La vittoria di Roger Federer agli Australian Open 2018 non è sufficiente per portare lo svizzero in vetta al ranking Atp: al numero 1 resta infatti Rafa Nadal, che ha al momento 9760 punti. Roger però è lì, con 9605: una differenza enorme sullo stesso Marin Cilic, che accusa un ritardo superiore ai 4600 punti. Sembra di essere tornati a quasi 10 anni fa, quando Nadal e Federer dominavano il tennis mondiale dividendosi Slam in maniera quasi perfetta; per lo svizzero il ritorno al numero 1 Atp può essere realisticamente l’ultimo obiettivo rimasto in una carriera da cannibale, perchè l’oro olimpico nel singolare dovrebbe aspettare altri due anni e mezzo e, all’epoca, il Re avrà 39 anni. Magari ci arriverà a giocare, ma resta da dimostrare se sarà favorito come lo sarebbe oggi. Riguardo la possibilità di tornare in testa al ranking, Federer era stato chiaro: lo scorso autunno era stato criticato (in particolare da Guy Forget) per essersi cancellato dal Master 1000 di Parigi-Bercy, che precedeva di pochi giorni le Atp Finals (nelle quali lo svizzero sarebbe stato eliminato in semifinale da David Goffin). Si era detto che Federer avesse scelto di inseguire la possibilità di prendersi la prima posizione mondiale, deludendo le aspettative dei tanti appassionati francesi che speravano di vederlo in campo nel torneo indoor; alle critiche, il Re aveva risposto affermando che se il ranking fosse stato il suo principale obiettivo avrebbe giocato a Parigi-Bercy e non nel torneo di casa a Basilea, essendo che il Master 1000 porta in dote più punti. Chiaramente la vetta della classifica resta qualcosa che Federer vorrebbe centrare nuovamente: sarebbe come la chiusura di un cerchio, e adesso ci è davvero vicino. (agg. di Claudio Franceschini)
LE PAROLE SU CILIC E MIRKA
Solo l’emozione può sopraffare Roger Federer. Dopo aver conquistato l’Australian Open, il sesto nella sua raggiante carriera, si è lasciato andare alle lacrime. Poi però ha avuto parole di incoraggiamento per il suo rivale, Marin Cilic, sconfitto al quinto set. «Continua così e vedrai che ti caverai tante soddisfazioni», ha dichiarato il tennista rivolgendosi direttamente al suo avversario. Nella conferenza stampa successiva ha reso omaggio alla moglie Mirka, conosciuta proprio in Australia nel corso delle Olimpiadi di Sydney, dove erano entrambi in gara per la Svizzera. «È mia moglie che rende tutto questo possibile. Senza il suo sostegno, avrei smesso già da molti anni. Ma ne abbiamo parlato con molta franchezza anni fa: le ho chiesto se era felice di questa vita e sono felice che sia la mia prima supporter, che si accolla un carico di lavoro enorme con i bambini». Federer però fa anche la sua parte, «perché non mi piace stare lontano da loro per più di due settimane». Proprio l’appoggio della sua famiglia lo rende felice e gli permette di giocare al meglio. (agg. di Silvana Palazzo)
I 20 AVVERSARI BATTUTI DA RE ROGER NELLE FINALI SLAM
Era Mark Philippoussis quel lontano 6 luglio 2003 ad essere il primo di 20 “grandi infilzati” dalla spada-racchetta di origina elvetica: lui il primo, Cilic l’ultimo, e siamo certi che qualcun altro ancora potrebbe rimanere impigliato nelle tratte misteriose e fantasiose del Roger mondiale. Federer vinse il primo Slam a Wimbledon, quello che diventerà il giardino di casa negli anni a venire: una lunghissima serie che in questo inizio 2018 è stata appena aggiornata dal quel fenomeno di cui qualche riga più sotto tratteggiamo un “umile” riflessione. Furono gli Australian Open a coronare il secondo slam della sua carriera, sconfiggendo Marat Safin in finale; poi a luglio del 2004 di nuovo Wimbledon, questa volta contro Andy Roddick. A completare un anno di grazia ci pensò Lleyton Hewitt che fece da vittima sacrificale contro un Federer immenso; luglio 2005 di nuovo Roddick infilzato dal Re a Londra, mentre a Flushing Meadows il grande Andre Agassi cede lo scettro al nuovo grande fenomeno del tennis moderno. A gennaio 2006 è Baghdatis a perdere in finale, mentre nel luglio di quell’anno il primo scontro in finale con Rafa Nadal vede vincere lo svizzero a Wimbledon; a settembre nuova coppa a New York, mentre nel gennaio 2007 l’Australia regala un’altra vittoria a Federer, questa volta contro Gonzalez. Luglio 2007, nuovo Wimbledon e ancora Nadal Ko, mentre lo Us Open del 2007 va a Roger, il primo contro Djokovic. Si torna sempre lì un anno dopo con la vittoria questa volta contro Murray, mentre nel giugno 2009 arriva il primo e l’ultimo Roland Garros contro Robin Soderling, che aveva eliminato l’imbattibile fin lì su terra rossa Rafa Nadal. Poi la corsa continua: Wimbledon 2009 contro Roddick, AusOpen 2010 contro Murray, Wimbledon ancora contro Murray nel 2012 e poi la lunga assenza di 5 eterni anni fino allo scorso gennaio. Australia conquistata contro Nadal, Wimbledon contro Cilic e oggi Marin torna ad inchinarsi davanti all’unico grande re del tennis.
5 SET, 20 SLAM
«Questa è una favola, vi amo»: Roger Federer, pochi istanti dopo il rovesci sballato di Marin Cilic, è lì ad alzare il suo 20esimo Slam in carriera. Guardano anche solo i numeri, si può ormai dire abbastanza “tranquillamente” che si tratta del più grande tennista di tutti i tempi. Ma al netto delle considerazioni, delle classifiche e dei paragoni – spesso ingenerosi perché non si tiene conto dei grandi del passato e si crede che solo il “presente” è leggenda, ndr – stiamo parlando di un tennista 36enne che nel giro di un anno e mezzo è riuscito a vincere uno Wimbledon e due volte gli Australian Open. Gli ultimi, pochi secondi fa: «Questa e’ la conclusione di una favola, uno sogno che si realizza. Continuo a divertirmi, qui in Australia, è un viaggio bellissimo. E’ grazie a tutti voi – ha poi detto rivolto al pubblico – che ancora mi alleno, sono teso, sorrido, gioco». Federer appena un anno fa sembrava davanti all’ultima stagione della sua vita, n.17 nel mondo e lontano anni luce dai suoi avversari storici (Nadal, Murray e Djokovic) e dalle nuove NextGen. E invece nel giro di un anno, solo Rafa ha retto il peso ed è rimasto lì condividendo con Roger lo scettro del 2017; oggi però non c’era e Marin Cilic ce l’ha messa tutta per piegare lui il maestro di Basilea. Non ci è riuscito, ma ha fatto giocare maluccio il Re: questo è già un gran risultato, visto che fino ad oggi Federer non aveva perso neanche un set (a 35 anni al primo torneo dopo le vacanze, follie!). La finale di oggi ha consegnato il titolo n.20, primo uomo ad aggiudicarsi questo prestigio e per forse tanti anni lontano a venire rimarrà anche l’unico.
FEDERER INFINITO?
Lo diciamo subito, a costo di sembrare lapalissiani: Roger Federer non è infinito. Non è immortale e non è neanche stato perfetto oggi: ha vinto con la testa, ha vinto con l’aggressività e ha dominato solo in alcuni tratti. Eppure, Roger ha vinto, di nuovo e con una sensazione di dolcezza (questa sì infinita) che sgorga dalle corde di quella racchetta. Sei titoli, come Emerson e Djokovic prima di lui, ma soprattutto il 20° Slam, un record che si allunga grazie al successo su Marin Cilic per 6-2 6-7 (5) 6-3 3-6 6-1 in tre ore e tre minuti. Un quinto set conquistato con abilità e con la classe innata di chi del tennis sembra averne scoperto i segreti più reconditi. “Roger Federer è il tennis”, “Il tennis vive in lui”, “la leggenda del tennis vivente”. Ne leggerete tante nelle prossime ore su questo normal one dello sport mondiale: ma non fidatevi fino in fondo. Federer non è il tennis: e proprio il fatto che lui sappia e riconosca questa cosa che lo rende, forse, il più grande di tutti. L’umiltà di chi ogni volta si alza al mattino, dà da mangiare ai 4 pargoli gemellari, e si rituffa nell’allenamento tra voleé e slice deliziosi: non è il tennis, anche e non vive solo per il tennis. Altrimenti non piangerebbe ogni volta guardando in tribuna verso la moglie Mirka; altrimenti non sarebbe il più amato dai colleghi stessi, che pure si saranno stancati ormai di trovarselo davanti a tutti anche a 36 anni; altrimenti non sarebbe una leggenda che a 35 anni emoziona ancora il mondo. Federer vince ancora perché non vive per quello; non vive solo per il tennis, ma è come se ringraziasse ogni giorno con una preghiera “laica” fatta di umiltà e riconoscenza il dono divino della sua arte tennistica.