Non è un momento facile per il Milan dopo la figuraccia a San Siro contro il Benevento. L’obiettivo Champions league è ormai sfumato del tutto e a desso anche l’Europa League è molto più che in bilico. Scavalcati in classifica dall’Atalanta, i rossoneri di Gattuso hanno due opzioni per non restare senza coppe: sorpassare gli orobici in queste ultime 4 partite (spicca lo scontro diretto a Bergamo) oppure sperare di vincere la finale di Coppa Italia contro la Juventus. Un bottino magrissimo, considerati i 240 milioni di euro spesi nell’ultima campagna acquisti. E a pagare per tutti potrebbe essere l’uomo che la sessione di mercato in questione l’ha condotta in prima persona: Massimiliano Mirabelli. Il direttore sportivo è finito pesantemente sotto accusa e adesso si trova al centro di un fuoco incrociato: da una parte Elliott, dall’altra la proprietà cinese.
ELLIOTT E I CINESI CONTRO MIRABELLI
Elliott, il fondo americano che ha consentito al presidente Yonghong Li di completare l’acquisto del Milan, secondo quanto riportato da La Gazzetta dello Sport si sarebbe reso protagonista di un vero e proprio diktat: Mirabelli va affiancato da un manager sportivo, magari con maggiore esperienza o – nella più drastica delle soluzioni – addirittura sostituito. Ma che Mirabelli sia di fatto già commissariato si evince da quanto accaduto nelle ultime ore. Dopo aver bloccato Ivan Strinic e Pepe Reina a parametro zero, Mirabelli era pronto a siglare il terzo acquisto low-cost, ovvero Bernard Anicio Caldeira Duarte, noto più semplicemente come Bernard, ala mancina dello Shakhtar. Dalla Cina, però, è arrivato l’alt all’operazione del giocatore, in scadenza di contratto con gli ucraini, e per questo motivo l’operazione è saltata. Forse soltanto Gattuso, in questo finale di stagione, può salvare il corregionale Mirabelli…