Leonardo Bonucci e Davide Astori: lo stesso ruolo, la stessa voglia di arrivare al top, una carriera simile. La toccante lettera del capitano del Milan per ricordare Astori, morto ore fa nella sua camera di albergo a Udine, ha colpito per quanto detto prima: per l’umanità, per la realtà di certi sentimenti che spesso e volentieri dimentichiamo possano appartenere a calciatori. Bonucci e Astori erano coetanei: entrambi nati nel 1987, a distanza di quasi cinque mesi. Entrambi hanno conosciuto la gavetta: per uno il Ponte San Pietro – società satellite del Milan – e il vivaio rossonero, per l’altro la Viterbese, il vivaio dell’Inter (anche qui un punto in comune, il passaggio nel capoluogo lombardo) e le esperienze con Treviso e Pisa. Curioso notare che il primo “arrivato” è stato Astori, già nel 2008 in Serie A con il Cagliari (anche se aveva giocato solo cinque partite) ma poi la “fortuna” ha sorriso maggiormente a Bonucci, grande protagonista nel Bari di Giampiero Ventura e passato alla Juventus, dove ha trovato fiducia nonostante prestazioni sotto il par nel primo anno (e non solo). Nel 2013 si erano ritrovati in nazionale, da quasi dieci anni erano avversari in campo; le sliding doors avevano portato il bergamasco a firmare con la Fiorentina dove si sarebbe legato a vita – così ha detto il presidente della Valle – mentre Leo dopo aver giurato amore eterno alla Juventus aveva abbandonato in estate, diventando capitano del Milan. Come detto lo scorso dicembre si sono stretti la mano, almeno ufficialmente e in campo, per l’ultima volta al centro dell’Artemio Franchi: Astori mancherà non solo a Bonucci, ma a tutti noi. (agg. di Claudio Franceschini)
LA LETTERA DI BONUCCI
Tra i ricordi più belli e toccanti nella giornata di oggi per la morte di Davide Astori, uno in particolare è stato particolarmente apprezzato: si tratta della lettera che Leonardo Bonucci ha voluto destinare all’amico scomparso nella notte, per tanti anni avversario sul campo ma anche compagno di nazionale. “Ciao grande Asto” inizia Bonucci: l’attuale capitano del Milan ricorda che era questo il diminutivo che affibbiava al capitano della Fiorentina quando i due si incontravano, fosse per una partita in cui erano avversari o una, appunto, dell’Italia. Bonucci ha voluto ricordare soprattutto l’Astori fuori dal campo: quello che già Gigi Buffon e tanti altri hanno celebrato nella triste giornata di domenica, tracciandone nei ricordi il sorriso, la disponibilità, la pacatezza che ne facevano un uomo vero. “Una persona leale, onesta e umile”: questi i tre aggettivi che Bonucci ha usato per ricordare Astori. E ancora: “Dai Leo sventagliamela come sai”: una richiesta che il difensore scomparso soleva ripetere al capitano del Milan ogni volta si allenavano insieme. Leo ricorda tutto: le chiacchierate a tavola e quelle “lungo il corridoio che a Coverciano porta alle camere”, ma anche in campo oppure in camera. E Bonucci ricorda anche “quel sorriso che non finiva mai”. Bonucci e Astori hanno condiviso circa sei anni di nazionale: l’azzurro lo aveva conosciuto prima Leo e Astori di fatto era diventato la sua prima riserva, ma sono tante le partite condivise, i ritiri e le trasferte.
BONUCCI E ASTORI: IL BUONO DEL CALCIO
Non solo: i due difensori sono stati avversari in Serie A per tante stagioni, a cominciare da quando il viterbese emergeva nel Bari di Antonio Conte per finire all’ultima partita tra Fiorentina e Milan, terminata 1-1 il 30 dicembre scorso. Titolari entrambi quel giorno, ed entrambi con la fascia di capitano; in mezzo i sette anni di Bonucci con la Juventus e le innumerevoli sfide tra i bianconeri e il Cagliari, tra i bianconeri e la Roma, poi tra i bianconeri e la Fiorentina con la grande rivalità tra le due piazze. Con l’azzurro poi si ritrovavano; chissà, forse ad Astori pesava che Leo giocasse sempre e lui invece no, ma se davvero è stato così non c’è mai stata una parola fuori posto, mai una virgola che lo abbia fatto pensare. “Te ne sei andato a giocare lassù: sei un grande amico mio, mancherai” la chiusura della lettera. E’ un bel messaggio, quello di Bonucci: non perchè raccolga parole mai dette o chissà cos’altro, ma perchè nasce dal cuore ed è vera. Ci ricorda, di fatto, quello che spesso tendiamo a dimenticare: che al di là delle polemiche, dei tweet, delle proteste e delle lotte in campo, i calciatori sono innanzitutto uomini. Questa mattina, poco prima di dover scendere in campo, lo hanno ricordato loro stessi: i sentimenti, il cuore, i desideri e le paure sono le stesse che abbiamo noi, semplici spettatori a volte dimentichi e troppo esigenti. Forse allora capiamo un po’ di più perchè oggi si sia deciso di non giocare.