Gabriele Gravina è il nuovo presidente della Figc e resterà in carica per i prossimi due anni. La fumata bianca è arrivata al primo scrutinio: l’ex numero uno della Lega Pro, candidato unico alla Federcalcio, è stato eletto dai delegati dell’assemblea elettiva riuniti all’Hotel Hilton di Fiumicino con il 97,20% dei voti. Così si chiude la gestione commissariale di Roberto Fabbricini, durata nove mesi e iniziata dopo la mancata elezione del presidente nella precedente assemblea elettiva di fine gennaio. La crisi della Figc si era però aperta il 13 novembre 2018 con la mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali in Russia, seguita una settimana dopo dalle dimissioni dell’allora presidente Carlo Tavecchio. Gravina comunque non intende perdere tempo. «Cambiamo verso e direzione, puntiamo a coltivare la passione di tanti dirigenti del calcio italiano, per far sì che ci sia la massima professionalità. Risponderemo con i fatti, i comportamenti e il lavoro», ha dichiarato dopo la sua elezione.
GABRIELE GRAVINA, ELETTO NUOVO PRESIDENTE FIGC
Gabriele Gravina chiede «massima collaborazione e supporto» a tutti, perché «ora è il momento di lavorare». Il nuovo presidente della Federcalcio ha le idee chiare: «Il mio progetto è stato definito ambizioso, so benissimo che bisogna lavorare ma anche saper sognare e soprattutto credere». Il calcio italiano non può più aspettare, e questo Gravina lo sa molto bene. La notizia dell’elezione è stata accolta positivamente dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, che si è rivolto ai delegati della Federcalcio in occasione del suo intervento all’assemblea elettiva all’Hilton di Fiumicino. «Il programma di Gravina è ambizioso come è giusto che sia, ma è un momento della vita del calcio italiano in cui bisogna remare tutti nella stessa direzione. Se il calcio cresce tutto il Coni e il Paese migliorano», ha aggiunto il numero uno del Coni, come riportato da Repubblica. Malagò ha poi commentato la vicenda del commissariamento: «La Figc è la federazione che più volte è stata commissariata: ben undici volte nella storia, quattro anni e mezzo negli ultimi venti. Su questo bisogna interrogarsi: sono sicuro che le persone in sala hanno le capacità per non trovarsi più nelle condizioni attuali».