ALEX SCHWAZER, NUOVA PUNTATA. Se non altro stavolta ci è stata risparmiata la rissa. Tra uomini di scienza è più facile intendersi e la riunione tra i periti a Parma è filata via liscia. Unico intoppo: i disservizi ferroviari che hanno fatto ritardare di 90 minuti larrivo da Roma del genetista indicato dalla IAAF. Di certo ha contribuito lo stile di massima trasparenza imposto dal RIS , che contrariamente a quanto successo a Colonia tre settimane fa ha dato ai periti libero accesso al luogo dove sono custodite le provette e ha lasciato che potessero usare i telefoni per foto e video. Insomma tuttaltro clima rispetto allarroganza truffaldina respirata il 7 febbraio nel Laboratorio tedesco. Risultato: calendario, piano analitico e metodiche sono state condivise da tutte le parti. La notizia è che martedì della prossima settimana verrà estratto dalle urine di Schwazer il materiale genetico per individuare il o i DNA presenti. Ci vorranno poi una quindicina di giorni perché vengano elaborati definitivamente i dati, ma qualche elemento significativo lo avremo disponibile già la prossima settimana.
A margine della riunione di oggi vanno però fatte due considerazioni:
1) sia in questa commissione di genetisti coordinata dal colonnello Lago – che in quella dei chimici presieduta dallaltro consulente del Tribunale di Bolzano, il prof. Marco Vincenti, né IAAF né WADA hanno mai presentato alcuna documentazione scritta;
2) mentre la Federazione Internazionale di Atletica (IAAF) si fa rappresentare in queste due commissioni rispettivamente da un genetista (Emiliano Giardina) e da un chimico ( Xavier de la Torre, vicedirettore del Laboratorio antidoping di Roma), la Agenzia Mondiale antidoping (WADA) non si fa rappresentare né da un genetista, né da un chimico, ma in entrambi i casi da un suo funzionario , Pierre-Edouard Sottas, beninteso non certo uno sprovveduto, avendo tra laltro contribuito ad elaborare il passaporto biologico degli atleti di cui è responsabile per lEuropa . La sua competenza da tecnico di laboratorio (usando questa espressione in senso tuttaltro che spregiativo) è di fatto complementare a quello di un chimico o di un genetista. Si ha cioè limpressione che la WADA e la IAAF abbiano in questa vicenda concordato i loro rappresentanti per fare sinergia. Questo, a ulteriore conferma che lautonomia delle parti in gioco sia una barzelletta e che la battaglia di Schwazer, a prescindere dal risultato delle analisi genetiche, stia contribuendo a mettere a nudo la assoluta non-tutela di un qualsiasi atleta di fronte alla macchina organizzativa dello sport.
Chi fa sport professionistico si meriterebbe organismi di controllo (federazioni, agenzie antidoping, tribunali) indipendenti tra loro e invece quella stessa autonomia, che le massime istituzioni sportive giustamente invocano di fronte allingerenza politica, non viene applicata allinterno dei loro organismi di controllo.