E così tutto è pronto a Madrid per la finale tra Boca Juniors e River Plate per quella che può sportivamente definirsi la sfida comica del secolo: sì, perché se i vari Bolivar, San Martin, Belgrano, O’Higgins, ecc., potessero resuscitare farebbero molta fatica a capire il significato di come un trofeo a loro dedicato (Los Libertadores de America) si celebri proprio nel Paese dal dominio del quale questi personaggi liberarono l’America Latina.
Ma questa partita non è solo comica nella sua destinazione, lo è anche nel fatto che lo svolgimento nel Vecchio Continente implica pure il paradosso di come non si sia potuta trovare una sede più consona in un Sudamerica, dove il calcio è una religione seguitissima fino ad arrivare, proprio in Argentina, a superare limiti che hanno dell’incredibile. L’immagine della madre che riveste la figlia di petardi per poterli poi nascondere sotto una sua maglietta e così introdurli allo stadio ha fatto il giro del mondo e testimonia come ormai l’Argentina attuale viva una specie di anarchia.
Quanto accaduto attorno al Monumental due settimane fa, la debolezza strategica di una polizia che fa passare il pullman della squadra avversaria davanti a una moltitudine di ultrà avversari, gli attacchi continui a una polizia che invece di reagire retrocede (come già si era visto due giorni prima in una partita di seconda divisione), la grande libertà di azione concessa a queste squadre di delinquenti, parlano di un Paese ormai senza una bussola di riferimento, anche se la successiva organizzazione del G20 ha forse dato la scossa a questo sistema.
I legami tra le varie tifoserie, la politica, i sindacati e il crimine organizzato (narcotraffico incluso) ci sono ormai da anni e Macri aveva promesso, all’atto della sua elezione, di estirpare questo cancro che è complice di una società corrotta. Ma invece i machiavellismi suggeriti dal suo consigliere politico, l’ecuadoriano Duran Barba, hanno frenato quel cambiamento verso una Repubblica con uno Stato di diritto che avrebbe fatto senz’altro decollare il Paese se fosse stato applicato fin dagli inizi. Ormai, alla vigilia delle elezioni del 2019, il rischio è che l’Argentina finisca un’altra volta vittima di un ennesimo Governo peronista che, come gli altri succedutesi in questi ultimi 40 anni, hanno sempre impedito al Paese di decollare.
Adesso l’appuntamento di domenica a Madrid rischia di esportare ulteriore violenza, anche se i controlli al Santiago Bernabeu saranno drastici: i biglietti si sono esauriti in un battibaleno e le opposte tifoserie, nonostante i prezzi proibitivi, si stanno organizzando per esserci. Ma chi esce veramente con le ossa rotte da questa faccenda sono sopratutto la Fifa e il Conmebol (l’organizzazione calcistica latinoamericana) che hanno dimostrato come, tranne che per intascare soldi a palate, non siano minimamente il grado di concepire il calcio come sport e soprattutto che non gli importa nulla della gente, di coloro che, al contrario di questi mega dirigenti che hanno trovato voce pure nel G20, vorrebbero godersi “il gioco” del calcio.