8 medaglie olimpiche, 14 nei Mondiali e 41 agli Europei: sono questi numeri che fanno di Arianna Fontana una delle atlete più medagliate della storia dello sport italiano e nel mondo, e punto di riferimento nello short track, lo sport che tante soddisfazioni ha regalato alla campionessa di Sondrio e pure al nostro paese. Una delle ultime grandi imprese di Arianna Fontana si è poi compiuta lo scorso febbraio alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang, dove la stella dello short track è stata anche la portabandiera della spedizione azzurra. Lì in Corea è arrivata infatti la prima medaglia d’oro per la valtellinese, cui poi ha fatto seguire un argento e un bronzo, realizzando un triplete che rimarrà nella storia dello sport italiano. Abbiamo conosciuto più da vicino Arianna Fontana: eccola in questa intervista esclusiva a ilsussidiario.net.
Qual è stata la tua emozione più bella delle Olimpiadi in Corea del Sud? Ho vissuto tante belle emozioni quando ero in Corea. Ma penso che la più bella è quando ho visto il volto della mia famiglia, così orgogliosi, così felici ogni volta che uscivo dalla pista.
Cosa hai provato dopo la conquista del tuo primo oro olimpico nei 500 metri? Qual è stato il segreto di quella gara vincente? Ho provato un senso di liberazione, ho inseguito questo mio sogno per anni e grazie all’aiuto del mio allenatore/marito Anthony ho fatto ciò che in molti credevano impossibile.
Che valore ha l’argento con la staffetta? La staffetta è una gara in cui sono molto coinvolta emotivamente. È una gara di squadra, dove se una sbaglia, è un errore di tutte, se vinciamo, lo facciamo insieme. Salire sul podio olimpico con la squadra ripaga tutto il duro lavoro che abbiamo affrontato insieme.
Sei stata anche la portabandiera dell’Italia, cosa hai provato? È stato qualcosa di incredibile, il cuore in gola, la mia mente su di giri, sensazioni uniche ed un ricordo che porterò per sempre nel mio cuore!
Un ricordo poi di queste Olimpiadi: come le hai vissute al di là dei tuoi successi? Ero molto serena, volevo arrivare a febbraio consapevole di aver fatto tutto il possibile per esserci al 110%, e sapevo di avercela fatta. Una volta li arrivava il bello, la parte più facile, entrare in pista e divertirsi, pensando gara per gara e non al risultato finale.
Cosa significano queste otto medaglie olimpiche? Finché non sono arrivata a casa e non le ho viste tutte otto insieme non capivo perché tutti continuavano a ricordarmi di questo fatto. Vederle una in fila all’altra mi ha fatto ripercorrere tutti questi anni, tutte le mie battaglie, tutti i brutti e bei momenti di questi 12 anni in squadra. Raccontano la mia storia e di coloro che mi hanno aiutato in questa mia avventura.
Come ti alleni, come ti sei preparata per le Olimpiadi? Duro lavoro, una dieta ferrea e tanta buona volontà. Ho affrontato lavori mai fatti prima, carichi di lavoro doppi rispetto alla squadra, tutto mirato alle Olimpiadi. Rifarei tutto se non di più!
Una carriera importante, 4 Olimpiadi, ci dai un ricordo per ciascuna? Torino 2006: alla partenza della mia prima gara avevo le gambe che mi tremavano dall’emozione. (Non è mai più successo) Vancouver 2010: la felicità e l’orgoglio dipinta sul volto di mio fratello dopo il mio bronzo, era la prima volta che vedevo mio fratello con quell’espressione e non me lo scorderò mai! Sochi 2014: quei pochi decimi di secondi prima della caduta nei 500m, rivedo tutto al rallentatore e so che se non rallento finirò a terra, ma non voglio dare spazio alla mia avversaria, volevo l’oro e l’ho visto svanire in una manciata di secondi. Pyeongchang 2018: dopo i 500m, dopo la premiazione e le interviste, ho avuto finalmente tempo di stare con Anthony. Ci siamo fissati per non so quanto, nessuno dei due sapeva bene cosa dire. E poi Anthony rompe il ghiaccio con un: “c è l’abbiamo fatta, tu ce l’hai fatta.. “
Come hai iniziato a fare short track? Tutto è iniziato grazie a mio fratello Alessandro, aveva provato diversi sport ma non gli è mai piaciuto nulla, finché non ha provato col pattinaggio, su consiglio di un nostro vicino di casa, e da lì è nato tutto…
Lo short track è uno sport noto in Valtellina, ma come fare per allargare i praticanti? Bisogna entrare nelle scuole, il futuro, come in tutto, sono i bambini. Si parte da lì, con il pattinaggio a rotelle, purtroppo col ghiaccio è difficile per via della mancanza di strutture, e si fa crescere il movimento. Senza le giuste fondamenta, non si va da nessuna parte.
Pensi di continuare fino a Pechino, fino a quando hai intenzione di andare avanti? Non so bene ancora, sono in una situazione di stallo. A volte vorrei continuare, altre no perché vorrei iniziare un nuovo capitolo nella mia vita. Per mia fortuna ho il tempo dalla mia parte e posso pensarci ancora per un po’!
Oltre alle Olimpiadi tantissimi successi, addirittura 24 agli Europei: non sei mai sazia? La fame di vincere e di migliorare è ciò che mi ha motivato in tutti questi anni.
Come hai fatto a diventare la campionessa che tutti conosciamo, che consigli dai ai ragazzi per emulare la tua carriera? All’inizio di ogni stagione mi sono sempre posta un obiettivo. Diverso ogni anno. Piccolo o grande che fosse mi ha sempre aiutato a stringere i denti durante gli allenamenti più duri. Nella vita e nello sport nessuno ti regala nulla, bisogna sudarsi ogni centimetro, ogni secondo verso la vittoria.
Cosa vorresti fare dopo la fine della carriera? Vorrei trovare qualcosa che mi appassioni quanto lo sport. Non mi dispiacerebbe rimanere nell’area sportiva ma vorrei provare anche qualcosa di nuovo, mi piacciono le sfide!
Ci sono campioni, personaggi che ammiri particolarmente? Ammiro tutti i miei colleghi atleti olimpici e paralimpici, abbiamo tutti storie simili ma diverse tra loro, ognuna di per se unica dove tante persone possono ritrovarsi e trovare ispirazione.
Com’è l’Arianna Fontana fuori dal mondo dello sport, quali sono le tue passioni, i tuoi sogni? Sono molto golosa, adoro gli aperitivi e le cene in compagnia di amici e famiglia. Mi piace andare al cinema, sperimentare in cucina ricette nuove, viaggiare e conoscere nuove culture.
Short track come velocità, ma anche come senso dell’equilibrio: come definiresti questo sport? Lo short track è uno sport adrenalinico, caratterizzato da forza ed esplosività ma anche da astuzia ed ingegno. Molte volte non vince il più forte ma chi sa leggere la gara, sa usare gli avversari a proprio vantaggio, e sa adattarsi ad ogni situazione.
(Franco Vittadini-Mauro Mantegazza)