Pasquale Bruno ha conosciuto davvero molto bene Emiliano Mondonico, mister di talento che ci ha lasciato ieri a causa di un tumore. L’ex calciatore ai nostri microfoni ha raccontato il Mondonico Uomo: “Emiliano Mondonico era una persona stupenda. Questa è una grandissima perdita per il nostro calcio, ma in generale anche per tutto lo sport del nostro paese. Ha combattuto la malattia con grinta, quella che ha sempre avuto in campo. Ha lottato fino in fondo con grandissimo coraggio. E’ stato un esempio per tutti noi”. Si è parlato con Pasquale Bruno anche dell’uomo: “Era quasi un padre, uno che non voleva mettere nessun muro con i suoi giocatori. Sapeva parlare con noi e ci sapeva trattare nel modo giusto”. Ci mancherà Emiliano Mondonico, persona sempre discreta e di grandissimo cuore che negli anni ha dimostrato di essere un personaggio davvero importante sia per quanto dimostrato in campo che soprattutto per il suo valore umano. Clicca qui per l’intera intervista a Pasquale Bruno. (agg. di Matteo Fantozzi)
QUANDO DA GIOVANE SI FECE ESPELLERE PER ANDARE A VEDERE I BEATLES
Mentre continuano ad arrivare alla famiglia, da parte di amici, colleghi e tifosi, le condoglianze per la scomparsa di Emiliano Mondonico, è curioso notare come chi lo ha voluto bene rispolveri tutta una aneddotica legata al carismatico ma umile allenatore lombardo che, soprattutto alle imprese con Atalanta e Torino, ha legato le sue principali fortune professionali. E non è un caso che siano i tifosi del Toro quelli più toccati dalla perdita di uno degli allenatori che, dal Dopoguerra ad oggi, meglio ha impersonato lo spirito della compagine granata, ovvero sofferenza ma anche romanticismo pure nelle sconfitte: sui cancelli dello stadio Filadelfia è comparsa infatti una rosa, posta da una signora, in onore di Mondonico e poi anche una sciarpa che celebrava la storica gara di coppa Uefa a Madrid del Torino contro il Real. Il biglietto recita “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e… il Toro! Ciao Mondo, grazie di tutto!” e poi saluta l’allenatore apostrofandolo come “l’ultimo capo indiano”. E la citazione dei Beatles? Un tifoso la spiega così: “Una volta, durante una partita, si fece espellere per andare a vedere un concerto dei Fab Four…”. (agg. di R. G. Flore)
URBANO CAIRO, “IMPERSONAVA IL TREMENDISMO DEL TORO”
Nel giorno della scomparsa di Emiliano Mondonico, stroncato da un tumore a 71 anni e col quale combatteva da tanto tempo, le testimonianze di affetto più forti e nostalgiche arrivano soprattutto dalla sponda Toro, dove il tecnico originario di Rivolta d’Adda (Cremona) aveva lasciato alcuni dei ricordi più indelebili dal punto di vista sportivo. Infatti, nelle ultime ore è arrivato anche il messaggio di cordoglio di Urbano Cairo, patron del Torino che non ha mai avuto il “Mondo” sulla propria panchina ma ha ammesso di averlo spesso incontrato e che con lui se ne va un pezzo di quella che è l’essenza stessa della società granata: “Un suo ricordo? Direi più di uno dato che l’ho incontrato più volte” ha detto il numero uno de La7 nel corso della trasmissione Tutti Convocati, spiegando che Mondonico era una persona positiva e disponibile. “Cosa ha rappresentato per il Torino? Quella sedia sollevata nel match contro l’Ajax ad Amsterdam rappresenta il ‘tremendismo’ granata, la voglia di non mollare mai e di superare anche i propri limiti” ha aggiunto Cairo, dando quel tocco di romanticismo a un personaggio che, a suo dire, a tutti gli effetti può essere considerato una sorta di papà dei granata. Inoltre, il presidente di Cairo Communications ricorda anche come pure sua madre fosse una fan sfegatata del “Mondo”: “Gli era molto affezionata, si illuminava ogni volta che ne parlava”. (agg. di R. G. Flore)
IL SALUTO DI ROBERTO CRAVERO
E’ morto Emiliano Mondonico. L’allenatore italiano ci ha lasciati a 71 anni, dopo aver lottato a lungo con un cancro. Molti i messaggi d’amore e d’affetto giunto nei confronti del tecnico di Rivolta d’Adda in queste ore, fra cui quello di Roberto Cravero. Il 54enne ex calciatore, ha giocato alle dipendenze del “Mondo”, durante gli anni del magico Torino, e della famosa finale di Coppa Uefa contro l’Ajax del 1993. In quell’occasione, l’allenatore dei granata alzò sopra la testa la sedia, in segno di protesta nei confronti di un arbitraggio ritenuto da lui non all’altzza della situazione. «Il suo gesto della sedia – ha ricordato proprio Cravero, intervistato dai microfoni della trasmissione “Sport Academy” su Radio Cusano Campus – è diventato un messaggio per i deboli contro i forti, decisamente più elegante rispetto alle manette di Mourinho». Cravero ha quindi concluso il suo intervento dicendo che il risveglio di oggi è stato doloroso, ma chi conosceva bene Mondonico era ormai in qualche modo preparato, vista la sua lunga malattia: «E’ una perdita dolorosa e importante per noi – ha chiosato – il suo Torino è diventato quasi una leggenda». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL POST DI SIMONA VENTURA
Emiliano Mondonico è morto lasciando certamente un vuoto negli appassionati di calcio, che sui social ricordano un personaggio onesto e genuino, che sapeva farsi amare e apprezzare anche dai tifosi delle squadre sue avversarie. L’immagine che tutti ricorderemo per sempre di Emiliano Mondonico è senza dubbio la sedia sollevata per protesta il 13 maggio 1992 ad Amsterdam, nella finale di ritorno dell’allora Coppa Uefa fra il suo Torino e l’Ajax. Due settimane prima c’era stato uno spettacolare pareggio per 2-2 a Torino, con la doppietta di Casagrande per i granata e i gol di Jonk e Petterson per i lancieri. Nel ritorno l’Ajax, abiurando alla propria tradizione di gioco offensivo, puntò tutto sullo 0-0 che avrebbe premiato gli olandesi per i gol in trasferta: il Torino provò in tutti i modi a sfondare il muro dell’Ajax, colpì anche un palo e una traversa ma non ci fu nulla da fare, tanto che Mondonico espresse la sua frustrazione appunto sollevando una sedia dopo un dubbio episodio di rigore, immagine di un calcio che non c’è più nella sua semplicità anche ai massimi livelli continentali. Un episodio che ha voluto ricordare su Instagram anche Simona Ventura, nota tifosa del Torino, nel suo messaggio di saluto per Emiliano Mondonico. (Aggiornamento di Mauro Mantegazza) CLICCA QUI PER IL MESAGGIO DI SIMONA VENTURA SU INSTAGRAM
L’ULTIMA PANCHINA DI MONDONICO
Il mondo del calcio piange Emiliano Mondonico: settantunenne, non allenava ormai da tempo ma anche nella sua ultima esperienza era riuscito a togliersi grandi soddisfazioni. Era l’inizio del 2012: il mister di Rivolta d’Adda era stato chiamato dal Novara a sostituire Attilio Tesser per provare a salvare una squadra che, reduce dal doppio salto Serie C-Serie A, era ultima in classifica dopo 20 giornate. La massima serie gli mancava da più di sette anni; ci aveva messo poco a mettersi in mostra, cogliendo uno storico 1-0 a San Siro, contro l’Inter, con un gol di Andrea Caracciolo e nonostante gli ultimi 10 minuti in dieci uomini per l’espulsione di Ivan Radovanovic. Purtroppo la sua avventura non era durata: in sei partite Mondonico aveva centrato 5 punti pareggiando anche contro il Cagliari e la sua Atalanta, una media superiore a quella del suo predecessore ma non sufficiente per permettergli di continuare a guidare il Novara. Una vicenda che aveva anche fatto discutere: lo stesso allenatore si era detto più sorpreso che deluso dall’esonero ma, con la solita signorilità che ne ha sempre contraddistinto la carriera, aveva anche affermato di essersi lasciato benissimo con la società e di essere immensamente grato alla stessa per averlo richiamato. “E’ finita così ma dopo tutto è solo un esonero” aveva detto a corredo del tutto. Sì, ci mancherà. (agg. di Claudio Franceschini)
E’ MORTO EMILIANO MONDONICO
E’ morto Emiliano Mondonico, storico allenatore di calcio, che aveva compiuto 71 anni lo scorso 9 marzo. Ormai da diversi anni era in lotta con un tumore, che sembrava fosse superato del tutto, ma che invece è ritornato a farsi sentire, portandoci via il Mondo. Quattro mesi fa l’ultima intervista, al Corriere dello Sport, in cui raccontava: «Ci sono trenta probabilità su cento che la Bestia ritorni. Ma, credimi, dopo quattro operazioni, l’asportazione di una massa tumorale di sei chili, di un rene, di un pezzo di colon e di intestino, sei pronto a tutto. E, ogni giorno di più, apprezzi il tempo che ti è dato. Il cancro non è invincibile, il calcio mi dà la forza per continuare a sfidarlo». Aveva abbandonato da tempo le panchine, precisamente dal 2012, proprio per via della Bestia, ma era sempre rimasto nel mondo del pallone; era infatti un testimonial del Csi, allenava i ragazzi delle medie, gli ex alcolisti e tossicodipendenti, ed era infine un opinionista tv.
MONDONICO: LE GESTA CON ATALANTA E TORINO
Emiliano Mondonico era una persona amata e ben voluta da tutti, e nel calcio si era tolto delle belle soddisfazioni. Memorabili le notte europee con l’Atalanta prima, e con il Torino poi. I bergamaschi li prese in mano nella stagione 1987-1988, quando erano in Serie B, ottenendo subito la promozione nel massimo campionato. Quindi l’esperienza esaltante in Coppa delle Coppe, dove la Dea raggiunse la semifinale persa contro la squadra belga del Mecheln, detta anche Malines, in seguito ad una sfida memorabile all’Atleti Azzurri d’Italia. Come detto sopra, altra esperienza da urlo è stata quella alla guida del Torino, fra il 1990 e il 1994 in cui ottenne i suoi più grandi risultati in carriera: terzo posto nel 1991-1992, e l’anno successivo la finalissima di Coppa Uefa persa nella doppia sfida andata-ritorno contro l’Ajax, quella del famoso episodio della sedia sopra la testa in segno di protesta. Quindi, nel 1993-1994, la vittoria della Coppa Italia contro la Roma.
LA PROMOZIONE CON LA CREMONESE
In carriera il ‘Mondo’, come veniva chiamato amichevolmente Emiliano Mondonico, ha allenato moltissime formazioni, fra cui Napoli, Fiorentina e l’ultima esperienza a Novara in Serie A, nel 2012. Fra i tanti ricordi, la promozione in A con la Cremonese, avvenuta dopo ben 54 anni di astinenza, nel 1984. Amatissimo da tutti, al di là del colore della maglia, a Firenze gli hanno anche dedicato una via. Discreta anche la carriera da calciatore, fra Cremonese, Torino, Monza, Atalanta, e ancora Cremonese. Amava i Rolling Stones, al punto che si fece squalificare appositamente quando giocava, per andare a vederli al Palalido di Milano, ma era anche un grande fan dei Beatles. Se ne va un grande del calcio moderno, soprattutto di quello di provincia, sanguigno, mai banale, grintoso, proprio come lui…