E così quella che è stata definita “la partita del secolo”, ossia la finale di Copa Libertadores tra le due squadre più seguite dell’Argentina, Boca Juniors e River Plate, rischia di trasformarsi in una vergogna non solo nazionale, bensì mondiale, per un Paese che già versa in condizioni economiche e sociali molto serie. Gli incidenti accaduti sabato allo stadio “Monumental” del River Plate, dove si doveva disputare l’incontro di ritorno dopo che la partita di andata nello stadio della “Bombonera” del Boca era terminata 2-2, che poi hanno causato dapprima lo spostamento e poi la cancellazione dell’incontro, non costituiscono un episodio isolato, ma sono figli di una situazione che si è acuita, guarda caso, in coincidenza con un altro avvenimento di importanza internazionale: il G20 che si terrà proprio a Buenos Aires nei prossimi giornibb.
Quattro giorni fa una partita di campionato di serie B argentina, l’incontro tra Atlanta e All Boys ha seminato il panico in un quartiere di Buenos Aires dopo che gruppi di fanatici di quest’ultima squadra hanno iniziato senza motivo ad assaltare le auto della polizia, mettendola in fuga. Il giorno successivo l’intera città è stata bloccata da una serie di cortei non autorizzati da parte di varie organizzazioni sociali che in pratica hanno poi generato episodi di violenza mal controllati dalle forze dell’ordine, che hanno causato ben 16 feriti tra queste ultime.
Ormai sono in pochi a credere che la sequenza di questi avvenimenti non abbia un filo comune nel seminare tensione in vista del G20. Sono difatti conosciuti da tempo i legami che uniscono i “barrabravas” (gli ultrà del calcio locale) non solo con certi ambienti politici ma pure sindacali e della criminalità organizzata. E di come godano da sempre di ampie “zone liberate” dal controllo della polizia per esercitare i loro traffici che includono non solo l’organizzazione e il controllo dello spaccio di droga, ma pure il parcheggio abusivo e la vendita di biglietti per le partite. Ma molti degli appartenenti a questi gruppi, veri e propri picchiatori, svolgono i loro servizi come operatori della criminalità organizzata mentre ormai sono presenti attivamente nella vita delle squadre di calcio, occupando spesso dei posti chiave nei loro organigrammi. Fatto che però può anche rivolgersi contro, come accaduto nello scandalo che ha investito lo scorso anno il club Indipendiente il cui Presidente, il segretario del sindacato dei camionisti Hugo Moyano, e suo figlio sono stati accusati di riciclaggio di denaro e altre attività illecite proprio da un ultrà che occupava un posto importante nella squadra.
È anche noto che le inchieste successive che hanno investito non solo la politica, ma pure il sindacalismo argentino in questi ultimi 3 anni, culminate con l’inizio della Mani Pulite (chiamato “Cuadernopolis”) abbiano processato e incarcerato molti appartenenti al precedente Governo kirchnerista, ma stanno portando altri personaggi, che spesso non sono protetti dall’immunità parlamentare come l’ex Presidente Cristina Kirchner, ai bordi delle carceri. Cosa che ha provocato non solo un’alleanza ma pure la pianificazione di un clima di tensione simile a quello che, negli ultimi 40 anni della storia argentina, ha provocato la fine di Governi non peronisti.
Ecco quindi come, nell’imminenza del G20, riunione mondiale che mette l’Argentina nel focus mediatico globale, sia intenzione di molti giocare la carta dello sviluppo della tensione sociale fino a provocare disordini come gli attuali che spesso, lo ripetiamo, hanno provocato la caduta di Governi e che ora rischiano di salvare molti personaggi corrotti dalle carceri.
Certo è che le immagini di una madre che imbottisce di petardi la figlia per poter superare i controlli e introdurli allo stadio dove si doveva disputare la finale non lascia molti dubbio sullo stato di pazzia che ormai investe il mondo del calcio e che sarebbe ora di reprimere seriamente non solo in Argentina.