vedova continua il calvario: «Chi è condannato deve scontare tutta la condanna, altrimenti non c’è certezza della pena. Cercava giustizia e ha trovato una sentenza la vedova di Filippo Raciti: «Era importante per me, la famiglia e per tutti i poliziotti che rischiano la vita, come ha fatto mio marito. Oggi però sente di nuovo amarezza e ingiustizia. La donna ha raccontato anche la delusione dei colleghi di suo marito, ma si è detta preoccupata per la reazione del figlio. «Come farò a dire a mio figlio che può incontrare per strada uno delle due persone condannate per la morte di suo padre, che è in permesso, invece di stare in carcere? Capirà che è la legge? Ma è giusta questa legge? Io mi sento sconfitta. (agg. di Silvana Palazzo)



MICALE IN SEMILIBERT: FU CONDANNATO PER LA MORTE DI RACITI

E stata concessa la semilibertà a Daniele Micale. Si tratta del ragazzo, oggi trentenne, condannato per la morte dellispettore di polizia Filippo Raciti avvenuta quasi undici anni fa esatti, precisamente il 2 febbraio del 2007. Il poliziotto siciliano morì presso lo stadio Massimino di Catania, in occasione del derby fra gli etnei e il Palermo. Micale è stato condannato insieme ad Antonino Speziale lo scorso novembre 2012, ad undici anni di reclusione per omicidio preterintenzionale, ed ha già scontato più di metà della sua condanna. A chiedere la semilibertà sono stati i legali rappresentanti di Micale, gli avvocati Eugenio De Luca e Matteo Bonaccorsi. In poche parole, lex ultrà del Catania esce la mattina dal carcere, va a lavorare, e di notte rientra in galera per dormire.



SPEZIALE RESTA IN CARCERE

Una decisione, quella presa dal Tribunale, arrivata con lobiettivo di favorire un «graduale reinserimento sociale al fine di consentire a Micale di svolgere attività lavorativa come dipendente di un supermercato. Gli avvocati di Micale ci tengono a sottolineare che il loro assistito «ha scontato oltre la metà della pena, fruisce regolarmente di permessi premi e da alcuni mesi è ammesso al lavoro esterno e ha svolto anche volontariato. Nessuna semilibertà invece per laltro omicida, Antonino Speziale, che a differenza di Micale, fu condannato a soli 8 anni per lo stesso reato. Ricordiamo che Raciti morì due ore dopo circa il termine del derby siciliano, in seguito ad un trauma epatico causato da un corpo contundente, che fino ad oggi non è ancora stato individuato. In seguito alla scomparsa del povero poliziotto, il calcio si fermò per una settimana, e venne anche annullata lamichevole in programma in quei giorni della nazionale italiana.