E’ finita qui la carriera di Juan Martin Del Potro? Presumibilmente sì: lo ha detto lui stesso, quantomeno lo ha anticipato dicendo che “è difficile pensare a un altro recupero”. Trent’anni appena compiuti, il tennista argentino ha subito la frattura della rotula: eravamo sul 5-4 in suo favore, 40-40 e servizio a disposizione di Borna Coric nel terzo turno del torneo Atp Shanghai 2018, quando l’argentino è scivolato nel tentativo di recuperare una smorzata del giovane croato. Movimento innaturale del ginocchio e subitanea sensazione di qualcosa di serio: stoicamente Del Potro – non sappiamo umanamente come – è rimasto in campo fino alla chiusura del primo set (vinto da Coric con un ovvio 7-5) e poi ha alzato bandiera bianca. Domenica il responso medico è stato devastante: l’argentino è costretto a fermarsi ancora, sarà nuovamente un problema lungo e, a questo punto appare inevitabile, la grande corsa del gigante di Tandil appare al capolinea. Inutile ricordare quanto l’attuale numero 4 del ranking Atp sia stato preda della sfortuna nel corso degli anni, utile invece ricordare che il 2018 è l’anno che gli aveva finalmente consegnato la qualificazione alle Atp Finals, per la prima volta da cinque stagioni, e in cui aveva spezzato la maledizione dei Master 1000 vincendo a Indian Wells. Probabilmente tra qualche tempo – la speranza è ovviamente che non debba essere così – saremo qui a scrivere del precoce ritiro di un campione, al momento dobbiamo limitarci a dire che gli auguriamo una pronta guarigione.



DEL POTRO, L’ENNESIMO INFORTUNIO

I polsi sono sempre stati la grande debolezza di Juan Martin Del Potro: di fatto l’argentino ha saltato due stagioni intere nel tentativo di recuperare dai problemi fisici che gli hanno impedito di essere quel giocatore che, al netto dei mesi e anni lontano dai campi, avrebbe potuto essere. Vale a dire, uno in grado di rivaleggiare ad armi pari, costantemente e con esiti anche positivi, con i tre fenomeni della sua generazione: non è un caso che Del Potro abbia vinto gli Us Open a quasi 21 anni, battendo in finale quel Roger Federer che in quel periodo (era il 2009) vinceva quasi ogni torneo cui partecipasse. Non è un caso che nell’anno del devastante ritorno, il 2016, abbia eliminato sia Novak Djokovic che Rafa Nadal alle Olimpiadi – dove ha vinto l’argento – nè che abbia vinto una finale memorabile a Indian Wells contro lo stesso Federer, che di fatto lo aveva già razionalmente battuto e invece si è dovuto inchinare. Un giocatore emozionante, Del Potro: per la correttezza, per quel dritto spadellato e fuori da qualunque canone di una scuola tennis eppure mortifero, per la capacità di essere sempre un passo avanti rispetto ai guai fisici. Adesso però anche lui potrebbe non farcela più: le sue parole, una volta appresa la frattura della rotula, sono una pugnalata al cuore di tutti gli appassionati di tennis, anche di chi non lo ha mai davvero tifato preferendo altri (i nomi per la maggior parte dei casi sono sempre quelli). Noi lo aspettiamo come abbiamo sempre fatto, ma il timore di non vederlo più colpire una pallina è purtroppo molto fondato.

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