Si temevano agguati e agguato c’è stato. Stamani al laboratorio di Colonia attorno al prelievo delle urine di Alex Schwazer si è vissuto uno scontro durissimo. Al suo arrivo, la delegazione italiana composta dal perito del Tribunale di Bolzano, il colonnello Giampietro Lago del Ris di Parma, e dalla difesa legale del marciatore rappresentata dall’avvocato Gerard Brandstatter e dal perito genetista Giorgio Portera, si è trovata oltre al preventivato clima di ostilità la sgradita sorpresa di una provetta aperta con del liquido dentro depositata sul tavolo: “Questo è il campione d’urina che volevate. Prendetevelo e andatevene, perché abbiamo molte cose da fare e non possiamo perdere tempo con voi”. 

Una situazione umiliante non tanto per la buona educazione, ma per i parametri minimi del protocollo giudiziario. Il colonnello Lago di fronte a tale farsa e a tale arroganza si è rifiutato di prendere in consegna il liquido, preannunciando denuncia all’autorità giudiziaria tedesca che aveva disposto nell’Ordinanza ben altra procedura. Dall’altra parte del tavolo erano schierati tre dipendenti del Laboratorio di Colonia, l’avvocato della Iaaf e un legale indipendente addetto a testimonial della procedura, infine due ufficiali della polizia tedesca che si sono prestati a questa messinscena di voler spacciare “un residuo organico della controanalisi dell’estate 2016” come campione del prelievo. 

Di fronte alla minaccia di ricorrere alla autorità giudiziaria tedesca, gli interlocutori hanno abbassato la cresta e si sono rassegnati ad andare nel deposito del Laboratorio a cui non sono stati ammessi gli italiani con la scusa che intanto “tutto è certificato” e a presentarsi con le provette. Dalla A sono stati presi 10ml, ma soprattutto la B sigillata è stata aperta davanti a tutti ed è stato fatto il prelievo dei 6 ml, ma è stato impedito l’uso di videocamere per fotografare il tappo, come sarebbe stato invece utile per evidenziare eventuali infrazioni, scalfiture o manomissioni. Non solo, ma i responsabili del Laboratorio si sono rifiutati di dare documentazione di dove e come sono stati conservati questi campioni, con il solito ritornello “Tanto è tutto certificato”. 

Infine i campioni di urina sono stati sigillati, ma non consegnati al colonnello Lago. Il laboratorio ha comunicato che verranno spediti a Parma tramite corriere e presumibilmente dovrebbero arrivare nella giornata di domani giovedì 8 febbraio.

Insomma ci hanno provato fino alla fine, ci sono lacune e atteggiamenti che fanno pensare male, ma in linea con la condotta ostruzionistica e ostile cui abbiamo assistito in questi lunghissimi 18 mesi. Vedremo nelle prossime settimane se le condizioni di queste urine permettono o no la caccia a un eventuale Dna estraneo a quello di Schwazer.