Vincenzo Montella, ex allenatore del Milan, si toglie qualche sassolino dalle scarpe parlando a La Gazzetta dello Sport. L’ex tecnico rossonero è stato esonerato dal Diavolo poco più di un anno fa, precisamente lo scorso 27 novembre 2017, a seguito di un pareggio casalingo col Torino e col Milan settimo in classifica. Non ha rimpianti l’aeroplanino, anche se un po’ di amarezza c’è: «Il mio errore più grave fu assecondare la società nel modo di rivolgersi alla gente: si crearono aspettative enormi – racconta alla Rosa – o comunque troppo grandi per una squadra che partiva con undici giocatori nuovi, molti senza una storia da Champions League. Dovevamo tenere un profilo molto più basso. Mi è rimasta la sensazione di un lavoro incompiuto: avremmo potuto crescere insieme e invece non c’è stato il tempo». Dopo Montella la società di via Aldo Rossi ha deciso di affidare la panchina a Gattuso, ancora oggi tecnico del Milan.



MONTELLA SI SFODA

Nelle prime conferenze stampa Ringhio ha puntato il dito in particolare nei confronti della scarsa condizione fisica dei giocatori rossoneri dovuti ad una preparazione atletica non all’altezza, parole che non sono piaciute a Montella: «Ho voluto dirgli che stava sbagliando a insistere sulla preparazione atletica nelle sue interviste – svela l’ex allenatore del Siviglia – si stava esagerando su un aspetto che mi tocca profondamente. Lui sta facendo bene ma non è giusto toccare le mie competenze». Montella sottolinea i 5/6 anni di esperienza in più in Serie A rispetto a Gattuso: «Penso di avere conoscenze maggiori di chi dice certe cose – aggiunge – dati alla mano sfido chiunque in un confronto pubblico sul tema». Resta comunque la soddisfazione di aver vinto un trofeo con il Milan, la famosa Supercoppa Italia che i rossoneri hanno ottenuto a Doha dopo aver battuto la Juventus ai rigori: «Razionalmente sarei dovuto andar via dopo quella vittoria – rivela Montella – ma al Milan ero e sono legato e grato. La voglia di continuare era troppa, come l’orgoglio di aver sollevato un trofeo contro una squadra imbattibile, e la lucidità poca».

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