Paola Enogu ha trascinato la nazionale italiana volley in finale di coppa del mondo, e sta guidando le stesse azzurre nella sfida in corso contro la Serbia, la finalissima della manifestazione iridata. La schiacciatrice originaria di Cittadella ha regalato un punto impressionante durante il primo set della partita in corso, una “pipe” per dirla in gergo tecnico, di una potenza inaudita. Paola è salita in cielo ed ha colpito la palla in maniera perfetta, non lasciando scampo alle avversarie di origini serbe. E’ lei una dei punti di forza della nazionale azzurra di volley, ed è a tutt’oggi una delle giocatrici di pallavolo più forti in assoluto. La speranza è che la stessa possa proseguire su questa falsa riga anche i prossimi set di questa ultima, decisiva, sfida della coppa del mondo, magari insieme all’altra pallavolista di colore simbolo delle azzurre, Miriam Sylla. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL SOGNO DI EMULARE LE CAMPIONESSE DEL 2002
L’ItalVolley approda in finale ai Mondiali in programma in Giappone e le azzurre adesso sognano davvero di emulare le gesta di quella generazione d’oro di pallavoliste che nel 2002 conquistò il trono iridato: e il simbolo di una Italia che all’estero vince e che si caratterizza pure per il multiculturalismo sono anche e soprattutto due ragazze di colore ma nate nel nostro Paese, vale a dire Paola Egonu, già top scorer della manifestazione con 291 punti e con ancora una gara da disputare, nata a Cittadella (Padova) da genitori nigeriani, e anche Miriam Sylla. Quest’ultima, nelle scorse ore, è stata protagonista di una piccola polemica col Ministro degli Interni, Matteo Salvini: originaria di Palermo da genitori che sono arrivati in Italia dalla Costa D’Avorio (oltre che figlia d’arte dato che pure sua madre è stata in Africa una stella del volley), la Sylla durante una intervista radiofonica ha commentato con un “Oh, starà facendo i salti di gioia” la frase di uno dei conduttori che, su Rai Radio1, le chiedeva se il leader del Carroccio fosse contento per le loro imprese oltreoceano. (agg. R. G. Flore)
CHI SONO LE DUE PALLAVOLISTE
L’Italia celebra il volley femminile e in particolare le stelle Sylla ed Egonu, che hanno fatto volare la Nazionale in finale Mondiale. Chi sono gli angeli azzurri che hanno trascinato la squadra alla vittoria contro la Cina? Partiamo da Paola Egonu, che tre anni fa ha già vinto un oro mondiale. Questo la consacra: ha mostrato una tenuta mentale impressionante, oltre al braccio svelto. Ha soli 19 anni e una stagione vera alle spalle, ma ha già carattere e varietà di colpi: ha addirittura una schiacciata a 99 km/h. Nata in provincia di Padovana da genitori nigeriani, la Egonu ha sempre tenuto alle sue origini. «Una cosa non esclude l’altra: quello che mi dà fastidio è la discriminazione da parte delle persone potenti». Due anni fa con la maglia del Club Italia stracciò due record: quello di punti in una partita (46) e quello di punti in una stagione (553). Quest’anno a Novara è diventata la seconda miglior marcatrice del campionato, conquistando Supercoppa e Coppa Italia.
EGONU E SYLLA, LE STELLE DELL’ITALVOLLEY FEMMINILE
Ma se l’Italia è volata in finale, il merito è anche di Miriam Sylla, miglior schiacciatrice al mondo dopo la serba Tijana Boskovic. La 23enne di origine ivoriana è una delle stelle di Davide Mazzanti. Con il volley non è stato amore a prima vista: fu la cugina a iniziarla a 12 anni. Tutto è cambiato al liceo, quando ha capito che poteva costruirci una carriera. Dopo la gavetta nelle giovanili il salto in A1 con Bergamo e Imoco Conegliano, fino a realizzare il sogno di giocare in Nazionale. Ma Sylla ha dovuto fare i conti anche con il doping: nel 2017 risultò positiva al clenbuterolo, quindi fu costretta a saltare l’Europeo. Ma era un falso allarme, perché poi test e controlli a campione dimostrarono che quei valori erano legati ad una contaminazione alimentare per sostanze presenti nel cibo ingerito in Cina. La schiacciatrice si trovò a fare i conti anche con gli haters, che non le risparmiarono accuse e insulti, superati tutti con caparbia.