“Foto dell’anno” scrive qualcuno sui social, riferendosi alla bella immagine che Sofia Goggia ha messo sulla sua pagina di Instagram dopo la vittoria nella discesa libera alle Olimpiadi in Sud Corea. Con anche un tenero commento: “Quella bambina che a sei anni sulle nevi di Foppolo sognava un giorno, di vincere le Olimpiadi” Sogno oggi realizzato con una gara strepitosa, potente, senza paura, con fermezza e grinta da professionisti di altri tempi. A quella immagine molti commentano: è una foto finta, si è messa in posa su ordine del fotografo, la preghiera, la bandiera che la fascia il giusto, un po’ madonna un po’ dea, la patria e gli attrezzi di lavoro perfettamente riposti lì a fianco, stranamente silenti. E poi: Dio patria e famiglia? Una bella immagine per questi tempi di neo fascismo e altro ancora di questo tenore. Sostanzialmente quello che dà fastidio a molti sui social network è che Sofia sia in ginocchio con le mani giunte: sta pregando, sta ringraziando. E’ questo che dà fastidio, che ci siano in giro ancora dei credenti nel mondo dello sport. E quella bandiera, messa lì così apposta, dicono ancora Come quando i calciatori entrano o escono dal campo di gioco facendosi il segno della croce: ebbasta, commentano, non se ne può più di questi gesti retrogradi, ma siamo nel duemila
Il gesto immortalato nella foto invece non ha proprio nulla di artefatto, anzi. La Goggia dopo la dichiarazione di vittoria aveva preso la bandiera italiana datagli da qualcuno fra il pubblico e come sempre fanno gli sportivi che vincono una gara se l’era messa sulle spalle, facendo pure un bell’inchino in stile orientale di onore alla concorrente americana e sua grande amica arrivata terza. Davvero un gesto di sportività come non se ne vedono più. Poi la gioia è stata tale che ha voluto ringraziare anche Qualcun Altro, soprattutto un Altro, quel Dio in cui evidentemente crede. Ma non va bene, sono gesti medievali e poi è tutto finto, le hanno detto di farlo. Già, perché essere credenti oggi è qualcosa che ti squalifica. Dalla gara della vita, dove sei considerato uno di serie B anche se hai vinto una medaglia d’oro: “La vittoria la dedico a me stessa, al mio bel paese e alle persone che vogliono bene a Sofia indipendentemente dal fatto che vinca alle Olimpiadi”. Imparate, c’è qualcuno ancora che non si vergogna di essere italiano e religioso. Ci vorrebbe ancora il grandissimo Mourinho, che una volta, dopo essersi fatto il segno della croce prima di un calcio di rigore, un giornalista gli chiese: “Superstizioso?”. E lui guardandolo alquanto disgustato: “Superstizioso? No, cattolico cento per cento”.