In molti si chiedono da quella notte di novembre in cui l’Italia ha salutato il Mondiale se la carriera di Gian Piero Ventura da allenatore sia davvero terminata. Oggi il tecnico genovese ha espresso la volontà di tornare in pista il prima possibile, ma rimane comunque il dubbio che almeno per l’Italia sarà difficile togliersi la macchia indelebile di un Mondiale sfuggito in uno spareggio contro la Svezia. Non è da escludere però che nonostante i 70 anni compiuti a gennaio per Gian Piero Ventura sia il momento di iniziare una nuova avventura, magari sulla panchina di una squadra estera. In Premier League negli ultimi anni da Antonio Conte a Roberto Di Matteo, passando per Gianfranco Zola e Walter Mazzarri hanno dimostrato di apprezzare molto il made in Italy e non è da escludere che qualcuno possa decidere di puntare su di lui. Fatto sta che il tecnico è tornato a parlare e sicuramente avrà la possibilità di allenare, probabilmente lontano da un’Italia che gli attribuisce tutte le colpe di un Mondiale mancato come non capitava da addirittura 60 anni. (agg. di Matteo Fantozzi)
“INSIGNE? NON POSSO PARLARE, NON VEDO L’ORA DI POTER DIRE LA VERIT”
Lavevamo lasciato lì il buon Gian Piero Ventura, in quella sala della conferenza stampa di San Siro dopo il disastro sportivo tra i più gravi della storia della Nazionale: Italia-Svezia alle spalle, in quel tragico (sportivamente parlando) 13 novembre che consegnò agli orfani di Ibra i Mondiali in Russia e gli Azzurri vacanza prolungate al mare per il prossimo giugno-luglio. Oggi quel condottiero mancato torna a parlare, per la prima volta, dopo la sconfitta bruciante contro la Svezia. La confusione più totale dopo la sconfitta con la Spagna, la stampa tutta contro, i senatori pure e addirittura un abbandono del ritiro il giorno prima dello spareggio decisivo per i Mondiali. I giocatori non sapevano se Ventura avesse allenato il pre-partita: poi si presentò ma tutto fu quasi surreale quella sera, con un dominio sterile che non ci permise di fare neanche un gol. E soprattutto, il miglior giocatore azzurro del nostro Campionato, Lorenzo Insigne, tenuto in panchina per tutti i 90 minuti: insomma, il comandante del fallimento più incredibile della Nazionale italiana, è tornato a dire la sua a Radio Kiss Kiss e qualche piccolo sassolino è deciso a toglierselo. «Se tornassi indietro farei giocare Insigne contro la Svezia? Non vedo l’ora di poter parlare: appena potrò dirò tutta la verità, afferma sibillino lattuale stipendiato dalla Figc Gian Piero Ventura.
DALLA CHAMPIONS AL NAPOLI
«Sicuramente ci sono grandi responsabilità, ma ci sono anche cose che non si sanno. Ora non posso, ma appena avrò modo risponderò anche a questa domanda. Ora ho solo voglia di tornare a lavorare sul campo dopo questa terribile esperienza, ha poi aggiunto ancora Ventura a Radio Kiss Kiss lasciando intendere che appena non sarà più un dipendente della Federcalcio (contratto fino al 2020 ma probabilmente a giugno ci sarà una panchina di Serie A o B pronta per lui e il conseguente addio alla Nazionale) potrà dire tutto quello che non ha raccontato in questi mesi e cosa sia davvero successo in quei maledetti giorni che ci consegnarono unestate libera da impegni calcistici. Per ora si limita a commentare il momento importante del calcio italiano, dopo tre giorni di follie e rimonte pazzesche: «La Roma ha fatto un’impresa che pochi si aspettavano, forse solo Di Francesco e i suoi giocatori ci credevano e se la sono meritata sul campo. Ora devono puntare alla finale di Kiev, hanno il dovere di farlo. L’eliminazione della Juve? Resta la grandissima partita che ha fatto e che forse ha una valenza superiore a quella della Roma, poi tutto quello che è successo dopo sul campo fa parte del calcio, è un peccato, sarebbe stato giusto che la Juventus avesse avuto la possibilità di giocarsi i supplementari. Non aveva sbagliato niente fino al momento del rigore. Sul Napoli invece tesse le lodi del lavoro di Sarri (peccato che non abbia però adottato in Nazionale quello schema tanto vincente al San Paolo, con il 4-3-3 che esalta Insigne), e aggiunge «Insigne uomo scudetto? Nel Napoli non c’è un giocatore solo ma tutto è figlio dell’organizzazione, del modo di stare in campo, di interpretare il calcio. Sono felice per il Napoli e per Napoli, era impensabile che fosse dove siamo partiti noi (in Serie C, ndr) ed è giusto che sia dove è in questo momento. La crescita della società è stata esponenziale, ogni anno c’è stato sempre un piccolo grande miglioramento. The Venturas version, parte uno: to be continued