Tra poche ore si parte. Per le 11 di martedì nel palazzo ducale di Parma il colonnello dei carabinieri Giampietro Lago del Ris, consulente del Tribunale di Bolzano, ha convocato tre genetisti per iniziare l’iter procedurale che dovrà accertare a chi appartengono le urine risultate prima negative, poi positive al controllo antidoping del Capodanno 2016 su Alex Schwazer. Attorno al tavolo di Lago ci saranno Giorgio Portera dell’Università di Milano, Emiliano Giardina dell’Università di Roma Tor Vergata e Pierre-Edouard Sottas, senior advisor della Wada e responsabile europeo per il passaporto biologico degli atleti, mentre i primi due sono consulenti rispettivamente della difesa legale di Schwazer e della Iaaf.
Che quest’ultima sia per usare un eufemismo molto diffidente nei confronti del procedimento che si sta avviando a Parma lo dimostra anche il fatto che qualche giorno fa il suo ufficio legale ha avanzato la richiesta di dissequestro delle urine residuali contenute nelle provette custodite dal laboratorio di Colonia: la Iaaf vuole forse condurre un’analisi parallela del Dna non fidandosi dei Carabinieri del Ris? Oppure quest’analisi (in segreto) l’ha già fatta sul campione A non sigillato e ora vuol mettere le mani anche sul campione B? Per farne cosa? Sia come sia, la risposta del Tribunale di Bolzano è stata No fino a procedimento concluso.
Concentriamoci invece sull’imminente riunione dei periti a Parma. Sul protocollo di procedura e analisi ci saranno altri scontri tra le parti dopo quello durissimo avvenuto al Laboratorio di Colonia?
“Dopo tanti attriti ormai penso sia interesse di tutti collaborare”, commenta Portera, uno dei testimoni della farsa di Colonia dove i responsabili del Laboratorio tentarono di rifilare alla delegazione italiana il liquido di una provetta aperta. “Verranno impiegate tecniche sofisticate e all’avanguardia per verificare l’ipotesi di un’eventuale manipolazione delle urine” aggiunge. “Speriamo di trovare risposte chiare per dare un contributo scientifico alla ricerca della verità” la sua conclusione.
Già! Ma saranno sufficienti queste analisi per accertare se il Dna di quelle urine appartiene unicamente ad Alex Schwazer? Ammesso che le urine siano sempre state conservate a -20 come sostiene il Laboratorio di Colonia, c’è un solo caso in cui la verità potrebbe sfuggire anche all’analisi più sofisticata. Lo spiega il perito chimico della difesa di Schwazer, il prof. Giuseppe Pieraccini, direttore tecnico del Centro di servizi di Spettrometria di Massa del Dipartimento di Scienze della Salute dell’università di Firenze: “Se l’urina contaminata da testosterone sintetico appartenente ad altro soggetto è stata aggiunta a quella di Schwazer, ma solo dopo essere stata filtrata, cioè sottoposta ad ultracentrifugazione, nessun esame potrà riscontrare un Dna estraneo, in quanto il materiale genetico è stato abbattuto e dunque non lascia tracce”.
Martedì inizia dunque un accertamento di natura scientifica che se mai dovesse rivelare manipolazioni avrebbe conseguenze imprevedibili su uno dei pilastri della struttura organizzativa dello sport professionistico. Perché un conto è appurare una violazione del protocollo antidoping orchestrata dai servizi segreti russi in un laboratorio Rusada come è avvenuto ai Giochi di Sochi, dunque in una situazione particolare e per certi versi eccezionale, un’altra è scoprire che la normale catena di custodia dei prelievi antidoping messa in piedi dalla Iaaf e dalla Wada possa essere facilmente violata in un contesto ordinario come quello della vicenda Schwazer, al netto di chi possa aver ordinato ed effettuato la presunta manipolazione.
Peraltro la sentenza del Tribunale di Bolzano sui medici denunciati dal marciatore italiano ha già in qualche modo contribuito a togliere la foglia di fico alla credibilità del sistema antidoping della Iaaf, schieratasi, nei suoi vertici, durante il processo a difesa di un proprio funzionario poi condannato per favoreggiamento al doping e tuttora in organico tra il silenzio e l’apparente indifferenza della Commissione Etica della Iaaf, che peraltro a suo tempo ad esempio intervenne per sospendere per 5 anni Gabriel Dollé, l’ex capo del medico italiano denunciato da Schwazer. Ora invece la Commissione Etica tace: è solo questione di tempo o c’è dell’altro?