68 titoli vinti in carriera tra cui 12 Grand Slam, ex numero uno del tennis mondiale senza rivali nel periodo 2014-2016. Il serbo Novak Djokovic è già tra le leggende del tennis di tutti i tempi, nonostante le ultime sfortune, come incidenti fisici, che gli sono capitate. Ma è ritornato all’attività agonistica battendo recentemente l’americano Donald Young agli Australian Open. Personaggi come questi, affascinanti, ricchi, adorati da milioni di persone, si perdono spesso nella bella vita che il successo concede loro. Non è il suo caso: con una croce sempre al collo, non è raro vederlo pregare prima di un incontro: “Questo è il titolo più importante della mia carriera, perché prima di essere un atleta, sono un cristiano ortodosso” disse quando nel 2011 ricevette l’ordine di St. Sava dalle mani del patriarca serbo della Chiesa ortodossa.



Si tratta dell’onorificenza più alta e significativa della Chiesa serba, e gli è stata concessa principalmente per aver contribuito economicamente al rinnovamento di alcuni edifici religiosi nel suo paese natale. E della sua fortuna milionaria, non esita a farne dono per i senza tetto e i più poveri: “I soldi non sono un problema per me, ho guadagnato abbastanza da poter nutrire tutta la Serbia, volendo” dice. Nel 2015 insieme alla World Bank ha contribuito a un progetto per aiutare i bambini più poveri ad andare a scuola: “Djokovic è un vero campione per tutti i bambini del mondo. Ha dimostrato che l’impegno delle persone famose possono fare la differenza” ha detto di lui il presidente dell’Unicef. Sposatosi nel 2014 con una sua ex compagna di scuola, la coppia ha due figli, Stefan di 3 anni e Tara, quattro mesi.

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