«Era il momento di dirsi addio»: queste le parole di Claudio Marchisio a quattro mesi di distanza dalla rescissione con la Juventus. Oggi il centrocampista è il faro dello Zenit San Pietroburgo e ai microfoni de La Stampa ha parlato del cammino bianconero: «La Serie A da qui e’ meglio di come ce la raccontiamo, facciamo le vittime, ma l’evoluzione è enorme e va oltre il fattore Ronaldo. Il Napoli è cresciuto, la Roma ha dato prova di carattere nonostante l’andamento alterno, l’Inter cerca continuità. Le rivali crescono solo che la Juve è avanti di tanti anni. Lo stadio di proprietà, il marchio che parla al mondo… quella J è come l’incastro delle lettere sul cappellino dei New York Yankees. Per quel livello ci vuole tempo e soprattutto servono idee. La Juve quest’anno ha la consapevolezza di poter vincere la Champions». Continua Marchisio, parlando del possibile rammarico in caso di vittoria senza lui in campo: «Forse per un secondo mi dispiacerà, ma io sono juventino. Sono stato su in curva, poi giù in campo ora sono tornato su in tribuna e ho vinto così tanto con quella maglia che non può esistere un rimpianto».



CR7 ALLA JUVE, IL RETROSCENA DI MARCHISIO

Prosegue Claudio Marchisio, rivelando un retroscena sull’arrivo di Cristiano Ronaldo a Torino: «I miei figli mi hanno sgridato: ‘Papà, arriva lui e tu te ne vai?’. Tutti trattano Ronaldo come una star di Hollywood e ha pressioni assurde che in campo non si vedono quasi mai. È arrivato qui rincorso da problemi: il fisco spagnolo, le accuse di stupro, non sono situazioni semplici da gestire. Ci vuole testa. Non è solo fortissimo, riesce a dare ulteriore qualità a chi ha vinto sempre. È trainante». Una battuta sulla finale di Champions 2017: «Non abbiamo vinto quindi qualcosa mancava. Credo a livello di concentrazione e determinazione…». E aggiunge: «La grinta messa a Cardiff per recuperare la partita sull’1-1 è scivolata via ed è successo ben due volte. Stessa storia a Berlino, con il Barcellona. Dani Alves raccontò a me e Barzagli che loro hanno davvero avuto paura di perdere quella sera. In una finale non sono concesse distrazioni. Paghi tutto, ma l’ambiente bianconero adesso merita quel trofeo».

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